È a questo proverbio lombardo, diffuso anche nel Mendrisiotto, che abbiamo pensato di fronte alle dichiarazioni riprese oggi da alcuni portali: secondo quanto affermato dal Consiglio di Stato le FFS avrebbero dichiarato che nel futuro stabilimento industriale di Bellinzona non ci saranno, come indicato finora, al massimo 230 posti di lavoro, ma potrebbero essercene fino a 300.
La notizia, neanche a farlo apposta (?) non poteva cadere in un momento più propizio, per cercare di dare fiato alla truppa municipale (tutti a rischio di seggio) della città di Bellinzona e ai partiti di riferimento di Zali e Vitta (autori di questa strabiliante dichiarazione) che, come tutti possono vedere e hanno visto, stanno annaspando alla grande in questa campagna elettorale per le Comunali, a cominciare da Lugano. Che poi la notizia sia stata diffusa attraverso un comunicato del PLRT di Bellinzona la dice lunga sulla vera natura di queste informazioni e getta un’ombra di discredito (ulteriore) sulla politica delle FFS che, così sembrerebbe, ora affidano al PLRT la loro politica di comunicazione.
A rendere ancora più incredibile tutta questa vicenda è il fatto che, come sempre, i diretti interessati, i lavoratori e le lavoratrici dell’Officina, non ne sappiano assolutamente nulla, né delle ragioni delle cifre precedenti, né di quelle oggi supposte.
Naturalmente nessuno spiega (o sa spiegare, o vuole spiegare) perché potrebbero essere 300 i posti di lavoro e perché non saranno 210 o 250 o 270. Infatti del piano industriale che dovrebbe definire orientamenti produttivi, volumi produttivi e bisogni di manodopera, ancora non vi è nemmeno l’ombra di un dato. Ci si limita, FFS, governo e municipio di Bellinzona a dare i numeri, senza alcun supporto preciso. Ad esempio, tanto per mostrare i limiti di questa comunicazione, ci si guarda bene dal precisare se in questa cifra sono accorpati (come si può sospettare) anche attività che oggi – pur rientrando nel campo di azione della manutenzione – non sono direttamente realizzare all’Officina, ma in luoghi dislocati e quindi non rientrano nei calcoli dell’attuale occupazione all’Officina (pensiamo in particolare alla manutenzione effettuata a Biasca, ma non solo a quella).
Che dire? Ancora e solo fumo negli occhi, utile solo a cercare di far dimenticare, grazie a questa cortina, una semplice verità: e cioè che l’operazione Officina, avviata e conclusa in questa legislatura, si chiuderà con una perdita di posti di lavoro di circa il 50%; e se questa notizia dovesse, per delirio di ipotesi, confermarsi nel 2026 (ma a sparare balle non vi è pericolo, visto che tutto questo si potrà verificare tra due legislature,…quindi nessun municipale rischia, saranno tutti felici pensionati) vorrà dire che la perdita di posti di lavoro sarà stata “solo” del 30%. Complimenti!