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Di fronte alla evoluzione della pandemia appaiono ormai necessarie misure che vadano al di là di quanto previsto a livello federale e delle inconsistenti misure fin qui adottate a livello cantonale.

L’MPS ha chiesto, con interventi pubblici e parlamentari, la chiusura di ristoranti, negozi e altri luoghi pubblici da almeno un mese, cioè da quanto appariva chiaro che la cosiddetta seconda ondata, iniziata da ottobre, aveva ormai preso uno sviluppo che ci avrebbe portati alla situazione attuale.

Le nostre richieste, inutile ricordarlo, sono rimaste inascoltate e il governo ha continuato su una linea di inattività i cui risultati ci hanno portati alla situazione preoccupante che abbiamo sotto gli occhi ormai da diversi giorni.

Un atteggiamento che ha potuto contare sull’irresponsabile complicità dei maggiori partiti presenti in Gran Consiglio: ricordiamo come tutti si siano opposti alle proposte da noi presentate in occasione della seduta parlamentare dello scorso mese di novembre, in particolare a quelle nella prima parte della nostra risoluzione nella quale chiedevamo:

– la chiusura di tutte le attività produttive e commerciali, pubbliche e private, non essenziali

– la chiusura di bar, ristoranti, luoghi di svago e tutte le altre strutture che prevedano dei

contatti, tranne i servizi di cura alle persone

– il mantenimento, il più a lungo possibile, dell’insegnamento in presenza, potenziando

le misure di distanziamento, di igiene e di protezione (obbligo delle mascherine

in tutti gli ordini di scuola)

– il coinvolgimento, su tutti i luoghi di lavoro, del personale nella definizione dei piani

di protezione e nella loro applicazione (competenze che possono essere demandate,

dove esistono, alle commissioni del personale)

Oggi siamo in una situazione ancora più difficile e queste rivendicazioni diventano di drammatica attualità. Paesi non certo meno attaccati alle proprie attività produttive (come la Germania) hanno fatto un passo decisivo in questa direzione assumendo misure importanti, partendo dall’idea che la protezione della salute della popolazione debba avere la preminenza su qualsiasi altra decisione.

Il numero dei morti in Ticino ha ormai raggiunto un livello più che preoccupante, sofferenze e dolore che poteva, almeno in parte, essere evitato con una politica più accorta e più decisa.

La classe politica porterà su di sé, per lungo tempo, la responsabilità delle conseguenze drammatiche delle sue scelte.