Pubblichiamo l’intervento di Matteo Pronzini a nome del gruppo MPS nella recente discussione sulla cosiddetta prestazione ponte COVID. Una “novità” introdotta in gennaio rivelatasi, come avevamo pronosticato, un flop totale. Ora si è deciso di “migliorarla”, ma il risultato sarà un nuovo flop. Intanto chi vive una condizione socialmente ed economicamente difficile dovrà…arrangiarsi. (Red).
Quando vi è stata la discussione sulla prestazione ponte COVID, avevamo giustificato il nostro voto negativo con queste parole che qui riprendiamo: “Dire che il contenuto e le proposte del messaggio sulla cosiddetta prestazione ponte COVID non ci siano piaciute è ancora poco: decisamente le troviamo deludenti e poco rispettose del momento sociale difficile che vivono molte persone, in particolare coloro alle quali questo messaggio vorrebbe rivolgersi. Anzi, si può affermare che con questo messaggio non si faccia alcun passo serio in avanti per sostenere i redditi delle persone, in particolare di coloro i cui redditi, già modesti, sono stati erosi dalle situazioni create dalla crisi pandemica”.
Avevamo poi presentato una serie di emendamenti per correggere l’assoluta insufficienza della proposta e avevamo pronosticato il fiasco che poi, puntualmente, si è verificato con il numero assolutamente basso di richieste, in buona parte rifiutate. Tutto questo è avvenuto non certo perché la situazione sociale sia migliorata, ma perché quella proposta non corrispondeva (e non corrisponde) alla situazione sociale che si è venuta a creare sul territorio.
È evidente che, dopo le roboanti dichiarazioni della precedente discussione, dopo le numerose conferenze stampa, comunicati, etc. del governo per annunciare la messa in atto di questo provvedimento, ci si è dovuti confrontare con quello che è un fallimento bello e buono. Frutto di una inettitudine che certo non sorprende: ma che ha come conseguenza – e questo non può lasciarci indifferenti – la sofferenza sociale di migliaia di persone.
Ancora una volta: l’inettitudine della vostra classe politica (tutta, visto che l’avete votato tutti) al posto di comando. E una classe politica con la coda di paglia: non ricordo (nella mia pur breve esperienza parlamentare) un rapporto di sostegno ad un messaggio firmato con riserva dal 70% dei membri della commissione! Bravissimi, avanti così!
La nuova versione della legge non cambia sostanzialmente la sua impostazione. L’allentamento di alcuni criteri è della pura cucina amministrativa, messa in atto solo per poter alla fine (magari con qualche taroccamento statistico) dimostrare che vi è qualche domanda in più e che qualcuna in più è stata accolta. Tutto questo mentre la crisi sociale si approfondisce, sfuggendo alla comprensione (ça va sans dire) di questo Parlamento.
Per questa ragione non possiamo far altro che riproporre alcuni emendamenti che avevamo presentato in occasione della precedente discussione. Essi vanno nella direzione di un reddito di pandemia, posizione che abbiamo già illustrato in occasione della discussione precedente.
È l’unica strada percorribile, semplice da calcolare e realizzare, equa e realmente rispondente dalla gravità sociale del momento.
Tutto il resto, come abbiamo amaramente potuto constatare, sono solo calcoli e calcolini (politici e amministrativi) che si preoccupano più di salvare la propria immagine che di rispondere ai bisogni sociali emergenti dalla società in questo grave momento.