Pubblichiamo la lettera che Chiara Lepori Abächerli, fin dall’inizio attiva sostenitrice del referendum contro il PSE, ha inviato ai due copresidenti del PS di Lugano (Tessa Prati e Filippo Zanetti). Essa contiene interessanti riflessioni che, ci pare, possano interessare tutto il campo di quella che, per comodità, viene definita la sinistra. Ricordiamo, per rimanere nel tema, che il PS di Lugano e i suoi satelliti (PC, Forum, etc.) hanno approvato in Consiglio Comunale il PSE. Il PS, in sede di discussione sulla votazione, ha optato poi per la “libertà di voto”. La campagna di queste settimane ha visto tuttavia la netta maggioranza della direzione della sezione di Lugano (Raoul Ghisletta, Carlo Zoppi, Cristina Zanini Barzaghi, Marilena Ranzi Antognoli, Daniele Alves Barreiro) pronunciarsi pubblicamente a favore del progetto; così come hanno fatto altri esponenti del PS assai noti (da Chiara Orelli ad Adriano Venuti*). Chiara Lepori Abächerli è iscritta al PS. La lettera è apparsa sul sito facebook del comitato per il NO al PSE. (Red)
Cara Tessa, caro Filippo,
vi scrivo per segnalarvi la mia preoccupazione per la campagna di votazione sul PSE. Non mi piace il tentativo dei favorevoli di spostare la discussione sul sì o no allo sport sottacendo che anche votando no si promuove (e meglio!) lo sport, e nemmeno la strumentalizzazione dei “nostri giovani”, utilizzati come marionette negli spot pubblicitari – ed il pensiero non può non andare ad altri giovani ai quali il Municipio ha distrutto un centro sociale ben più sobrio e sostenibile di ciò che si vuole realizzare a Cornaredo… Poi il mio disagio è cresciuto quando mi sono accorta che la presentazione redatta dal Municipio nel libretto “ufficiale” sulle votazioni è gravemente tendenziosa, e si è accentuato ancora di più quando ho visto il goffo tentativo di sminuire l’accaduto: non proprio un’esemplare lezione di civica per i “nostri giovani”, di cui sopra.
Però in questo testo intendo affrontare un altro tema, che ritengo politicamente molto serio: quello del modello di sviluppo a cui un partito vuole tendere. Proprio perché ci si è accorti che sotto il termine di “sviluppo” passava di tutto, anche operazioni che danneggiavano gravemente i più poveri a vantaggio di scaltri approfittatori o che si basavano sullo sfruttamento insostenibile delle risorse, è stata coniata l’espressione “sviluppo sostenibile”, inserita come obiettivo nella nostra Costituzione nel 1999. Bisogna dire che purtroppo, a causa del continuo tentativo di utilizzare anche questo termine in modo improprio, cioè di far passare per sostenibile ciò che non lo è, anche quest’espressione è soggetta a critiche, ma secondo me è ancora utilizzabile, a patto che si abbia bene in chiaro cosa significhi: un miglioramento (non necessariamente una crescita) delle condizioni materiali della popolazione, con attenzione particolare alla distribuzione dei benefici (aspetto sociale) e naturalmente alla sostenibilità ambientale. Alla base dello sviluppo sostenibile – e non si può non sottolinearlo ora, dopo il mezzo fallimento della COP26 che preoccupa tante persone di buona volontà, fra cui anche tanti fra i famosi “nostri giovani” – ci sono l’uso parsimonioso delle risorse e la sobrietà.
Questa premessa per affermare qui con forza che il PSE su cui si vota contraddice palesemente il concetto di sviluppo sostenibile. Peggio: i sostenitori utilizzano i termini di “riqualifica”, “ricucitura”, “progresso” “sostenibilità” ecc. in modo errato, contribuendo a svuotare di senso tali concetti. Cercherò di motivare le mie affermazioni soffermandomi su tre semplici punti.
1- Uso parsimonioso del suolo. Ce lo impone la Costituzione, ma è particolarmente importante a Lugano dove un Piano regolatore sovradimensionato concede di costruire veramente troppo; la legge imporrebbe di diminuire la superficie edificabile, ma ciò è difficile e costoso: non è proprio il caso di dedicare un terreno ora pubblico ad altra edificazione.
2- Aspetto sociale/ambientale: il principale fattore di degrado a Cornaredo, per chi già vi abita, è il traffico. Ebbene, secondo l’esame di impatto ambientale il PSE ne determinerà addirittura un aumento. E non mi riferisco alla strada a quattro corsie progettata sì dal Cantone ma con il beneplacito del Municipio, e nemmeno al traffico indotto dal cantiere: si tratta proprio di quello aggiuntivo e permanente creato dal PSE.
3- Alloggi a pigione moderata nel Messaggio non ne sono previsti: delle promesse e degli auspici non mi fiderei tanto, e non solo da quando il Municipio ha abbattuto il Macello. Ma il punto non è nemmeno questo: una politica sociale dell’alloggio va studiata con attenzione, ricercando i veri bisogni dei differenti quartieri e pianificando un’integrazione attenta di quanto si vuole fare con ciò che già esiste. Appiccicare posticciamente a un progetto di tutt’altra natura l’appellativo di “sociale” è un modo di procedere profondamente scorretto, un’operazione che strumentalizza per i propri fini i veri poveri, ai quali si tolgono anche i campi di allenamento del FC Rapid sotto casa.
Cari Tessa e Filippo, concludo qui anche se avrei molto altro da scrivere: ma mi pare giusto rimanere nel limite di una paginetta di testo. Una cosa voglio però ancora dirla: a prescindere dal risultato della votazione credo che un chiarimento su cosa il PS – e gli altri partiti! – di Lugano intenda per sviluppo si imponga. Ritengo che si tratti di un nodo centrale della politica, sul quale non può esserci ambiguità.
*Adriano Venuti ci fa sapere (dopo l’apparizione di questo articolo): “Non mi sono mai espresso e non ho necessità di farlo”. Ne prendiamo volentieri atto e ci scusiamo con lui, anche se l’ultima parte della sua precisazione è sintomatica di un certo modo di fare politica. Ma, quando si abita a Massagno, certe abitudini dei padroni storici del Comune influenzano, magari anche solo respirando…