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Secondo l’AIE, l’anno 2021 dovrebbe vedere un aumento significativo delle emissioni di gas serra, in particolare a causa del crescente uso del carbone in Asia.

Una serie di cattive notizie. Alcuni speravano che il mondo post-pandemia sarebbe stato meglio preparato ad affrontare l’emergenza climatica. Un nuovo rapporto globale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (AIE) smentisce nettamente tale convinzione.

Secondo il rapporto annuale “Global Energy Review”, pubblicato martedì 20 aprile, l’anno 2021 dovrebbe essere uno dei peggiori in termini di emissioni di gas serra, con più di 33 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente rilasciate nell’atmosfera. “Questo rappresenterebbe il più forte aumento di emissioni dal 2010, il momento della ripresa ad alto contenuto di carbonio che aveva fatto seguito alla crisi finanziaria [2008]”, sottolinea l’agenzia. Si tratterebbe anche del secondo aumento più forte di tutta la storia.

La causa principale di questo aumento è la rapida ripresa economica della Cina: uscendo dalla crisi sanitaria, la Cina ha fortemente rilanciato la sua industria e la produzione di energia, in particolare basata sul carbone. Il “King Coal” a suo tempo ritenuto moribondo, sta facendo il suo ritorno in tutta l’Asia.

La domanda è aumentata del 4,5%, al di là del livello del 2019, ed è molto vicina al suo livello record del 2014. “Tutto ciò dimostra che la ripresa economica globale sarà particolarmente ad alta intensità di carbonio e questo mette a rischio gli obiettivi di riduzione delle emissioni globali“, afferma con inquietudine Fatih Birol, direttore esecutivo dell’AIE, a Le Monde.

“Un’opportunità cruciale”

La produzione di energia da carbone è uno dei metodi più inquinanti per produrre elettricità. Si assiste a questa forte ripresa nella maggior parte dei paesi emergenti, dove la domanda di energia è molto forte. Da sole, le centrali elettriche a carbone della Cina rappresentano un terzo del consumo mondiale. Ma il carbone è anche, in misura minore, in crescita negli Stati Uniti, dove l’aumento dei prezzi del gas lo ha avvantaggiato.

I dati arrivano mentre il nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha invitato diversi leader mondiali – tra cui Emmanuel Macron – a un summit sul clima il 22-23 aprile.

Per Birol, “questo summit è un’opportunità cruciale per impegnarsi in azioni chiare e immediate prima della COP26 a Glasgow [Scozia]”, che si terrà a dicembre. Mette in guardia sul “crescente divario” tra la retorica sulla questione del clima “e i dati che constatiamo nella vita reale“.

Più in generale, la domanda di energia dovrebbe crescere del 4,6% nel 2021, secondo le previsioni dell’AIE. Il gas naturale, così come il carbone, dovrebbe superare il consumo del 2019. Anche il petrolio rimbalzerebbe, ma rimarrebbe al di sotto del suo picco del 2019 pari a 100 milioni di barili al giorno.

Questo aumento non deve però mettere in ombra la crescita storica delle energie rinnovabili. Si prevede che rappresenteranno il 30% della produzione globale di elettricità nel 2021, la quota maggiore dalla rivoluzione industriale, dice anche l’AIE.

Anche qui, Pechino sta giocando un ruolo dominante, dato che la metà di questo aumento è dovuto a nuove installazioni in Cina. L’energia eolica dovrebbe crescere del 17% e il solare del 18% a livello globale. Ma anche se queste due fonti di energia stanno crescendo rapidamente, tuttavia esse rappresentano solo un terzo della produzione di elettricità rinnovabile, molto staccate rispetto ad altre fonti come l’idroelettrico o la biomassa.

Una delle lezioni è che lo sviluppo delle energie rinnovabili da solo non è sufficiente. Constatiamo che esse stanno aumentando notevolmente, ma anche le emissioni di CO2“, ha detto Fatih Birol, che sostiene una strategia di chiusura delle vecchie centrali a carbone, lo sviluppo di veicoli elettrici e l’aumento dell’uso di idrogeno. “Il mondo deve prendere sul serio la questione delle centrali a carbone“, ha insistito Birol, sottolineando che un gran numero di unità deve ancora entrare in funzione nei paesi emergenti dal 2022.

Il direttore esecutivo dell’AIE è anche pessimista per il prossimo anno: “Se i governi non agiscono rapidamente per ridurre le emissioni, probabilmente avremo una situazione più grave nel 2022“, afferma, spiegando che “il settore dell’aviazione non è ancora tornato al suo livello pre-crisi”.

*Le Monde, 20 aprile 2021. Traduzione a cura del segretariato MPS