L’articolo qui tradotto è stato pubblicato a inizio dello scorso mese di luglio; nei mesi seguenti, diversi cambiamenti hanno avuto luogo per alcuni degli elementi discussi nell’articolo. Per esempio, a fine luglio, il Congresso ha finalmente approvato un primo pacchetto di 700 miliardi di dollari esclusivamente riservato all’investimento nelle infrastrutture.
Nonostante questo, e qualche altro recente cambiamento, la linea della politica economica di Biden descritta in questo articolo resta valida. È stata anzi rafforzata dalla “Build Back Better for the World”, un’iniziativa economico-diplomatica presentata da Biden durante l’estate e concepita come la risposta statunitense alle “Vie della seta” dispiegate dalla Cina. (Red)
La rivista Alternatives économiques ha dichiarato lo scorso maggio: “Joe Biden ha impiegato meno di 100 giorni per rivoluzionare completamente il dibattito di politica economica globale” (1). Infatti, cosa rimane delle illusioni seminate da Biden in materia di politica economica?
Dal suo arrivo alla Casa Bianca in gennaio, il dibattito si è aperto tra gli economisti e i politici. Tra gli economisti, la discussione è stata tesa. Alcuni, vicini alla corrente keynesiana, hanno visto in Biden una rottura qualitativa con le politiche economiche precedenti, in particolare quelle condotte a partire da Carter e Reagan; questo sarebbe sufficiente a proclamare la “fine del neoliberismo” e il ritorno a uno stato strategico e sociale. Molti altri economisti non vedono di buon occhio le politiche di Biden, indicando i possibili effetti di “surriscaldamento” economico con il ritorno di un’inflazione sostenuta. Tra gli economisti che con più insistenza fanno sentire la loro opinione vi sono Larry Summers (ex segretario al Tesoro di Clinton) e Olivier Blanchard (ex direttore del FMI e recentemente nominato da Macron a capo di una commissione per preparare risposte alle “grandi sfide” dell’era post-crisi; commissione che è giunta alla conclusione che l’età pensionabile dovrebbe essere aumentata).
A livello politico, la sinistra riformista francese ha moltiplicato gli elogi. François Ruffin, che da diversi mesi conduceva una insistente apologia di Roosevelt, al quale anche Biden sostiene di ispirarsi (2), ha elogiato il nuovo presidente americano (3); Fabien Roussel si è addirittura chiesto se Biden nono avesse aderito al PCF (4); Jean-Luc Mélenchon ha ammesso che per lui Biden rappresenta un “punto di appoggio” e che le proposte di Biden potrebbero essere “trasposte” in Francia. (5)
Per quanto riguarda l’estrema sinistra, il punto comune delle sue prese di posizioni è la messa in evidenza di tre considerazioni. In primo luogo, la politica di Biden è soprattutto una politica a favore dell’imperialismo americano, il cui obiettivo dichiarato è quello di riaffermare la propria egemonia economica, in particolare quella industriale, nei confronti della Cina. In secondo luogo, Biden ha già iniziato a fare marcia indietro sulle sue proposte più “sociali”. Infine, anche se queste fossero realizzate, esse rimarrebbero del tutto insufficienti per soddisfare i bisogni reali delle classi popolari (6).
L’amministrazione Biden ha presentato quattro disegni di legge: l’American Rescue Plan (ARP), già approvato nel marzo 2021; l’American Jobs Plan (AJP), l’American Families Plan (AFP) e il Made in America Tax Plan (MATP), che sono attualmente all’esame del Congresso. L’AJP ha messo a disposizione 1,9 miliardi di dollari di spesa per l’immediato futuro (2021). L’AJP inizialmente prevedeva la messa a disposizione di 2,3 miliardi di dollari di spesa nel corso di 8 anni e l’AFP, 1,8 miliardi di dollari nello stesso periodo. In totale, 6 miliardi di dollari in 8 anni, pari a circa l’1% del PIL degli Stati Uniti. Per quanto riguarda le entrate, l’AJP e l’AFP dovevano essere finanziati da aumenti delle tasse, in particolare sulle persone più ricche (7). Questo obiettivo dovrebbe essere raggiunto attraverso il MATP, la famosa “svolta fiscale” annunciata da Biden; una svolta che, come vedremo, gira così tanto da rimanere sul posto.
