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Malgrado un’ossessiva comunicazione, quasi quotidiana, del numero di vaccinati; malgrado le cifre milionarie di vaccini che la Confederazione si sarebbe aggiudicata; malgrado l’ardita garanzia che per fine giugno tutti saremo vaccinati: malgrado tutto questo appaiono evidenti le difficoltà del governo federale e di quello cantonale a convincere che, in materia di vaccinazioni, “sta andando tutto bene”.

Tutto questo avviene in piena terza ondata che investe il nostro paese, così come sta investendo altri paesi “avanzati”, senza dimenticare che in alcuni popolosi paesi (India, Brasile, Messico, etc.) le ondate si sono susseguite quasi senza soluzione di continuità.

Naturalmente anche i governi capiscono che tra la popolazione cresce un sentimento di sfiducia nel sistema; e cercano di rispondere a questo crescente sentimento adducendo motivi d’ordine tecnico, quasi fossimo davanti ad una normale vicenda commerciale caratterizzata da una forte domanda alla quale i normali meccanismi dell’offerta non riescono a rispondere in maniera adeguata.  

In realtà il problema è assai più semplice: chi ci governa, in Svizzera così come altrove, si adegua di fronte ai veri detentori del potere, i capitalisti. E poco importa che tutto quanto sta succedendo (e lo dimostrano paesi che, per particolari ragioni sono riuscite a svincolarsi da questo condizionamento) impedisce e ha finora impedito di frenare l’epidemia grazie ad ampie e celeri vaccinazioni di massa.

Così l’arma più potente nella lotta contro il virus, i vaccini, arrivano e arriveranno (perché è probabile che si dovrà introdurli in modo regolare) di fatto a singhiozzo, secondo i calcoli, le logiche produttive e di redditività fissare dalle grandi industrie farmaceutiche.

Ma l’interesse di queste multinazionali non corrisponde evidentemente all’interesse generale. Pfizer, AstraZeneca o Moderna vogliono a tutti i costi poter mantenere il monopolio dei brevetti e l’esclusività della produzione, anche quando non possono onorare i loro contratti. Hanno interesse a fornire gli stock di vaccino prodotti al miglior offerente per realizzare il massimo profitto. Lasciando loro il monopolio, i governi si rassegnano alla penuria e alla disorganizzazione.

Requisire di fronte all’interesse generale preponderante è possibile. Tutti i governi lo fanno: basti pensare, ad esempio, ai terreni che vengono requisiti quando questo è necessario per realizzare progetti (ad esempio nell’ambito dei trasporti) di interesse generale. Lo si fa, ad esempio, con piccoli proprietari di terreni, con qualche cittadini e cittadina che si è costruito una casa in una zona poi divenuti di interesse generale.

Ma appena entrano in ballo gli interessi del grande capitale, appena si tratta di piegare gli interessi del profitto alle esigenze del bene collettivo (e di quello più prezioso poiché parliamo della salute e della vita delle persone) ecco che allora qualsiasi intenzione requisitoria, qualsiasi incursione nel diritto di proprietà viene immediatamente abbandonata dai governi al servizio di questo stesso capitale.

L’Unione europea, ad esempio, sta dando uno spettacolo vergognoso, con gli Stati che stanno inscenando una sorta di “guerra delle dosi”, mettendosi in concorrenza uno con l’altro, “rubandosi” le dosi, in una sorta di guerra che mostra solo i limiti del capitalismo e del suo sistema di funzionamento.

E non possiamo certo dimenticare come, altra logica del capitalismo come formazione economica mondiale, a pagare le conseguenze di questa assurda concorrenza siano, ancora una volta, i paesi più poveri, masse diseredate che, dopo tre secoli di capitalismo, non hanno di che sfamarsi, un tetto, un’istruzione e un’assistenza sanitaria.

La lotta contro questo inaccettabile sistema è, più che mai, di grande attualità.