Pubblichiamo qui una breve analisi ripresa dai canali internazionali della BBC inglese. Essa tematizza alcune delle questioni che, sicuramente, sono alla base delle manifestazioni dei giorni scorsi. Deprimente, e nel più puro stile staliniano, le reazioni dei dirigenti cubani (e dei loro sostenitori, in patria e all’estero, Ticino compreso). Per noi una cosa è chiara: indipendentemente dal giudizio che si possa dare sul contenuto di una manifestazione, il diritto a manifestare – cioè a “manifestare” nel senso di rendere pubblica, manifesta, la propria opinione – non può essere contestato da nessuno, tanto meno in nome di principi socialisti o comunisti. Il socialismo, il comunismo saranno democratici, libertari o non saranno; e, soprattutto, sapranno rispondere alle attese materiali della stragrande maggioranza della popolazione. È evidente, da tempo, che tutto questo a Cuba non avviene. E se, sicuramente, una parte della responsabilità, anche importante, è da addebitare al blocco economico voluto dagli americani, è evidente che un’altra decisiva responsabilità ricade sulla conduzione burocratica e clientelare con la quale la direzione cubana ha condotto la “costruzione del socialismo”, perlomeno negli ultimi trent’anni (e anche prima su altri aspetti). (Red)
La crisi del Coronavirus
Le manifestazioni di domenica 11 luglio sull’isola sembrano essere il risultato della stanchezza accumulata tra la popolazione, stanchezza che è aumentata negli ultimi mesi dopo una delle più grandi crisi economiche e sanitarie che l’isola ha vissuto dal “periodo speciale” (la crisi dei primi anni ’90 dopo il crollo dell’Unione Sovietica).
La causa scatenante della situazione attuale sembra essere una combinazione della gravità della situazione dovuta al coronavirus e alle misure economiche prese dal governo, che hanno reso la vita a Cuba sempre più difficile.
L’isola, che ha tenuto sotto controllo la pandemia nei primi mesi del 2020, ha visto una recrudescenza nelle ultime settimane che l’ha portata ad essere tra i luoghi con più casi in proporzione alla popolazione in America Latina. Solo sabato, l’isola ha riportato ufficialmente 6.750 casi e 31 morti, anche se molti gruppi di opposizione denunciano che queste cifre non riflettono la situazione reale e che molte morti per Covid-19 sono attribuite ad altre cause. Nell’ultima settimana, il paese ha battuto i suoi record giornalieri di epidemie e di morti, portando al collasso molti centri sanitari.
BBC Mundo ha parlato nei giorni scorsi con diversi cubani i quali affermano che i loro cari sono morti in casa senza ricevere cure mediche o negli ospedali per mancanza di medicine.
È il caso di Lisveilis Echenique, che ha dichiarato che suo fratello di 35 anni è morto in casa perché non c’era posto per lui negli ospedali, o Lenier Miguel Perez, che ha affermato che sua moglie incinta è morta a causa di quella che lui considera “negligenza medica”.
Casi come questi hanno cominciato a moltiplicarsi sui social network negli ultimi giorni, e durante il fine settimana la rete è stata sommersa di messaggi con i tag #SOSCuba e #SOSMatanzas, chiedendo aiuto internazionale e “intervento umanitario” per la situazione critica del coronavirus sull’isola. Migliaia di cubani hanno aderito all’iniziativa, mentre diversi video di ospedali sovraffollati, sono diventati virali.
Nel suo messaggio di domenica, il presidente cubano ha detto che la situazione attuale è la stessa di quella vissuta da altri paesi e che Cuba è stata colpita più tardi perché è riuscita a controllare il virus prima. Ha anche sottolineato che Cuba ha prodotto i propri vaccini contro il coronavirus (anche se la somministrazione di dosi è ancora limitata nella maggior parte delle province).
La situazione economica
Con il turismo – uno dei motori dell’economia cubana – praticamente paralizzato, il coronavirus ha avuto un profondo impatto sulla vita economica e sociale dell’isola, accentuato dall’emergere di una crescente inflazione, a interruzioni di corrente, a carenze di cibo, medicine e prodotti di base.
All’inizio di quest’anno, il governo ha proposto un nuovo pacchetto di riforme economiche che, mentre aumentava i salari, spingeva al rialzo anche i prezzi. Economisti come Pavel Vidal dell’Università Javeriana di Cali, Colombia, stimano che [i prezzi] potrebbero aumentare del 500-900% nei prossimi mesi.
