Una delegazione dell’MPS ha consegnato oggi alla Cancelleria comunale 1’300 firme a sostegno della petizione (lanciata a metà dicembre) contro l’aumento delle tariffe dell’acqua potabile a partire dal 2022, annunciato dal Municipio di Lugano a fine novembre.
Si tratta di un aumento importante (di circa il 20%9 che, per un normale nucleo familiare comporterà un aumento di circa 100 franchi all’anno). Un aumento che si accosta agli altri che (a più riprese e negli ultimi anni) hanno interessato altre tariffe (gas, luce, etc.); un aumento che va ad aggiungersi a quelli di altri costi che gravano su impegni irrinunciabili delle famiglie: a cominciare dagli aumenti che, in questi ultimi anni, hanno interessato i premi di cassa malati.
Si tratta di un trend che ha investito le famiglie di salariati e salariate (che, lo ricordiamo, rappresentano più dei tre quarti della popolazione del nostro Cantone) e che ha già inciso sulla capacità reddituale, contribuendo alla diminuzione del potere d’acquisto in un contesto già fortemente toccato dalle difficoltà economiche e sociali alle quali ha sicuramente contribuito anche la pandemia.
L’acqua è un bene primario e comune. L’aumento delle tariffe va sicuramente a colpire maggiormente coloro che dispongono di redditi modesti e le famiglie più numerose. Un aumento inaccettabile in un periodo difficile come quello che stiamo vivendo.
L’MPS non può poi esimersi dal sottolineare come questo aumento sia stato annunciato (e non si tratta certo solo di una curiosa coincidenza) meno di 12 ore dopo l’esito del referendum sul PSE.
Non è la prima e non sarà certamente nemmeno l’ultima decisione di questo genere (che gravano cioè sulla capacità reddituale dei cittadini e delle cittadine e quindi sul loro livello di vita) alle quali assisteremo nei prossimi anni a Lugano. Certo, non sarà tutta colpa dell’ingente sforzo finanziario che si dovrà fare sul PSE (le premesse negative il Municipio e i suoi partiti avevano contribuito a realizzarle già nel corso degli ultimi anni), ma certamente il PSE andrà ad aggravare questa situazione in modo importante e decisivo.
Discutibili poi le motivazioni, tra l’altro del tutto generiche, per cui questo aumento si giustificherebbe con la necessità di “garantire la qualità e l’approvigionamento” alla popolazione. Si tratta infatti non solo di obiettivi che devono essere in permanenza e a tutti costi garantiti (trattandosi di un bene primario), ma anche di compiti che un esecutivo deve garantire, sia dal punto di vista tecnico che da quello finanziario, sulla durata, con investimenti e interventi che devono far parte dell’attività permanente.
Il fatto di dover ricorrere ad un aumento di questo tipo è solo la conferma di ritardi ed inadempienze, a livello di investimenti atti a garantire qualità e approvigionamento, che affondano le radici nel passato.
Anche da questo punto di vista si sentono le difficoltà di un’amministrazione costantemente e sempre più in difficoltà nella gestione della cosa pubblica, dei progetti e delle necessità per rispondere in modo adeguato ai bisogni dei cittadini e delle cittadine. Difficoltà che sicuramente verranno ampliate con il PSE.