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Il prossimo 13 giugno si voterà anche sulla nuova Legge sul CO2 approvato in autunno dal Parlamento federale. Le opposizioni, come spesso capita in Svizzera, vengono da fronti diversi. Infatti, a sostenere il referendum sono stati da un lato i negazionisti della crisi climatica, condotti dalla lobby stradale e petrolifera (ACS, associazione svizzera dei trasportatori stradali-ASTAG, Swissoil, etc.); dall’altro una parte dei comitati dello sciopero per il clima. L’MPS ne ha sostenuto le ragioni e partecipato alla raccolta delle firme. Qui di seguito ricordiamo le ragioni di fondo che ci spingono a votare NO alla Legge sul CO2 il prossimo 13 giugno.

1. La legge sul CO2 è antisociale

Le fasce più povere della popolazione sono colpite in proporzione molto più duramente dai supplementi di prezzo sul carburante e sui biglietti aerei. La legge cementa così una politica di clima antisociale. La lotta per una società sostenibile, tuttavia, deve inevitabilmente andare di pari passo con la richiesta di un mondo basato sulla solidarietà e la giustizia sociale.

2. La legge risparmia la piazza finanziaria svizzera come principale fonte di emissioni di CO2

L’industria finanziaria è di gran lunga il più grande produttore di CO2 in Svizzera. Attraverso i suoi investimenti globali in progetti dannosi per il clima, la piazza finanziaria causa 20 volte le emissioni di gas serra di tutta la Svizzera. Tuttavia, poiché le banche e le assicurazioni sono praticamente esenti dalla legge, la legge nasconde la responsabilità della crisi climatica e scarica i costi sui salariati.

3. La legge sul CO2 legalizza la distruzione del clima

Il referendum contro la legge sul CO2 non impedisce la protezione del clima, al contrario. Non toccando i principali responsabili della distruzione del clima e non facendo un passo nella direzione di una rottura con la logica economica e di consumo produttivistica, la legge legalizza il mancato raggiungimento degli obiettivi climatici di Parigi del 2015, perché senza una rottura con la coazione alla crescita capitalista e senza un cambiamento fondamentale nel modo in cui oggi produciamo beni, tutte le misure “ecologiche” non sono altro che carta straccia.

4. La legge sul CO2 non ha niente a che vedere con il principio “chi inquina paga”

Chi è responsabile delle emissioni di CO2 di un’auto a benzina? Le compagnie capitaliste, che contro ogni ragione ecologica continuano a estrarre petrolio, produrre benzina e produrre milioni di auto private ogni anno, oppure i salariati, che sono costretti a recarsi al lavoro in auto, perché il trasporto pubblico non è abbastanza sviluppato? La legge sul CO2 pone la questione “chi inquina paga” esattamente nel senso opposto a quanto suggerirebbe persino il semplice buon senso.

5. La pandemia ha dimostrato che un’azione rapida è possibile

Anche se le misure prese dai governi di tutto il mondo sono state insufficienti per contenere efficacemente la pandemia del Covid 19 (in particolare per quanto riguarda la limitazione della produzione economica), gli ultimi mesi hanno dimostrato che è del tutto possibile prendere misure politiche che erano impensabili fino a poco tempo fa. Per combattere la crisi climatica, sono ancora più urgenti interventi drastici sul normale funzionamento delle attività capitalistiche.

6. I costi della legge sul CO2 vengono scaricati, senza alcuna esitazione, sulla popolazione

La legge obbliga gli importatori di automobili diesel e benzina a compensare una parte delle emissioni causate. In cambio, sono autorizzati ad aumentare il prezzo del carburante. Anche l’aumento della tassa d’incentivazione sui combustibili usati per il riscaldamento sarà trasferito agli inquilini dai proprietari delle case attraverso l’aumento degli affitti. Gli inquinatori, i responsabili delle emissioni sono, ancora una volta, risparmiati e i salariati e gli inquilini devono pagarne i costi.

7. La legge sul CO2 sovvenziona gli inquinatori responsabili della crisi climatica.

Sia le entrate della tassa sui biglietti aerei che l’aumento della tassa d’incentivazione sui carburanti affluiranno in parte, attraverso fondi tecnologici, alle aziende capitaliste e ai proprietari immobiliari, che ancora oggi rifiutano di rinnovare i loro edifici e di costruirli in modo sostenibile.

8. La “redistribuzione” delle entrate alla popolazione ha significativi effetti collaterali antisociali

La ridistribuzione delle tasse sul CO2 alla popolazione attraverso una riduzione minima dei premi delle casse malati rafforza la posizione delle casse malati svizzere, che lucrano sulla nostra salute in modo scandaloso.

9. La legge sul CO2 non tiene conto della responsabilità storica e globale della Svizzera e delle sue imprese

Come paese tra i primi ad avere avviato i processi di industrializzazione, la Svizzera ha un’impronta ecologica cumulativa molto più grande di altri paesi. Le imprese imperialiste svizzere (Nestlé, Glencore, Roche, Novartis, UBS, CS e molte altre) sono anche responsabili della distruzione ambientale in tutto il mondo. Di conseguenza, bisogna farli pagare e la Svizzera deve assumere un ruolo di primo piano nella lotta contro la crisi climatica. La legge sul CO2 fa esattamente il contrario

10. La legge sul CO2 perpetua le inefficaci misure basate sul mercato per combattere la crisi climatica

I meccanismi di mercato come lo scambio di emissioni di CO2, che sono promossi dalla legge, non sono stati pensati per salvare l’ambiente, ma per realizzare profitti. Questi meccanismi non sono strumenti tecnici che possono essere utilizzati per qualsiasi scopo. Rappresentano invece un modo di produzione basato sulla concorrenza e la ricerca del profitto attraverso lo sfruttamento del lavoro umano e delle risorse naturali.

11. La legge sul CO2 non è il “male minore” o un “piccolo passo nella giusta direzione”, ma promuove indirettamente l’impoverimento globale

I sostenitori di sinistra del referendum sono accusati che respingere la legge equivale a un impoverimento. Ma la crisi climatica sta già portando all’impoverimento di molti paesi. Ecco perché non abbiamo bisogno di mezze misure, ma di provvedimenti immediatamente efficaci contro la crisi climatica globale. L’argomento del male minore non funziona con la crisi climatica, poiché, banalmente, non abbiamo abbastanza tempo per contrastare la catastrofe imminente con piccoli progressi continui.

12. Una strategia diversa, ecosocialista, è necessaria per affrontare la crisi climatica

200 anni di capitalismo hanno portato il mondo sull’orlo dell’abisso. Tuttavia, i movimenti ecologici globali, come gli scioperi del clima e le azioni di massa di disobbedienza civile contro le imprese che distruggono il clima, portano nel loro nucleo gli elementi di fondo di un mondo sostenibile e solidale. Il nostro grande compito è quello di unire i vari movimenti sociali attorno a richieste che partono dal qui e ora e indicano una via oltre il modo di produzione capitalista guidato dal profitto. La legge sul CO2 non serve a questo.