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Pubblichiamo il testo con il quale diverse associazioni annunciato il lancio di una petizione nazionale per porre fine alla precarietà nel settore della ricerca (universitaria e non). Sosteniamo questa petizione e invitiamo tutti a firmarla (si può farlo in diversi modi: www.petition-academia.ch  twitter.com/ProAcademiaCH ; facebook.com/ProAcademiaCH; petitionacademia@gmail.com). (Red.)

Ricercatori e ricercatrici che soffrono

La qualità scientifica delle università svizzere è riconosciuta in tutto il mondo e contribuisce al prestigio di cui beneficia il paese a livello internazionale. La Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) pubblica ad esempio una serie di rapporti sull’innovazione in cui celebra la posizione della Svizzera come uno dei paesi con il maggior numero di pubblicazioni scientifiche pro capite. Tuttavia, la stragrande maggioranza dei ricercatori e delle ricercatrici che producono questo lavoro è soggetta a un crescente processo di precarietà: un accumulo di contratti a tempo determinato, condizioni di lavoro sempre più dure e incerte, un crescente autoritarismo della gerarchia e una dannosa politica di messa in concorrenza sistematica. Questa precarizzazione ha un costo sia a livello individuale che collettivo: rinuncia alla vita familiare e/o alla genitorialità, povertà, problemi di salute mentale (stress, ansia, burnout), vulnerabilità alle molestie morali e sessuali e calo della qualità della ricerca scientifica.
Il problema del deterioramento delle condizioni di lavoro nella ricerca e nell’insegnamento universitario è noto da molti anni. La pubblicazione di articoli scientifici, di opinioni e manifesti, come pure le manifestazioni e gli scioperi sono in aumento sia all’estero che in Svizzera. All’inizio del 2020 la stampa elvetica ha parlato della situazione molto precaria dei giovani scienziati svizzeri. In precedenza, uno studio condotto dall’Accademia svizzera delle scienze umane e sociali (ASSH) aveva evidenziato la dura realtà del sistema accademico svizzero: solo i professori e le professoresse godono di posizioni stabili, mentre l’80% del personale scientifico è impiegato con contratti precari (1). Questa percentuale rappresenta oltre 40’000 persone che compongono il “corpo intermedio”, categoria che comprende dottorandi, post-dottorandi, docenti ausiliari, nonché collaboratori e assistenti scientifici.

Soluzioni che tardano ad arrivare

Diverse associazioni dei corpi intermedi hanno cercato in più occasioni di avvertire le autorità universitarie del deterioramento delle loro condizioni di lavoro. Nel 2018, l’ASSH ha esortato nelle conclusioni del suo studio le università a “convertire le categorie di posizioni finora a tempo determinato in posizioni a tempo indeterminato per scienziati di alto livello” (2). Questi appelli non sono stati ascoltati. Sul piano politico lo scorso mese di marzo il consigliere nazionale del Cantone di Neuchâtel Fabien Fivaz ha presentato un’interpellanza parlamentare per chiedere al Consiglio federale di riferire sulle misure adottate per far fronte alla precarietà del corpo intermedio (3). Nella sua risposta più che deludente il Consiglio federale ha scaricato la responsabilità sulle università e sulle loro comunità, ricordando che le aveva sempre sostenute nei loro sforzi per promuovere i giovani accademici. Sebbene la precarizzazione dei ricercatori e delle ricercatrici sia riconosciuta dalle autorità competenti, i problemi che essa solleva sono ben lungi dall’essere risolti. Al contrario si sono ulteriormente aggravati durante la crisi sanitaria provocata dal COVID-19, rivelando ancora una volta la fragilità di questi posti di lavoro e la vulnerabilità dei ricercatori e delle ricercatrici.
Questa situazione inaccettabile non è ancora stata risolta nonostante la Svizzera preveda di investire 28 miliardi di franchi nei prossimi quattro anni nella formazione, nella ricerca e nell’innovazione (4). Così tutti i responsabili del sistema accademico svizzero accettano, consapevolmente o meno, che la stragrande maggioranza dei dipendenti universitari sia condannata alla macabra danza dei contratti precari e alla conseguente incertezza professionale e personale.

Una mobilitazione nazionale del corpo intermedio

In reazione a questa situazione anomala e inaccettabile un collettivo di associazioni che rappresentano il corpo intermedio in Svizzera ha lanciato la petizione per la creazione di un numero significativo di impieghi stabili per ricercatori e ricercatrici post-dottorato. I firmatari chiedono all’Assemblea federale di adottare misure concrete per migliorare le condizioni di lavoro, garantire la qualità delle conoscenze prodotte e tutelare la salute e la vita familiare del personale scientifico. La petizione chiede una revisione completa e una riforma delle politiche di assunzione esistenti e delle misure per promuovere la prossima generazione di scienziati, con l’obiettivo di creare rapidamente un numero significativo di impeghi stabili che possano essere occupati dopo il conseguimento del dottorato. Queste riforme devono avere l’obiettivo di stabilizzare il corpo intermedio attraverso nomine a tempo indeterminato e di porre così fine alla precarietà strutturale che caratterizza il sistema accademico svizzero, affinché i ricercatori e le ricercatrici possano dare un contributo autonomo e sostenibile allo sviluppo e alla trasmissione del sapere scientifico, svolgendo il loro lavoro in condizioni dignitose ed eque.

1. Académie suisse des sciences humaines et sociales (2018). Next Generation: pour une promotion efficace de la relève. Swiss Academies Reports 13 (2), p. 11.
2. Académie suisse des sciences humaines et sociales (2018). Next Generation: pour une promotion efficace de la relève. Swiss Academies Reports 13 (2), p. 45.
3. Interpellanza depositata il 12 marzo 2020 : https://www.parlament.ch/it/ratsbetrieb/suche-curiavista/geschaeft?AffairId=20203121
4. «Promozione dell’educazione, della ricerca e dell’innovazione negli anni 2021–2024 », documento disponibile sul sito della Confederazione, Segreteria di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione (SEFRI) (https://www.sbfi.admin.ch/sbfi/it/home/politica-eri/eri-2021-2024.html ).

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