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Edificare, costruire, significa portare una visione del mondo e dei rapporti umani. Visione che implica la conoscenza della realtà che ci circonda. Al comune di Lugano, invece, i municipali sembrano essere ciechi oltre che sordi, perché in tempi di pandemia, vogliono avviare e costruire Il Polo Sportivo e degli Eventi: magnifica struttura (secondo loro) che si affaccia a ridosso delle case popolari di Via Trevano.

Quale indimenticabile spettacolo si godranno dalle loro finestre gli abitanti del complesso popolare che si trova a pochi passi, fra rumorosi e lunghi lavori…traffico congestionato, smog…fino a quando…finalmente…arriverà il giorno in cui le loro vite, magicamente, cambieranno. Da quel giorno, quando il sindaco taglierà il nastro, saranno come dei re e delle regine, andranno allo stadio, porteranno i loro bimbi a giocare felici in quel paradiso in terra, luogo della rinascita di Cornaredo come lo chiamano i suoi promotori. Mentre in casa i tubi dell’acqua continuano a perdere e intasarsi, i muri sono umidi, il riscaldamento puzza e l’esclusione sociale e la stigmatizzazione si riaffacciano quotidianamente. Ma il PSE è una priorità.

In questo atteggiamento degli attuali municipali, così lontano dalla realtà, c’è tutto l’egoismo di una classe politica che non vorremmo proprio avere e alla quale dovrebbero togliere il diritto di decidere per tutti noi senza prima chiederci che cosa ne pensiamo. Quello che traspare, in controluce, è l’arroganza di un potere che si esprime materialmente e inequivocabilmente con queste opere grandiose proprio davanti ai nostri occhi.

Case popolari e PSE, non dialogheranno mai fra loro, anzi, cozzeranno l’uno contro l’altro ricordandoci che le architetture del potere non sono fatte soltanto di mattoni, ma sono prima di tutto architetture della mente costruite ad arte dai governanti per dominarci e imporci il loro volere, la loro visione del mondo. Ed è contro queste architetture del potere, che si esprimono simbolicamente nei progetti come quello del PSE, che non dobbiamo essere indulgenti perché è prima nelle nostre teste che gettano le fondamenta e solo dopo, quando siamo stati soggiogati facendoci sentire parte di qualcosa di grande, ci confinano in quegli spazi ai margini del campo come fanno con gli ultras, ai quali ora il comune di Lugano strizza l’occhiolino non schierandosi apertamente contro di loro, pur sapendo che alcuni di noi sono stati implicitamente minacciati e guarda caso proprio delle donne.

Queste case e queste persone, abbandonate a sé stesse, ci guardano silenziose e sembrano volerci dire che le cose non sono come ce le raccontano. Ed è proprio qua che si gioca la vera partita, fra la gente, anche se ci hanno dato uno spazio da dove si può vedere a malapena il pallone mentre loro occupano la tribuna d’onore. Ci resta solo l’invasione di campo, partendo proprio dalle case popolari, dove forse abita pure qualche ultras che la pensa come noi.

*Candidato sulla lista MPS per il Municipio e il Consiglio Comunale di Lugano