Basta con l’occupazione militare e civile!
Diritto all’autodeterminazione
Diritto al ritorno per il popolo palestinese
Da diversi giorni, le forze armate israeliane reprimono violentemente i palestinesi di Gerusalemme che si sono mobilitati per difendere i loro diritti, compreso il più fondamentale: il diritto a vivere nelle loro case.
Questo nuovo episodio repressivo ha origine dalla mobilitazione dei residenti del quartiere di Sheikh Jarrah a Gerusalemme contro lo sfratto pianificato di due famiglie palestinesi dalla loro casa. Uno sgombero che si inserisce nella politica di ebraicizzazione sistematica della parte palestinese della città, portata avanti congiuntamente dal governo israeliano e dalle organizzazioni di coloni più estremiste.
Di fronte alla mobilitazione dei residenti di Sheikh Jarrah e dei loro sostenitori israeliani e palestinesi, le autorità israeliane hanno, come al solito, inviato la polizia e l’esercito per reprimere i manifestanti. Da venerdì, scorso, centinaia di palestinesi sono stati feriti e la vicenda ha poi innescato una escalation come sempre caratterizzata dalla supremazia militare israeliana.
La conseguenza sono i continui bombardamenti della Striscia di Gaza e la morte di decine e decine di palestinesi, compresi bambini.
Gli eventi attuali ci ricordano che l’impresa coloniale israeliana di violenza, espropriazione e umiliazione continua ogni giorno, nel silenzio complice della cosiddetta “comunità internazionale”. La quale, Svizzera compresa, non fa altro che richiamare “alla calma”, al rispetto dei diritti delle parti. Dimenticando che il governo israeliano pratica da decenni una politica di occupazione coloniale in barba a tutte le risoluzioni (comprese quelle dell’ONU) che hanno, a più riprese, condannato tale politica, perlomeno formalmente.
Non esiste una “calma” coloniale, e non esiste una responsabilità condivisa in questo nuovo episodio di repressione: ciò che è in questione è la politica di apartheid dello Stato di Israele e la negazione dei diritti democratici e nazionali dei palestinesi.
Affermiamo la nostra solidarietà con i palestinesi in lotta, e ricordiamo che nessuna “soluzione giusta” può essere trovata senza la soddisfazione di tutti i loro diritti: la fine dell’occupazione civile e militare, la parità di diritti, il diritto all’autodeterminazione e il diritto al ritorno.
Il sostegno allo Stato di Israele deve finire! Al contrario, Israele deve essere sanzionato e reso responsabile dei suoi crimini. Questo è il senso della campagna BDS (Boicottaggio-Disinvestimento-Sanzioni), il cui sviluppo e rafforzamento, in assenza di qualsiasi altra forma di sanzione e pressione, rimane una necessità.
Esigiamo che il governo svizzero interrompa le relazioni diplomatiche con Israele.