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Pubblichiamo questa dichiarazione dei nostri compagni e compagne di Sinistra Anticapitalista. Come si può vedere le analisi e le proposte rivolte alla crisi pandemica italiano ricalcano per buone parte quelle da noi sostenute in Svizzera e in Ticino nelle nostre ultime prese di posizione. (Red)

Il contagio in Italia (come in gran parte del mondo) sta dilagando. Questa “seconda ondata” appare ancora più fuori di ogni controllo di quella che ci aveva colto di sorpresa nella primavera scorsa. Inoltre, il millantato “esempio italiano” di contenimento del contagio, già pieno di contraddizioni fin dal principio, è svanito sotto l’effetto delle pressioni confindustriali e delle insulse rivalità tra amministrazioni regionali e governo centrale.

Nel frattempo, l’epidemia di Covid-19 sta dilagando in tutte le regioni del nostro paese. Il sistema ospedaliero, che resta sostanzialmente immutato rispetto a quello che era sei mesi fa, è di nuovo sull’orlo del collasso. I posti di terapia intensiva e di rianimazione sono vicini se non già oltre il livello di guardia e già i malati di altre patologie, anche gravi, si vedono negato il ricovero, le terapie o gli accertamenti.

Appunto, nulla è stato fatto per preparare il paese alla prevedibilissima “seconda ondata”. Il sistema sanitario regionale paga tuttora i prezzi della pluridecennale politica dei tagli e delle privatizzazioni. Nonostante l’accantonamento da parte della UE del “patto di stabilità”, nonostante gli oltre 100 miliardi di sforamento del pareggio di bilancio, poco o niente è stato stanziato per riadeguare la sanità pubblica italiana alle necessità popolari. Le strutture restano gravemente insufficienti, la medicina territoriale è stata irresponsabilmente messa da parte ed il personale è pesantemente carente anche a causa dei “numeri chiusi” imposti negli anni ai corsi di medicina e di infermieristica. A tutto ciò, negli ultimi anni si è aggiunta la miserabile politica dei “governatori” delle regioni, e tutt’altro che scongiurato è l’ulteriore peggioramento che deriverebbe con la cosiddetta “autonomia differenziata”.

Analogamente, alla scuola pubblica sono state destinate solo poche briciole. Le classi sono rimaste troppo affollate, le strutture degli istituti d’istruzione restano quelle di sempre, il personale docente e tecnico segnato dalla solita precarietà.

Per non parlare dei trasporti, che continuano ad essere caratterizzati dall’inumano  affollamento dei vagoni dei treni metropolitani e pendolari e degli autobus, che costituiscono uno dei luoghi più segnati dai rischi di contagio.

La emergenza sanitaria si accompagna con una gravissima emergenza sociale. Centinaia di lavoratrici e lavoratori precari o al nero si ritrovano senza alcun reddito e milioni di lavoratrici e lavoratori “stabili” vedono il loro misero reddito drasticamente falcidiato dalla cassa integrazione. Decine di migliaia di lavoratori precari, migliaia di finti “lavoratori autonomi”, piccolissimi imprenditori vedono sparire ogni possibilità di lavoro e di guadagno.

Assieme all’emergenza sanitaria anche l’emergenza sociale presenta il conto, come ci dimostrano le manifestazioni spesso rabbiose di questi giorni (anche al di là delle strumentalizzazioni di gruppi neofascisti).

Le misure di contenimento varate in queste ore dal governo salvaguardano completamente le attività industriali, che pure il più delle volte non sono affatto destinate a produrre merci “essenziali” come alimentari o farmaci, ma beni la cui necessità può non essere affatto immediata (anzi che a volte sono perfino dannosi, come nel caso della produzione di armi…). Eppure, ogni studio indica nei posti di lavoro (assieme ai mezzi di trasporto collettivo) i luoghi nei quali il contagio passa da famiglia a famiglia.

Le conseguenze umane e economiche più devastanti, le morti per Covid-19, l’impoverimento, tutti gli studi ce lo confermano, ricadono maggiormente sugli strati popolari più poveri, mentre le ricchezze si concentrano sempre più nelle mani di chi già più ha.

