L’MPS ha preso atto dei dati forniti, nella conferenza stampa odierna delle organizzazioni sindacali, sulle condizioni dei lavoratori all’Officina di Bellinzona; in particolare, si tratta di un sondaggio effettuato tra i lavoratori interinali, cioè quei lavoratori che non godono di un contratto di lavoro con le FFS (https://mps-ti.ch/wp-content/uploads/2021/03/Officine-FFS-Bellinzona-sondaggio.pdf)
Dai dati forniti, altamente significativi e rappresentativi (più della metà dei lavoratori interinali ha partecipato al sondaggio), emerge un duplice aspetto.
Da un lato l’utilizzazione sistematica di questi lavoratori, la loro presenza strutturale (sono il 25% di tutti i dipendenti e il 35% dei lavoratori addetti alla produzione) all’interno della struttura produttiva dell’Officina.
Il sondaggio conferma, ancora una volta, la politica di precarizzazione del lavoro condotta dalle FFS all’interno dell’Officina. Basti ricordare che il 94% del personale temporaneo è occupato in un’attività precedentemente occupata da un lavoratore FFS e che il 36% del personale temporaneo è attivo alle Officine FFS da almeno 2 anni (il 12% da più di 3 anni). Un dato che non lascia dubbio è il fatto che ben il 94% dei lavoratori svolge attività di tipo “regolare”; non si tratta, come spesso amano ripetere le FFS, di lavoratori che vengono assunti per rispondere ai cosiddetti “picchi di produzione”, ma a situazioni di normale e continua produzione.
Le ragioni di questa precarizzazione si chiariscono guardano a quanto succede a livello salariale. Sfruttando una lacuna del contratto collettivo del personale a prestito (un contratto che abbiamo criticato in passato poiché permette di derogare persino ai minimi salariali fissati dai contratti collettivi di lavoro) le FFS hanno sviluppato un vero e proprio dumping salariale, cioè una spinta verso il basso dei livelli salariali. Il fatto è aggravato da un altro aspetto: e cioè che oltre il 75% dei lavoratori interinali occupati all’Officina sono qualificati-.
Ebbene, i lavoratori interinali guadagnano in media (a seconda dei livelli salariali nei quali sono inquadrati) da circa 10’000 a circa 15’000 franchi in meno (pari ad una percentuale tra il 16% ed il 22%) rispetto agli altri lavoratori che svolgono le stesse funzioni. Una situazione chiara, indiscutibile di dumping salariale.
Tutto questo è possibile ed è stato possibile nel clima che si è instaurato alle Officine da almeno quattro anno, cioè da quando il fronte a sostegno dell’Officina, della sua permanenza e della sua continuità (che aveva raccolto in passato un ampio consenso in città e nel Cantone) si è rotto.
È stato allora che l’alleanza tra il Municipio cittadino e i suoi partiti, il governo cantonale e le FFS ha lanciato l’operazione di smantellamento dell’Officina, con il suo spostamento in un nuovo e ridimensionato stabilimento e la prospettata riduzione di oltre la metà del personale.
Da allora è iniziata una fase di incertezza, di pressione sui salariati, di mutamento dei rapporti di forza a favore dell’azienda che ha permesso di modificare in modo importante i rapporti di lavoro all’interno dell’Officina, favorendo precarizzazione e dumping salariale.
Sull’onda della lotta del 2008, negli anni successivi si erano fatti alcuni passi avanti per cercare di diminuire la precarizzazione dell’impiego all’Officina e di migliorare le condizioni di lavoro; ma è evidente che il nuovo clima di incertezza ha mandato in fumo i piccoli ma significativi passi avanti che erano stati compiuti.
La politica del Municipio e dei suoi partiti e del governo cantonale è, come detto, la prima responsabile di questo degrado delle condizioni di lavoro all’Officina. Sposando i piani dell’azienda (quelli avanzati nel 2008 e bloccati per molto tempo grazie allo sciopero dei lavoratori), Municipio e governo hanno incoraggiato questa offensiva padronale.
Dopo l’annuncio della liquidazione anticipata (nel 2022) delle lavorazioni legate ai carri, questo ulteriore aspetto legato alle condizioni di lavoro aggiunge nuove ombre all’operato del Municipio e dei suoi partiti nella legislatura che sta per finire. Non solo passerà alla storia come una municipalità che ha condotto in porto lo smantellamento dell’Officina; ma come una municipalità il cui comportamento ha oggettivamente favorito l’azione delle FFS nel peggiorare le condizioni di lavoro all’interno dello stabilimento, permettendole di sviluppare precariato e forme di dumping salariale. Una politica che non può far che del male a tutta la città e al suo sviluppo futuro.