Di fronte alla carenza di valuta estera, il governo ha incoraggiato dall’anno scorso la creazione di negozi in cui si può usare la valuta liberamente convertibile. Questi negozi hanno iniziato a vendere alcuni alimenti e beni di prima necessità in una valuta in cui la maggioranza della popolazione non riceve il proprio salario.
La situazione pandemica ha anche significato, per i cubani, lunghe code per comprare articoli come olio, sapone o pollo, e le interruzioni di corrente sono diventate sempre più frequenti. Le medicine di base sono diventate scarse, sia nelle farmacie che negli ospedali. In molte province, il pane di zucca ha cominciato ad essere venduto a causa della mancanza di farina di grano.
Alcuni cubani intervistati la settimana scorsa da BBC Mundo hanno spiegato che in alcuni centri medici non c’è nemmeno l’aspirina per abbassare la febbre, mentre l’isola ha anche vissuto epidemie di scabbia e altre malattie infettive.
Il mese scorso, il governo ha deciso di smettere “temporaneamente” di accettare dollari in contanti, la valuta principale per le rimesse dei cubani che vivono negli Stati Uniti e altrove, in una mossa che gli economisti dicono essere la più restrittiva imposta sulla valuta statunitense da quando fu vietata sotto il governo di Fidel Castro.
Il governo cubano attribuisce l’attuale situazione economica all’embargo statunitense. Parlando domenica, Miguel Diaz-Canel ha detto che è “il problema principale che minaccia la salute e lo sviluppo del nostro popolo”.
Accesso a internet
Prima di questa domenica 11 luglio, la più grande manifestazione a Cuba dall’inizio della rivoluzione di Fidel Castro, è stata quella dell’agosto 1994 davanti al Malecon dell’Avana. La presenza fisica di Fidel Castro e l’intervento della polizia, di agenti (dell’esercito) e di un contingente di operai edili, la fermarono [in seguito a questa esplosione, il divieto fu revocato, migliaia di cubani emigrarono in modo più o meno improvvisato su barche altrettanto improvvisate; poi fu raggiunto un accordo con gli Stati Uniti per stabilire una quota annuale di richiedenti asilo cubani]. All’epoca, molti cubani di altre province non sapevano nemmeno cosa fosse successo nella capitale.
Quasi 30 anni dopo, lo scenario è molto diverso: Cuba non ha più una leadership carismatica o “storica” come quella di Castro, e c’è un elemento che allora non esisteva: i social media. [Il 12 luglio, ben protetto, Diaz-Canel si è recato a San Antonio de los Baños].
Anche se durante il governo di Castro, l’accesso a internet sull’isola era limitato, suo fratello Raul ha aperto alla rete, il che ha portato a una maggiore connettività. Da allora, i cubani hanno usato le reti sociali per esprimere il loro disagio con il governo, al punto che spesso hanno portato le autorità a reagire nei loro canali ufficiali ai commenti dei cubani sulle reti. Oggi, gran parte della popolazione, soprattutto i giovani, hanno accesso a Facebook, Twitter e Instagram, che sono anche i loro principali canali di informazione alternativi alle notizie ufficiali dei media statali.
L’accesso a internet ha anche permesso la nascita di molti media indipendenti che coprono questioni che di solito non appaiono nei media ufficiali. I social sono diventati anche il canale attraverso il quale artisti, giornalisti e intellettuali reclamano i loro diritti o fanno appello alle proteste. Lo scorso novembre, un’altra protesta è stata organizzata attraverso i social media dopo un raid della polizia nella casa di giovani artisti in sciopero della fame.
Infatti, la notizia della protesta di San Antonio e il modo in cui è stata organizzata, si è diffusa anche attraverso i social media la domenica.
Il governo cubano sostiene che i social media sono utilizzati da “nemici della rivoluzione” per creare “strategie di destabilizzazione” che seguono i manuali della CIA.
E mentre per molti le proteste erano in qualche modo prevedibili, ciò che accadrà ora è incerto. Cuba sta affrontando uno scenario senza precedenti di proteste e repressione della polizia. Dovremo vedere nei prossimi giorni come reagiranno il governo… e i cubani.
Pubblicato da BBC Mundo, 12 luglio 2021; traduzione a cura del segretariato MPS