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Il prossimo 27 settembre la popolazione sarà chiamata a pronunciarsi sull’acquisto dei nuovi aerei da combattimento. Ma in ballo non ci sono solo i 6 miliardi che serviranno per comprare questi aerei, ma tutti gli altri miliardi che serviranno, anno dopo anno, per farli volare. Si arriva così ad una spesa di quasi 25 miliardi: una somma enorme. Tutto questo si aggiunge, evidentemente, ai miliardi che ogni anno si spendono per un’istituzione come l’esercito che, ai nostri occhi, non ha alcuna funzione.

Noi non siamo contro l’acquisto dei nuovi aerei da combattimento perché lo riteniamo “un lusso”, perché vorremmo un esercito più sobrio, che spendesse meno, etc. etc.

Noi siamo contro l’esercito in quanto tale: e come noi la pensava, l’ultima volta che ha potuto esprimersi, anche una buona parte della popolazione svizzera: basti ricordare che, una trentina di anni fa, oltre un terzo della popolazione sostenne l’iniziativa per l’abolizione dell’esercito; e nel 2014, una netta maggioranza della popolazione rifiutò l’acquisto degli aerei di combattimento Gripen (che tra l’altro costavano poco più di 3 miliardi, la metà del credito sul quale si vota questa volta)

Ma, come detto, noi siamo contro l’esistenza stessa di un esercito. Perché?

Un esercito che ha sparato solo contro il proprio popolo

Anche l’esercito svizzero, come molti altri eserciti, ha il compito di difendere, prima

di tutto, l’ordine interno: la proprietà, le imprese, i rapporti di potere e di sfruttamento. D’altronde, nella sua storia, l’esercito svizzero è intervenuto direttamente solo contro la popolazione interna (a volta anche uccidendo dei manifestanti, come avvenne negli anni ’30 del secolo scorso a Ginevra). Ma  è intervenuto e interviene spesso per negare il diritto di manifestare: così è stato negli anni ’70 con gli indipendentisti del Canton Giura; così avviene da anni al WEF di Davos, a protezione dei potenti della terra che si riuniscono per decidere dei destini di miliardi di persone.

Un esercito che inquina

Non vi sono dubbi che l’esercito è un’istituzione che inquina. E gli aerei da combattimento sono sicuramente tra gli oggetti che più inquinano, da più punti di vista (pensiamo solo al rumore). Costruzione di piazze d’armi, utilizzazione di esplosivi, di munizioni, movimenti di automezzi, etc: sono numerose le fonti di inquinamento che ogni giorno rilasciano sostanze nell’aria.

Un esercito che non ci protegge dai veri pericoli che ci minacciano

Stiamo ancora vivendo un grande pericolo: quello causato, per la nostra salute, da una terribile pandemia. E sappiamo che, se anche ne verremo a capo, ve ne sono altre in agguato, dovute proprio alla rottura degli equilibri naturali causati da depredazioni economiche, ma anche da guerre condotte, per l’appunto, da eserciti che distruggono tutto quello che trovano, che bombardano intere regioni. Paesi come la Siria sono la testimonianza di cosa possono servire gli aerei di un esercito (siano essi da combattimento o bombardieri).

Si invoca la protezione dal terrorismo: ma sappiamo che grandi paesi, dotati di potentissime squadriglie aeree, ben più potenti di quella svizzera, nulla hanno potuto contro gli attacchi terroristici. Basti pensare a quanto successo negli Stati Uniti, in Francia o in Gran Bretagna.

Oggi i pericoli, oltre a quelli sanitari, sono soprattutto di ordine sociale e ambientale. Oggi corriamo il pericolo di rimanere senza lavoro, senza casa, senza i mezzi per sopravvivere: le persone che vivono in condizione di povertà, nella ricchissima Svizzera, non fanno che aumentare; in pericolo sono poi le nostre future vite da pensionati, il nostro diritto ad una formazione, il diritto ad essere curati. In pericolo è l’esistenza stessa della vita sulla terra, di fronte ai pericoli del riscaldamento e alla distruzione della biodiversità da parte di un capitalismo vorace che mette in primo piano l’esigenza del profitto e la redditività del capitale, l’accumulazione di profitti e di ricchezza. E solo alla fine, con le briciole se ne restano, si può pensare a questi pericoli terribili per la stragrande maggioranza della popolazione.

Per queste ragioni impegniamoci a convincere tutte e tutti a votare NO all’acquisto degli aerei da combattimento il prossimo 27 settembre.

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