Non vi sono dubbi che di fronte alla pandemia sia necessaria una grande responsabilità individuale. Dobbiamo fare di tutto affinché i nostri comportamenti siano conformi alle regole fondamentali di base per prevenire la diffusione del virus.
Anche per questo abbiamo a più riprese chiesto che le misure appena approvate (e solo in parte purtroppo) venissero considerate obbligatorie. Perché, ed è questo uno dei problemi di fondo che la vulgata liberale delle società nella quali viviamo fa finta di non comprendere, l’azione individuale di ognuno si esercita in un contesto sociale bene preciso e dai limiti sociali, culturali ed economici di ognuno di noi.
Ma, al di là del dibattito politico di fondo (che resta centrale), vale la pena mettere in evidenza alcuni eventi delle ultime ore, che hanno attirato l’attenzione dell’opinione pubblica.
Alcuni quotidiani si sono chiesti quale sia il senso di responsabilità di amministratori pubblici (a cominciare da alcuni municipali) che, pur sapendo di poter essere stati contagiati dal virus e in attesa delle risultanze dei tamponi, hanno continuato allegramente a partecipare a incontri, riunioni, inaugurazioni di diverso genere. Oppure, si chiedevano ancora, se fosse prudente organizzare riunioni di consessi durante i quali si rispettano le necessarie regole e poi, alla fine della seduta, i partecipanti si precipitano, in branco, alla sbevazzata di fine riunione, incuranti delle più elementari norme di prevenzione.
Per carità, può capitare a tutti di imbattersi nel virus pur prendendo tutte le misure di protezione. Ma qui siamo di fronte ad una doppia morale, ad un discorso pubblico e a un comportamento privato (sullo stesso tema) che collidono.
Ed è proprio qui che ci è venuto in mente come costoro siano, spesso, i cantori della responsabilità individuale, una sorta di versione laica del libero arbitrio cattolico, per cui ognuno sarebbe responsabile di quel che gli succede.
Che pensare? Ci sono sempre coloro che predicano bene e razzolano male. Ma se a razzolare male sono coloro che, per posizione istituzionale, dovrebbero dare l’esempio, allora proprio non ci siamo!