L’ARP, un piano in continuità con Trump
L’American Rescue Plan (ARP) mira a sostenere l’economia statunitense a breve termine, nel periodo previsto tra la fine della pandemia e quello della “ripresa” economica (8). L’ARP, approvato dal Congresso nel marzo 2021, riprende varie misure di sostegno alle famiglie e alle imprese già messe in atto nel 2020 dall’amministrazione Trump (9). Non c’è a questo livello nessuna “rivoluzione Biden”, ma, piuttosto, una netta continuità – naturalmente raramente descritta come tale (10).
Come nella logica dell’amministrazione Trump, l’idea dell’ARP è di evitare un aumento della disoccupazione e un forte calo del consumo delle famiglie, temendo che questo porti a un aumento dei fallimenti delle imprese. Tra le principali misure contenute nel piano ci sono: un trasferimento diretto dal governo federale a 160 milioni di famiglie statunitensi (i cosiddetti buoni Covid), pari a 1’400 dollari per una persona sola e 2’800 dollari per una coppia (11); l’estensione dei sussidi di disoccupazione fino all’inizio di settembre e un pagamento aggiuntivo di 300 dollari a settimana, così come la proroga delle scadenze per le famiglie per ripagare i loro debiti e pagare le imposte federali. Oltre a questi aiuti diretti alle famiglie, c’è un programma di 525 miliardi di dollari (Paycheck Protection Program) per fornire prestiti/sovvenzioni alle piccole imprese ed evitare così che esse licenzino i propri dipendenti. Infine, 120 miliardi di dollari sono consacrati alle spese “sanitarie” (distribuzione di vaccini, test, posti di lavoro nel settore sanitario, ecc.)
Tuttavia, l’ARP introduce due nuovi elementi rispetto a Trump. Da un lato, 350 miliardi di dollari sono destinati agli Stati e alle collettività locali, in modo che possano riassumere il milione di lavoratori dei servizi pubblici licenziati durante la crisi. Dall’altro, e questa è una differenza rispetto alla situazione francese, l’ARP sta mettendo a disposizione 170 miliardi per le scuole (asilo, elementari, medie, superiori) e per le università pubbliche per preparare il ritorno a scuola in presenza in condizioni sanitarie migliori (ventilazioni, aumento di personale, riduzione delle dimensioni delle classi, ecc.)
Tutti gli economisti concordano sul fatto che queste misure hanno ridotto e ridurranno il numero di americani colpiti dalla crisi economica; inoltre, se estese (come proposto nell’American Families Plan), ridurrebbero la quota di americani che vivono sotto la soglia di povertà (riducendo, ad esempio, il tasso di povertà dal 40% al 30% per gli afroamericani e gli ispanici; dal 14% all’8% per l’intera popolazione. (12)
Ma gli effetti dell’ARP sono temporanei e il ritorno alla normalità capitalista non è di buon auspicio per i lavoratori americani. Soprattutto quando si vede come Biden sta negoziando questo ritorno.
Vecchie ricette
Durante la sua campagna, Biden ha promesso di aumentare il salario minimo federale a 15 dollari l’ora (12,61 euro, sui quali il lavoratore deve poi pagare i contributi pensionistici, l’assicurazione sanitaria, ecc.) Una volta al potere, non ci è voluto molto perché si rimangiasse questa promessa, dopo un infame voltafaccia parlamentare (13), infame soprattutto per coloro che avevano nutrito e mantenuto illusioni su di lui.
Egli non perde occasione per dimostrare che non è il “presidente dei lavoratori ” (14). A maggio, dopo l’annuncio dei pessimi dati sull’occupazione relativi ad aprile – solo 250’000 posti di lavoro creati, ben lontano dal milione previsto – i repubblicani hanno lanciato una vigorosa campagna contro i sussidi di disoccupazione aggiuntivi previsti dall’ARP. In 22 dei 27 stati nei quali governano, hanno annunciato che li avrebbero sospesi a partire da giugno o luglio. È vero che questi permettono ad alcuni lavoratori di sopravvivere in attesa di lavori meglio pagati o di cambiare settore. Ma questo solo perché i salari sono troppo bassi! Nel settore della ristorazione, il salario orario minimo è di 2,13 dollari, e la maggior parte della paga proviene dalle mance dei clienti (15). E in altri settori, i padroni denunciano la “carenza di manodopera”: in realtà bisognerebbe piuttosto parlare di “carenza di salario”!