Occorre una decisa, immediata e drastica correzione di rotta. Le decisioni da prendere per un vero contenimento del contagio non possono essere condizionate dalle bizze e dai protagonismi dei presidenti delle regioni, né dalle pressioni esplicite e implicite della Confindustria e delle altre associazioni padronali, come sta avvenendo in Italia e come analogamente avviene in gran parte del mondo capitalistico, tutto in preda allo slogan “prima l’economia (cioè i profitti) e poi la salute e il benessere delle cittadine e dei cittadini).

I pochi miliardi di euro stanziati dal governo con i due “decreti ristoro” di questi giorni (una parte dei quali, peraltro, ci possiamo scommettere, confluiranno ancora una volta verso le aziende, sono tremendamente insufficienti per ridare fiato a milioni di famiglie stremate dalla crisi.

La pandemia in corso sul pianeta sta uccidendo e drammaticamente colpendo le condizioni di vita, di lavoro e di reddito delle lavoratrici e dei lavoratori, delle pensionate e dei pensionati, dei giovani e sta aumentando le già insopportabili diseguaglianze prodotte ovunque dalle politiche economiche e sociali del capitalismo. Queste sono le urgenze immediate da soddisfare da subito:

  • La chiusura immediata e fino al contenimento dell’epidemia di tutti i posti di lavoro veramente non essenziali, con la garanzia, a tutte le dipendenti e i dipendenti sospesi del 100% della retribuzione.
  • Il rispetto di una normativa fortemente vincolante e severamente sanzionatoria sulla sicurezza negli altri luoghi di lavoro, quelli essenziali, riguardo ai dispositivi di protezione, al distanziamento, per evitare che fabbriche ed uffici tornino ad essere luoghi di contagio e di morte.
  • Un piano massiccio di investimenti nella sanità pubblica, invertendo tutti i processi di privatizzazione e di regionalizzazione messi in atto negli ultimi decenni in questo servizio la cui essenzialità si è dimostrata tragicamente attuale (così come rivendicato anche dalla petizione unitaria della sinistra).
  • Un analogo programma di investimenti per la scuola pubblica e per i trasporti, accantonando tutti i processi di privatizzazione e di aziendalizzazione in corso.
  • L’adozione di uno strumento omogeneo di garanzia di un reddito dignitoso per soddisfare le esigenze della vita di tutte le famiglie, comprese quelle temporaneamente private di ogni entrata a causa di licenziamento, sospensione del lavoro, part-time. Tale tutela del reddito deve essere garantita anche a tutte e tutti coloro che hanno forme contrattuali precarie, atipiche, parasubordinate o fintamente autonome.
  • Un provvedimento generalizzato di sanatoria e di concessione di permesso di soggiorno per tutte le migranti e tutti i migranti che si trovino sul territorio dell’Unione europea e per coloro che vi arrivino nel corso dell’emergenza, oggi più che mai sottoposti al ricatto delle mafie e del supersfruttamento da parte di padroni e caporali senza scrupoli.
  • Un provvedimento di concessione della libertà provvisoria a tutte/i le/i detenute/i con pene inferiori a quattro anni, al fine di evitare che le carceri sovraffollate diventino focolai di contagio.
  • L’adozione di norme di politica economica che non facciano gravare, né oggi né in futuro, sui redditi dei ceti più deboli e sullo stato sociale le nuove e ingentissime spese pubbliche causate dalla lotta alla pandemia e ai suoi effetti. E’ intollerabile che le diseguaglianze sociali ed economiche escano ingigantite da questa crisi. Va perciò ripristinata una decisa progressività delle imposte dirette sui redditi da lavoro e da capitale, la loro forte prevalenza su quelle indirette, e un prelievo importante sui giganteschi patrimoni mobiliari e immobiliari accumulati da ristrette élite in questi anni.
  • Il coordinamento a livello europeo e internazionale di linee omogenee di contenimento della pandemia e di lotta contro le sue conseguenze sociali.
  • L’adozione a livello internazionale di una linea pubblica comune di ricerca sulle cure e sul vaccino, sottraendo questa ricerca alla concorrenza privata che punta a trasformare questa vitale attività in una occasione straordinaria di business.