Francamente non pensavamo che le cose potessero essere così gravi e i rischi così seri per la libera espressione democratica in questo paese. Ma le cose stanno proprio così, se è vera la reazione del Municipio di Lugano alla nostra presa di posizione sul sondaggio inviato ad una serie di cittadini e cittadine di Lugano.
Il Municipio di Lugano dice che con il sondaggio non c’entra nulla. Questo significa che, tecnicamente e politicamente, il Municipio di Lugano e la città non figurano e non si considerano tra i “responsabili” del Polo Sportivo e degli Eventi (PSE).
Infatti, nella lettera inviata alle persone contattate si dice chiaramente che l’azienda autrice del sondaggio “conduce questo studio per conto dei responsabili di progetto” (sottolineatura nostra). Aver assodato questa cosa o, perlomeno, prendere atto che la città è stata “deresponsabilizzata” da Credit Suisse e da HRS permette di portare ulteriore chiarezza al dibattito sul futuro del polo sportivo e degli eventi. Appare infatti evidente che, se le cose stanno così, la città avrà poco o nulla da dire (non essendo considerata tra i “responsabili” del progetto) nello sviluppo dello stesso. Con buona pace di tutte le “promesse” di vigilanza, attenzione, sviluppo che sono state date a destra e a manca per poter conquistare l’ampio consenso in Consiglio Comunale.
Ma le cose assumono un’altra valenza, anche dal punto di vista democratico. È evidente a questo punto che Credit Suisse e HRS (due aziende che hanno interessi milionari nel progetto) sono i mandanti dello studio. Ed è chiaro che il loro interesse – che trapela da questo studio – è un interesse eminentemente politico. In altre parole, si apprestano ad accumulare munizioni da spendere nella prossima campagna referendaria. Le domande contenute nel sondaggio sono strutturate con questo evidente intento e nulla hanno a che vedere con gli aspetti realizzativi e finanziari che potrebbero interessare il committente: anche perché il progetto è stato approvato nella sua forza definitiva e dettagliata.
Ci si può chiedere quindi in che razza di democrazia ci troviamo se i gruppi premiati dalle scelte municipali investono soldi e si preparano ad intervenire pesantemente nel dibattito politico della città di Lugano (due gruppi della Svizzera tedesca) a difesa di questi interessi in una contesa referendaria che dovrebbe permettere che ad emergere fossero invece gli interessi dei cittadini e delle cittadine, della città in quanto tale, della comunità.
Di fronte a tutto questo, l’atteggiamento del Municipio avrebbe dovuto essere altro che quello di affermare, semplicemente, che non c’entra nulla. Dovrebbe invece invitare i committenti ad astenersi dalla campagna, a rinunciare a tale sondaggio: coscienti che l’unico vero sondaggio a cui si può e si deve credere sarà quello espresso, attraverso una libera formazione delle opinioni, dal voto dei cittadini e delle cittadine.