Vi ricordiamo e vi invitiamo a partecipare alla manifestazione che si terrà a Berna, sabato 18 Settembre (ore 13.30), contro la proposta di aumentare l’età AVS per le donne. Il collettivo Io l’8 organizza una trasferta in bus. Chiunque può partecipare iscrivendosi (scrivere a info@iolotto.ch), indicando nome e località di partenza. Il bus partirà da Mendrisio alle ore 8.00 con fermate a Lugano e poi Bellinzona. IL costo della trasferta sarà di Fr. 20 per studenti/ disoccupati e di Fr. 30. – per gli altri. Tutte le informazioni dettagliate (luogo di partenza e delle fermate, orari, etc.) verranno inviate agli iscritti. Il numero di posti è limitato: invitiamo quindi chi volesse iscriversi a farlo il più presto possibile.
L’élite politica della Svizzera non molla i suoi attacchi alla previdenza per la vecchiaia. La pandemia ha solo ritardato di poco questa offensiva. Ma i progetti non sono affatto fuori discussione. Dopo il fallimento della riforma “Previdenza 2020” e i modesti successi della riforma fiscale e del finanziamento dell’AVS (RFFA), la riforma “AVS21” elaborata dal Consiglio federale intende smantellare nuovamente l’AVS a spese dei salariati e delle salariate. Questo progetto di smantellamento deve essere impedito, perché l’AVS è sociale e non discriminatoria per il suo meccanismo di redistribuzione – in contrasto con la logica che invece pervade il II° pilastro (LPP).
1. No all’aumento dell’età pensionabile
AVS21 vuole fissare l’età pensionabile a 65 anni per tutti, sia nell’AVS che nel Secondo Pilastro. L’intenzione è quella di creare le condizioni per un ulteriore aumento dell’età pensionabile a 67 anni e poi a 70. Si tratta quindi di una modifica importante che non può essere accettata in nessun caso, anche di fronte ad eventuali “compensazioni”, siano esse importanti o meno.
2. AVS21 è una riforma sessista
Con l’aumento dell’età pensionabile per le donne* a 65 anni, è soprattutto la popolazione femminile che pagherà le conseguenze di un’assurda organizzazione del sistema pensionistico, in particolare del secondo pilastro. Le donne sono già oggi confrontate con salari più bassi del 30% e loro rendite sono pure pipù basse di circa un terzo. Senza dimenticare che 500’000 donne salariate non hanno alcuna assicurazione nell’ambito del secondo pilastro e sono quindi ancora più dipendenti dalle rendite AVS. Il fatto che un consigliere federale del PS (Alain Berset) si stia impegnando a fondo per far passare questa controriforma sessista dà un’idea profonda della natura della politica social-liberale.
3. No all’aumento antisociale dell’imposta sul valore aggiunto
Per finanziare ulteriormente l’AVS, si propone di aumentare l’IVA dello 0,4-0,7%. Essa, come sappiamo e come molti studi hanno dimostrato, è una tassa fondamentalmente antisociale, poiché le fasce più povere della popolazione sono costrette a spendere proporzionalmente (rispetto ai salari) molto di più per i propri consumi e sono quindi molto più gravate dei ricchi. Qualsiasi aumento dell’IVA dovrebbe quindi essere respinto.
4. No a “soluzioni flessibili”, sostenibili solo dai redditi più alti
La “soluzione flessibile” proposta nell’ambito di AVS21 comporta miglioramenti reali, da un punto di vista delle rendite, solo per i segmenti salariali superiori. Per le persone con redditi più bassi, il pensionamento anticipato è di fatto escluso per semplici ma fondamentali questioni finanziarie. Un elemento che le statistiche sul pensionamento mettono molto bene in evidenza.
5. No ad una politica fondata sull’allarmismo legato al cosiddetto aumento dell’aspettativa di vita
Da più di 50 anni sull’AVS gravano propagandistiche predizioni di sciagura diffuse da aziende, assicurazioni e banche e dai loro rappresentati politici. L’argomento principale sarebbe l’aumento dell’aspettativa di vita. Queste predizioni catastrofiche si sono rivelate semplici bugie e l’AVS ha dimostrato di essere estremamente solida. Inoltre, una maggiore aspettativa rappresenta un progresso sociale: perché dovrebbero essere i salariati a pagarne il prezzo?
6. Aumentiamo i salari e diciamo No ad ulteriori tagli
Circa l’80% dell’AVS è finanziato dai salari. Di conseguenza, solo un ampio e sostanziale aumento dei salari può aiutare contro eventuali e futuro difficoltà nel finanziamento dell’AVS. È per questo che dobbiamo lottare, per aumenti salariali cospicui e non per accordi penalizzanti come quelli previsti da AVS21!
Difendiamo i nostri redditi di salariate/i e pensionate/i! No a AVS21!