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In Italia, come in altri paesi, la pratica democratica perde sostanza, vive nella libertà formale svuotata di contenuto. La politica smarrisce il contatto coi cittadini, si ha una progressiva separazione del “sociale” dal “politico”, è l’emancipazione del sistema politico e decisionale dalla società civile. Chi effettivamente decide è una cerchia ristretta di persone nel corso di incontri di lavoro (o meglio di gruppi d’interesse elitari) con pochissimi invitati. Gestiscono le risorse, decidono e rappresentano una base sociale composta da dirigenti pubblici e privati, direttori di banca e fondazioni, Presidi e insegnanti universitari, giornalisti accreditati, piccoli e grandi imprenditori, commercialisti e altri professionisti in genere, primari d’ospedale, magistrati, esponenti della gerarchia ecclesiastica, delle forze dell’ordine, dell’esercito, dei sindacati e dei partiti.

Il sistema elettorale-istituzionale introdotto con il maggioritario a due turni costruito attorno all’idea del sindaco-governatore, non ha giovato alla “salute” della democrazia, e ha prodotto amministrazioni fondate su uno scarso consenso elettorale. Sindaci “forti” rispetto alle giunte, ai consigli e alle forze politiche, ma eletti prevalentemente da pochi elettori, con scarso consenso, quindi facilmente esposti alle pressioni dei centri di potere economico e finanziario. Difatti, nell’ultima tornata delle amministrative i vincitori al ballottaggio hanno vinto ottenendo l’appoggio solo di un quarto dell’elettorato. A Torino, ad esempio, ha votato al primo turno il 48,1% e il 42,1 % al ballottaggio. Il già meno della metà dei votanti, al ballottaggio si è poi diviso tra i due candidati, per cui alla fine il vincitore risulta essere stato votato da un quarto dei potenziali elettori torinesi.

Ad astenersi nelle grandi città sono soprattutto gli elettori delle periferie nelle quali molti vivono in condizioni di marginalità economica e sociale e avvertono lo sfilacciamento del rapporto tra cittadini ed istituzioni. Molteplici le ragioni: disillusione, disaffezione per la politica, quella partitica in particolare, scarsa credibilità dei candidati. Pochi però considerano che il declino della partecipazione sia anche frutto dei meccanismi elettorali maggioritari e non proporzionali sui quali si basano le elezioni locali e non solo, che impongono scelte coatte di voto non facilmente “digeribili”. Pesa sull’insieme lo sfaldamento dei partiti come costruttori di consenso e produttori di progetti politici, sostituiti da corti personalizzate che suppliscono alla mancanza di “militanti”, iscritti e proseliti, quel tessuto che tratteneva ed espandeva il consenso elettorale acquisito. Secondo stime attendibili gli attuali iscritti ai vari partiti sono un ottavo di quelli iscritti ai partiti della Prima repubblica, mentre la popolazione dal dopoguerra è aumentata di dieci milioni. Chi ancora vota, quali partiti vota? Ecco la risposta secondo i dati raccolti e pubblicati sul «Corriere della Sera» dell’8 novembre 2021. Il Partito democratico si afferma tra pensionati e giovani laureati, crolla il consenso tra le tute blu, aumenta tra gli imprenditori, per cui emerge l’immagine di un partito dei ceti dirigenti e dei pensionati. La Lega Nord fa il pieno tra le tute blu, molto più che tra gli imprenditori e i lavoratori autonomi. Il consenso raccolto tra le tute blu supera di molto la somma di quelli di tutte le forze della variegata sinistra, Pd compreso. Fratelli d’Italia spopola tra i lavoratori autonomi e con buoni risultati anche tra gli imprenditori e gli impiegati, meno tra gli operai. Infine, il declino della stella dei Cinquestelle consegna un movimento con una base elettorale collocata soprattutto nel Mezzogiorno.

*storico, collaboratore del nostro mensile Solidarietà. È autore di numerose opere tra le quali segnaliamo La rivolta di corso Traiano (1997-2019), BFS Edizioni; Un rosso relativo. Anime, coscienze, generazioni nel movimento dei movimenti, Datanews edizioni (2003); Nessuno ci può giudicare (2005), Derive Approdi; I dilemmi di Trotsky. Dalla «rivoluzione permanente» al «socialismo in un solo paese», storia dell’affermazione dello stalinismo in Unione Sovietica (2017),Red Star Press; Il ’68 in Italia. Le idee, i movimenti, la politica (2018), BFS Edizioni e il recente Il sapere della libertà. Vita e opere di Charles Wright Mills, Derive Approdi.

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