Come ha risposto Biden a questa offensiva repubblicana? Promettendo più… controlli sui disoccupati, in modo che accettino le offerte di lavoro che vengono loro sottoposte, pena la sospensione delle indennità. Non siamo così lontani dalla guerra ai disoccupati che i repubblicani stanno conducendo.
Piani di intervento ben al di sotto dei bisogni della popolazione
Nella narrazione rooseveltiana di Biden e della sinistra democratica che si rivendica come sua ispiratrice, l’orizzonte economico “post-pandemico” è fissato in particolare (ma non esclusivamente) in un piano di investimenti pubblici. L’amministrazione Biden sta propagandando come l’AJP permetterà di “ricostruire l’America”, cioè ripristinerà la crescita dell’economia statunitense, sia rispetto alla stagnazione pre-Covid (dopo la crisi del 2008) che in relazione al periodo Covid. Questa crescita rinnovata dovrà servie, nella logica dell’amministrazione Biden, a tre obiettivi: “ricostruire la classe media”, ristabilire l’egemonia industriale e tecnologica degli Stati Uniti di fronte alla Cina e, infine, “affrontare il cambiamento climatico ” (16). Si tratta nel suo complesso, come vedremo, di un progetto dell’imperialismo statunitense di fronte alla Cina.
Alcune delle proposte dell’AJP, se attuate, miglioreranno effettivamente la vita quotidiana dei lavoratori; pensiamo al rinnovamento totale della rete dell’acqua potabile (per eliminare le numerose tubazioni in piombo), la riabilitazione delle reti elettriche (per evitare interruzioni sistematiche di corrente in alcune zone) e la messa in sicurezza dei pozzi di petrolio e delle miniere abbandonate che inquinano l’acqua e il suolo.
Ma è chiaro che gli investimenti infrastrutturali proposti sono molto al di sotto di ciò che sarebbe necessario. I 621 miliardi di dollari dell’AJP stanziati per le infrastrutture sono in realtà solo circa un quarto di ciò che sarebbe effettivamente necessario per il rinnovo e la messa in sicurezza. L’American Society of Civil Engineers, che pubblica un rapporto annuale sullo stato delle infrastrutture del paese, stima che sarebbero necessari almeno 2,7 miliardi (17).
Se prendiamo, ad esempio, il caso delle autostrade, secondo i rilevamenti della stessa amministrazione Biden, il 20% della rete avrebbe bisogno di un rinnovamento immediato o di aggiornamenti della sicurezza. Ma l’AJP propone di rinnovarne solo una parte che oscilla tra il 10% e il 15% (18). Per quanto riguarda i ponti (un altro simbolo del New Deal), l’AJP prevede di rendere sicuri 10’000 dei ponti più pericolosi, sui 45’000 le cui condizioni sono considerate “cattive” (leggi “pericolose “) (19 ). Per il trasporto pubblico nelle aree urbane sono previsti 85 miliardi di lavori, mentre la stessa amministrazione Biden stima necessaria una spesa di 150 miliardi; lo stesso ritornello vale per la rete ferroviaria, per la quale l’AJP prevede solo di “recuperare” l’arretrato accumulato dei lavori di manutenzione (20). La stessa critica potrebbe essere tranquillamente rivolta sia al programma di costruzione di alloggi sociali di circa 40 miliardi (in otto anni) che a quello per la ristrutturazione degli edifici pubblici.
Lo stesso discorso vale per l’American Families Plan (AFP), che mira rendere definitive e ampliare alcune delle misure di sostegno alle famiglie introdotte temporaneamente dai pacchetti di stimolo di emergenza varati da Trump e dallo stesso Biden. L’AFP può essere visto come il “pacchetto” sociale varato dall’amministrazione Biden – e come tale è probabile che verrà combattuto duramente. Nella formazione, per esempio, l’AFP propone di impegnare risorse per asili gratuiti per i bambini di 3-4 anni (21), così come un aumento significativo dell’accesso gratuito all’istruzione superiore pubblica. In termini di prestazioni sociali, tagli fiscali per i più poveri ed estensione della copertura sanitaria (22), l’AFP è anche ambizioso, soprattutto verso le famiglie con bambini e le “minoranze”. Queste proposte, anche se certamente giuste, sembrano tuttavia ancora poca cosa di fronte alla clamorosa inadeguatezza delle protezioni sociali negli Stati Uniti.
