Tempo di lettura: 3 minuti

Interpellanza

Nel 2006 l’impresa di costruzione Garzoni fu oggetto di un procedimento penale a seguito di un appalto truccato con la Cassa pensione della città di Lugano. Tra le diverse conseguenze di tale procedimento penale il presidente del CdA Carlo Garzoni dovette, anche a seguito della denuncia pubblica promosso dall’MPS, uscire dal consiglio di amministrazione di BancaStato. CdA in cui era stato proposto dall’allora consigliera di stato PLRT Marina Masoni. Apprendiamo che negli scorsi giorni il sindacato Unia ha denunciato un grave caso di illegalità su un importante cantiere pubblico. Il committente è la SUPSI/USI, l’impresa edile generale la Garzoni SA, il cantiere è il Campus universitario di Viganello. I fatti possono essere riassunti in maniera semplice. Il committente SUPSI/USI aggiudica l’appalto di 17,2 milioni di franchi per i lavori edili alla Garzoni SA. Il bando di concorso, conformemente alla Legge sulle commesse pubbliche (LCPubb), permette solo un grado di subappalto (un solo appaltatore quindi) per la posa dell’acciaio d’armatura. A ottobre 2017 partono i lavori di costruzione, fra i quali, evidentemente, anche quelli della posa dei tondini d’acciaio. Rapidamente, il sindacato Unia scopre che il subappaltatore di primo grado, quello legale, ha subappaltato a un’altra ditta la posa concreta dell’acciaio d’armatura. Quindi è manifesto il mancato rispetto del bando e della LCPubb. Il sindacato Unia contattata immediatamente il committente, ossia il Consorzio SUPSI/USI. Quest’ultimo interviene e per una decina di giorni gli operai del secondo subappaltatore non lavorano. Poi, lo stesso sindacato, scopre che questi operai sono ritornati in cantiere. Dalle parole del committente, tutto sembrerebbe tornato in ordine: il primo subappaltatore sarebbe stato estromesso, mentre il secondo sarebbe diventato il primo e unico subappaltatore. In realtà, si tratta di una manovra diversiva. Il sindacato scopre e prova che in realtà il primo subappaltatore è rimasto al suo posto, continuando a presenziare alle riunioni di cantiere e a gestire i lavoratori del secondo appaltatore. Continua perciò la situazione d’illegalità, fino al fallimento (a novembre 2019) del secondo subappaltatore… Tutta la vicenda è prontamente segnalata dal sindacato all’Ufficio di vigilanza sulle commesse pubbliche, il quale a tutt’oggi sembra non accetti neppure di dichiarare pubblicamente se sia in corso o meno un’inchiesta… In parallelo il sindacato Unia scopre un’altra problematica, intimamente legata al subappalto del subappalto. Infatti, i prezzi della posa ottenuti dalla ditta Garzoni SA con il primo appaltatore sono di 30 centesimi al chilo, ampiamento sottocosto. A sua volta il subappalto del subappalto sarebbe fissato a un prezzo di 27 centesimi al chilo, impossibile da sostenere. Con questi prezzi folli, il guadagno del secondo subappaltatore non poteva avvenire che tramite il dumping salariale, il mancato rispetto dei disposti contrattuali e legali, per concludersi nel fallimento pianificato. È ciò che si verifica. Questa operazione indegna si conclude con una perdita finanziaria per le varie istituzioni pubbliche (cantonali e federali) di almeno 680’000 franchi, così come certificato dell’Ufficio dei fallimenti di Lugano! Sulla base di quanto segue, l’MPS chiede al Consiglio di Stato: 1. Come valuta, in generale, questa grave vicenda nella sua qualità di massima autorità nel campo dell’applicazione della LCPubb? 2. Come giudica la gestione da parte del committente, ossia Consorzio SUPSI/USI per il Campus di Lugano-Viganello, soprattutto alla luce delle segnalazioni tempestive inoltrate dal sindacato Unia? 3. Trova ammissibile che a due anni e mezzo dalla segnalazione dei fatti, l’Ufficio di vigilanza delle commesse pubbliche non abbia ancora emesso una decisione? 4. Con questa lentezza come pensa il Consiglio di Stato che si possa combattere il dumping salariale e la concorrenza sleale? Non si tratta, infatti, di un caso complicato… 5. Quali misure urgenti adotterà il Consiglio di Stato affinché sui cantieri pubblici di sua competenza non avvengano questi gravi abusi, in particolare forme di dumping? 6. Nel caso concreto, come pensa di agire immediatamente affinché l’Ufficio di vigilanza delle commesse pubbliche emetta il più rapidamente possibile una decisione sul caso in questione? 7. Se il problema dell’Ufficio di vigilanza fosse una situazione di sovraccarico a causa di una dotazione di personale insufficiente, cosa intende fare il Consiglio di Stato per reagire concretamene in tempi rapidi? 8. Come valuta il fatto che l’Ufficio di vigilanza non voglia nemmeno dichiarare pubblicamente se un’inchiesta sia stata aperta o meno? 9. Questa triste vicenda ripropone con forza la problematica dei fallimenti a catena, pilotati, a scopo di lucro. Alla luce di questo ennesimo caso, il Governo non considera che sia giunto il momento di un cambiamento radicale di politica, abbandonando le misure adottate finora che si sono rivelate di fatto inefficaci? Per MPS-POP-Indipendenti Simona Arigoni Zürcher Lepori Sergi – Pronzini 

Print Friendly, PDF & Email