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Saremo veramente felici di affrontare la querela che il FC Lugano intende promuovere nei nostri confronti: non foss’altro per tutelare l’onorabilità del FC Lugano

Si potrà infatti precisare che i due nazifascisti, che hanno tentato di impedire la raccolta di firme e minacciato pesantemente le compagne che erano alla bancarella sabato scorso, non sono, come loro hanno millantato, “amici” del FC Lugano.

Perché di fronte ad una nostra battuta un po’ scherzosa “Vi manda il FC Lugano?”, la loro risposta (udita da più persone) ê stata abbastanza chiara (e poco importa che sia una menzogna): “Sono nostri amici”.

Ben venga quindi la denuncia da parte del FC Lugano.

Figure isolate, ma prodotto di un certo ambiente…

Naturalmente lungi da noi l’idea che tutti i tifosi del FC Lugano (visto che tra di noi dell’MPS vi sono anche tifosi con tessera del FC Lugano) siano fatti di questa pasta.

Ma è innegabile che, da almeno un paio di mesi, se non di più, vi è in atto una vera e propria campagna d’odio nei confronti dell’MPS (e di tutti coloro che hanno espresso una posizione critica sul PSE).

Ed è inutile girarci attorno: come facilmente si potrà dimostrare  (ben venga la denuncia, lo ripetiamo ancora una volta) sono stati ambienti del tifo organizzato (i soliti imbecilli ,si dirà, ma pur sempre appartenenti a questi ambienti) che hanno cominciato a minacciare; i più stupidi con frasi (diffuse sui social) del tipo “faremo saltare in aria le vostre bancarelle”; altri, quelli più “colti” invitando a pianificare in modo scientifico l’ostruzione alla raccolta delle firme, per impedire che le norme legali che condannano tali atteggiamenti possano essere invocate.

Con tutti costoro (alcuni messaggi lo attestano) il responsabile della comunicazione del FC Lugano ha interagito: certo, per dire che non si deve ricorrere a mezzi illegali (ci mancava altro), invitando alla calma, etc. etc. Ma, pur sempre, interagendo, colloquiando, dimostrando una certa familiarità con questi ambienti.

I responsabili dell’attacco di sabato scorso hanno mescolato i due piani dei consigli degli “strateghi”. Hanno tentato di fare ostruzione dicendo che volevano mettersi davanti alla bancarella “per discutere, per fare opposizione all’MPS”; ma, di fronte alla nostra reazione, sono passati alle minacce pesanti, sostenendo che “saremmo finite nel lago”.

I nomi di costoro, la documentazione di tutto ciò, verrà presentata al momento opportuno, nella sede opportuna.

La necessità di una chiara condanna

Sta di fatto che al momento in cui scriviamo nessuno, e diciamo nessuno, ha preso una chiara e netta posizione di condanna di quanto accaduto. Non lo ha fatto il FC Lugano, non lo hanno fatto i club di fans che vogliono distanziarsi da simili gesti, non lo hanno fatto gli altri partiti “democratici” di Lugano. Eppure quello che è avvenuto dovrebbe interpellare tutti coloro che hanno a cuore l’esercizio di un diritto democratico come quello della raccolta firme per referendum o iniziative. Il candidato di punta PLRT Nacaroglu ha guardato quanto succedeva dall’altra parte della strada, senza muovere un dito, lui che spera di diventare municipale, ovvero il rappresentante della legge e dei diritti democratici in città…

E la polizia?

Capitolo tristissimo. Come indichiamo nella lettera aperta a Borradori pubblicata qui sotto, non solo essa è intervenuta solo alla terza sollecitazione, ma, arrivata, si è preoccupata più di ammonire le nostre compagne invitandole a non reagire e ad evitare “provocazioni”, piuttosto che invitare i provocatori ad andarsene. Si sono amabilmente intrattenuti con loro, davanti alla nostra bancarella, per più di un quarto d’ora. Non siamo nemmeno sicuri che abbiano preso le generalità dei due energumeni.

Andare avanti, decisi

Fortunatamente possiamo contare sulla solidarietà di molte persone che ce l’hanno comunicata per iscritto o ce l’hanno testimoniata alla bancarella in questi giorni. Quel che è certo è che ormai questo referendum non è più solo la richiesta di pronunciarsi attorno a un tema controverso, ma una battaglia in difesa dei diritti democratici più elementari. Per questo andremo avanti senza farci intimidire

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