Insabbiamento parlamentare
Ma, per quanto siano inadeguati, questi piani vengono ora messi sotto torchio al Congresso e saranno ulteriormente indeboliti. La manovra con la quale l’amministrazione Biden ha eliminato l’aumento del salario minimo è una costante della sua politica. Da politicante accorto, Biden sa che la sua maggioranza ha solo un voto di vantaggio al Senato, dove l’opposizione repubblicana può esercitare l’arma dell’ostruzionismo, una tattica parlamentare per bloccare l’esame di una legge.
Ha quindi lanciato delle proposte incolpando i repubblicani di bloccare le sue riforme. Questo non gli impedisce di cercare un compromesso con loro. L’iniziale JPA di 2,3 miliardi di dollari è dapprima ridotta a fine di maggio a 1,7 miliardi di dollari e di nuovo, all’inizio di giugno, a 928 miliardi di dollari. Alla fine, un compromesso di 1,2 miliardi di dollari è stato raggiunto tra alcuni senatori repubblicani e democratici. L’ala destra del Partito Democratico, nella persona del senatore del West Virginia Joe Manchin, ha diretto l’operazione, minacciando di ritirare il proprio sostegno a Biden se non si fosse raggiunto un compromesso. Ed è stato dopo che Manchin si era mostrato ostile a un aumento dell’imposta sul reddito delle società dal 21% al 28% che Biden ha fatto marcia indietro sulla questione.
La tattica di Biden è culminata nelle sue proposte fiscali, che dovevano finanziare i suoi piani – il deficit avrebbe dovuto essere solo temporaneo. Oltre ad aumentare l’imposta sul reddito, Biden ha promesso un aumento delle aliquote marginali dell’imposta sul reddito per i più ricchi al 39,7% e un’imposta minima globale sulle imprese del 21%. Si noti che le prime due proposte sono, nel migliore dei casi, un ritorno all’era pre-Trump e non rimettono per nulla in discussione i tagli fiscali messi in atto per oltre 40 anni.
Ma ciò che conta è che la logica di Biden era completamente reversibile: poiché le spese dell’AJP e dell’AFP dovevano essere finanziate da aumenti delle imposte, gli attacchi dei repubblicani e della destra democratica si sono concentrati su queste ultime, avendo come effetto finale di ridurre il volume dei piani di intervento. Nelle ultime discussioni sul MATP, l’aumento dell’imposta sugli utili è scomparso; mentre l’imposta minima globale è stata ridotta dal 21% al 15%, un punto percentuale in meno rispetto all’imposta media sui GAFAM (23).
All’inizio del mandato, i leader di spicco della sinistra del Partito Democratico – Bernie Sanders, Alexandria Ocasio-Cortez – assaporavano la gioia di essere gli ispiratori della nuova amministrazione, contribuendo a sostenere le più disparate illusioni su di essa. Ma la bilancia tende sempre a destra in questo Partito Democratico al servizio del grande capitale americano. E la sinistra finirà per votare questi progetti con il tradizionale atteggiamento del “meglio questo che niente”.
L’obiettivo strategico imperialista
In cosa ci imbattiamo, allora, quando raschiamo via lo spesso strato di finzione mantenuto dalla Casa Bianca e da tutti gli acritici sostenitori di Biden? Una politica imperialista.
Nell’AJP, un budget paragonabile a quello per le infrastrutture – e paragonabile alla spesa “sociale” dell’AFP – è dedicato allo sviluppo di una nuova politica industriale e tecnologica per consolidare il dominio internazionale degli USA (24). Non che quest’ultima sia minacciata nell’immediato futuro dalla Cina nei settori che contano – armi, diplomazia. Ma si tratta di affermare che la borghesia americana non ha intenzione di condividere il suo primato e intende influenzare la distribuzione degli altri ruoli. Biden lo ha ripetuto a più riprese: gli Stati Uniti devono essere “il numero uno”, devono “aggiudicarsi il XXI secolo” e quindi superare la Cina. Il tour europeo di Biden si è quindi svolto sotto la bandiera di “America is back”, uno slogan caro a Reagan.
