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Il Movimento per il socialismo (MPS) ha preso atto della risposta del governo cantonale alla consultazione indetta dal Consiglio federale in merito alle proposte per far fronte alla emergenza pandemica alla luce dei preoccupanti sviluppi della situazione.

È significativo che il governo renda pubblica la propria posizione – sostanzialmente a sostegno delle varianti e posizioni più moderate tra tutte quelle proposte dal CF – proprio nel giorno in cui in Ticino si stabilisce un nuovo record di contagiati di tutto il 2021, oltre alla conferma di una ripresa quotidiana del numero dei morti. Segno evidente che il governo non coglie (o non vuole cogliere) la gravità della situazione. Confermando in questo modo un atteggiamento che ci sembra da tempo le forze politiche che esso rappresenta abbiano ormai abbracciato.

Il governo ticinese si pronuncia quindi per la variante 1 (la cosiddetta variante 2G) che molti esperti, compresa la maggior parte degli stessi collaboratori scientifici e medici del governo, ritengono assolutamente inadeguata dal punto di vista medico ed epidemiologico.

Il governo conferma poi le sue posizioni, piattamente favorevole alla totale prosecuzione delle attività lavorative in ogni ambito: significativo che scarti la variante 2 per il fatto che essa preveda (seppur in forma moderata) la possibile chiusura di alcune attività economiche (lokdown parziali). Addirittura incomprensibile (e grave visto che qui il governo agisce anche nella sua veste di datore di lavoro) il rifiuto dell’obbligo del telelavoro.

In questo senso il governo conferma le sue precedenti posizioni: da quello del rifiuto dell’introduzione di test di massa a quello di estendere l’uso della mascherina (introdotto dopo lunghissima esitazione).

Ancora una volta il governo ticinese conferma la propria inaccettabile filosofia di fronte alla crisi pandemica fondata su un atteggiamento reattivo e non preventivo.

Il governo cantonale (come altri governi e come quello federale) ribadisce quindi una posizione la cui unica preoccupazione è quella di permettere al sistema ospedaliero di funzionare (e quasi non riescono nemmeno a fare questo), che le imprese possano produrre e che i lavoratori e le lavoratrici, costi quel che costi, non interrompano le loro attività.

Anche la scuola, da sempre ancella del sistema produttivo, si deve piegare a questo “andiamo avanti ad ogni costo”, arrivando a rifiutare di adottare persino quelle misure di buon senso che tutti gli esperti riconosciuti in materia hanno a più riprese invocato: pensiamo, ad esempio, all’obbligo della mascherina nei diversi ordini di scuola, in particolare tra i ragazzi delle elementari, come noto tra i maggiori veicoli del contagio o, ancora, all’introduzione dei test salivali sistematici e ripetuti. E se necessario, come è stato fatto in Ticino negli ultimi giorni, barare anche sui criteri di dichiarazione delle quarantene: non solo modificando (allentando i criteri per dichiarare una quarantena), ma rendendone pubbliche solo una parte

È evidente che, a questo punto e vista l’evoluzione della situazione, la sola vaccinazione e le varianti proposte dal governo federale non basteranno a fermare la pandemia. Bisogna bloccare la catena del contagio e per fare questo, come ha dimostrato l’Austria, appare necessario adottare un lokdown solidale. La vicinanza della pausa natalizia faciliterebbe l’adozione di un provvedimento di questo genere.

Per riassumere, si tratta quindi ora di dare al virus il minor numero possibile di opportunità di diffondersi e mutare ulteriormente. Questo può essere ottenuto solo con una strategia radicale di bassa incidenza, combinata con una vaccinazione diffusa (e se necessario obbligatoria), che deve mirare a impedire del tutto la diffusione del virus. Solo se questi due obiettivi saranno raggiunti, la pandemia potrà essere fermata.