Non è a causa di un’improvvisa coscienza ecologica che l’AJP contiene un’ampia sezione sulle auto elettriche (e del resto, quale consapevolezza ecologica consisterebbe nel mettere sulle strade pick-up elettrici come quelli guidati da Biden durante la sua visita allo stabilimento Ford Rouge!). Il piano include investimenti in infrastrutture (reti di ricarica), sussidi alle aziende, spese di ricerca e sviluppo, e una grande comanda pubblica (ad esempio la sostituzione dei famosi scuolabus gialli con equivalenti elettrici) – il tutto per un importo inizialmente anticipato di 178 miliardi in 8 anni (che è quasi quanto l’importo previsto per garantite la frequentazione gratuita dell’asilo a tutti gli americani). Questa è già una risposta alla ristrutturazione della capacità di produzione di automobili nelle grandi metropoli imperialiste. Ma soprattutto, dietro le batterie per auto, ci sono i semiconduttori, il cui interesse strategico è tanto più importante in quanto le recenti carenze hanno rivelato le debolezze degli Stati Uniti in questo settore (25).
Democratici e repubblicani, che stanno combattendo sui vari aspetti fiscali e di bilancio dei piani di Biden, si sono accordati su uno Strategic Competition Act 2021, che è stato presentato congiuntamente al Senato e che prevede un aumento della spesa militare nell’area indopacifica. Questa politica per l’imperialismo è mascherata internamente come una politica per le “classi medie” ed esternamente come una politica per la “democrazia” in opposizione alla Cina “autoritaria”. I “posti di lavoro buoni, ben pagati e sindacalizzati” che Biden promette, sono inseparabili dal progetto di contenere la Cina. E per Biden, è un tentativo di allontanare quelle imprecisate “classi medie” (si tratta in realtà dei lavoratori e delle lavoratrici salariati/e degli Stati Uniti) da Trump o da opzioni politiche più a sinistra del centro democratico da lui incarnato. Sul controllo dell’immigrazione, la “rivoluzione Biden” è ancora più limitata.
Negli anni ’30, Roosevelt fu sospinto nella sua azione da un’intensa ondata di scioperi e di organizzazione dei lavoratori. Il nostro sguardo deve esse più attento a fenomeni provenienti dalla stessa direzione (anche se probabilmente siamo ancora lontani da un movimento di quella portata) che dalle illusioni ingannevoli di Biden!
*articolo apparso sulla rivista francese L’Anticapitaliste n°127 (luglio 2021). La traduzione è stata curata dal segretariato MPS
1. https://www.alternatives-economiques.fr/revolution -biden/00098801
2. in gran parte sbagliato, come abbiamo già discusso: https://lanticapitaliste.org/actualite/international/biden-sera-t-il-un-autre-roosevelt.
3. https://www.youtube.com/watch?v=eRHs9-w470c
4. https://www.facebook.com/watch/?v=1760487977 25132
5. https://www.franceinter.fr/emissions/questions-poli ticks/policy-issues-06-June-2021
6. Considerazioni espresse anche da alcuni economisti più vicini al potere politico: vedi per esempio https://www.project-syndicate.org/commentary/biden-economic-agenda-is-more-catch-up-than-visionary-by-jean-pisani-ferry-2021-05/french
7. L’amministrazione Biden conta anche sul fatto che l’AJP si “autofinanzi” tramite la crescita del surplus e quindi il gettito fiscale.
8. Questo sostegno del governo federale è accompagnato da misure attuate dalla banca centrale statunitense (la Fed). Già nel 2020, sotto l’amministrazione Trump, la Fed era responsabile di un fondo di sostegno, dotato di 1’100 miliardi di dollari (Economic Stabilization Fund o Main Street Lending Program), destinato ai prestiti alle medie e grandi imprese. Questo è stato ovviamente complementare alla politica monetaria della Fed (che continuerà nei prossimi mesi), vale a dire il mantenimento dei tassi di interesse di riferimento molto bassi (per facilitare l’indebitamento privato) e la ripresa dei programmi di acquisto di attività finanziarie (per alleggerire i bilanci delle imprese più indebitate).
9. Il primo piano Trump (“CARES Act” per Coronavirus Aid, Relief and Economic Security Act) è stato adottato nel marzo 2020. Il secondo piano Trump (Coronavirus Response and Consolidated Appropriations Act) è stato approvato nel dicembre 2020. C’era un totale di 2,2 trilioni di dollari impegnati tra i due piani, con un iniziale 350 miliardi di dollari (forniti a marzo), poi un altro supplemento di emergenza (525 miliardi di dollari) ad agosto, e infine un’estensione a dicembre di 1 trilione di dollari. Questo era già un intervento economico su una scala che non si è vista negli Stati Uniti nel dopoguerra (il pacchetto di stimolo dopo la crisi finanziaria del 2008 era “solo” circa 800 miliardi di dollari), anche se rispetto alle misure prese altrove nel mondo durante la pandemia, questo livello di intervento sembra già meno straordinario.
10. Queste misure non sono significativamente diverse nella sostanza dai programmi di sostegno economico in altri paesi.
11. C’è una piccola variazione tra Biden e Trump qui: l'”assegno Covid” di Trump era meno generoso (1’200 dollari) e concerneva una popolazione più ampia (poiché era rivolto anche alle famiglie più ricche).
12. Vedi per esempio l’analisi preliminare degli economisti della Columbia University: https://www.povertycenter.columbia.edu/news-internal/2021/presidential-policy/biden-economic-relief-proposal-poverty-impact
13. Questo consisteva nel nascondersi dietro il parere sfavorevole di un oscuro funzionario del Congresso, il Parlamentare, il cui parere puramente consultivo è stato raramente seguito dalle amministrazioni precedenti.
14. Fare una bugia di Le Monde, non è certo male per far passare le vesciche per lanterne! https://www.lemonde.fr/idees/article/2021/04/29/joe-biden-le-president-des-travailleurs_6078490_3232.html
15.https://alencontre.org/ameriques/americnord/usa/etats-unis-les-travailleurs-et-travailleuses-de-la-restauration-disent-pas-de-retour-au-travail-sans-un-reel-salaire-minimum-decent.html
16.Nel linguaggio della Casa Bianca: “Come i grandi progetti del passato, il piano del presidente unificherà e mobiliterà il paese per affrontare le grandi sfide del nostro tempo: la crisi climatica e le ambizioni di una Cina autocratica. (https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2021/03/31/fact-sheet-the-american-jobs-plan/ )
17.https://infrastructurereportcard.org/. In effetti, gli incidenti mortali (crolli, deragliamenti, incidenti stradali, ecc.) si sono moltiplicati negli Stati Uniti nell’ultimo decennio.
18.https://www.whitehouse.gov/briefing-room/statements-releases/2021/03/31/fact-sheet-the-american-jobs-plan/
19. ibid.
20. ibid.
21. Va notato che l’assenza di un ritorno a scuola e il fatto che una parte dei lavoratori rimane fuori dal posto di lavoro per accudire i propri figli è probabilmente un fattore importante nella scelta di Biden di rafforzare la cura della prima infanzia: più che una preoccupazione di fornire un servizio pubblico, la preoccupazione è soprattutto quella di liberare la forza lavoro e aumentare il tasso di occupazione.
22. Per la gioia delle compagnie di assicurazione private, che trovano in questo un inaspettato guadagno: infatti, l’estensione della copertura sanitaria significa, in questo caso, sussidi pubblici per permettere ai più modesti di assicurarsi con compagnie private.
23. La tassa minima del 15%, presentata da Biden al G7, apre la porta a un allineamento verso il basso della tassazione nei vari paesi. Se l’Irlanda deve aumentare il suo tasso, la maggior parte degli altri paesi potrà abbassare il proprio!
24. Questo include una notevole quantità di denaro proposto per la ricerca e lo sviluppo (circa 135 miliardi nella proposta iniziale), la creazione di una nuova amministrazione pubblica per “monitorare” lo sviluppo di “settori cruciali” (50 miliardi), e sussidi diretti e indiretti alle aziende in questi settori (circa 300 miliardi).
25.Questa particolare industria è già certa di beneficiare del proprio pacchetto di 50 miliardi di dollari in 5 anni, previsto dal CHIPS Act, legislazione proposta e sostenuta sia dai repubblicani che dai democratici.