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Direttamente coinvolti nella Piattaforma (Convenzione) di dialogo, diretta da F.Steinegger, con lo scopo di trattare tutte le questioni “operative” e “strategiche” che riguardano le Officine di Bellinzona (OBe), deduzione logica vuole che avremmo dovuto entrare nel dettaglio del Piano industriale (PI) inerente la nuova “Officina” prevista a Castione. Poter quindi esaminare tutte quelle questioni: tecniche, operative, produttive, occupazionali, ecc., inerenti la dislocazione delle OBe e la gestione della fase di transizione (2018-2027). Purtroppo, non è affatto così! Finora, abbiamo ottenuto unicamente (sia da parte aziendale che istituzionale) che delle delucidazioni prive di tutti quei dettagli indispensabili per evadere i nostri più che legittimi interrogativi!

In questi ultimi periodi abbiamo assistito al cosiddetto “balletto delle cifre” con dei balzi straordinari verso l’alto, sia per l’ammontare dell’investimento progredito da 360 a 580 milioni di franchi (+ 61% ca.), che per il fabbisogno di personale “generosamente” salito da 200 a 360 unità, ma, pur sempre, 150 unità in meno rispetto al computo degli attuali dipendenti! Numeri messi lì, senza però giustificarne le ragioni, visto che nemmeno l’attualissimo PI (presentato il 7 dicembre 2021) fornisce, in merito, delle spiegazioni dettagliate. A questo si aggiunge la fondamentale questione relativa la fase di transizione (2018-2027) presso le OBe, ancora inevasa e pertanto con il personale, già sin d’ora, completamente in balia degli eventi.

Per sgomberare poi il campo da qualsiasi divergenza di interpretazione e dalla “guerra” delle cifre, sarebbe sufficiente che le FFS presentassero e precisassero qualche semplice dato relativo a una pianificazione dettagliata (budget) dei prossimi 5 anni (2022-2026). Fornendo, in primis, un bilancio altrettanto dettagliato dello «status quo» che illustri il portfolio delle attuali attività (distinta) svolte presso le OBe, quelle presso lo stabilimento Industriale di Pedemonte, ecc.; e, per ognuna di essa, l’ammontare dei volumi (ore/anno) e il numero di tutti i collaboratori (compresi interinali) coinvolti.

Come pure fornendo la distinta delle varie strutture e servizi implicati, compresi quelli centralizzati, con rispettivo numero di personale, interinali compresi. Solo così potremo capire (nuovi prodotti a parte) il valore reale (umano e materiale) di ciò che ora possediamo e quanto, di questo, se ne terrà effettivamente conto nella nuova struttura. Si potrà anche avere una visione inequivocabile della provenienza, dei profili, della caratteristica dei contratti e delle modalità d’assunzione dei 360 collaboratori previsti nel 2027!   

Ci preme anche sottolineare come la decisione dell’abbandono della manutenzione dei carri merci, presa in modo palesemente estemporaneo – vista l’assenza di un PI (essenziale per individuare le ripercussioni) -, sia stata una scelta scellerata, che causerà importanti contraccolpi (come li si sta già ravvisando) sui volumi di lavoro e l’occupazione (almeno 43 posti, compromessi fin da subito), per la perdita prematura degli attuali e potenziali clienti operativi nel traffico merci. Tutta una serie di concause negative che vanno da quelle occupazionali, all’impossibilità di diversificare i prodotti e i clienti a quelle d’interesse economico aziendale (cifra d’affari, ecc.)! Concetti, tra l’altro, messi in luce dallo studio di fattibilità per il Centro di competenze, elaborato e presentato, nel 2014, dalla BDO, diretta allora da Christian Vitta!

Focalizzandoci su dei ragionamenti di sostanza o, se preferite, ai contenuti relativi la nuova struttura, esibita come la più performante d’Europa, occorre partire col porre un’attenta riflessione sulla variante scelta (delle quattro in “gara”), definita “Spazio aperto (nuova struttura a Castione)” che dovrebbe quantomeno fondarsi sul documento titolato: “Risultati Top-down Case” (panoramica delle quattro varianti) presentato ufficialmente dalle FFS il 23.6.2017. Insomma, quella che, quanto meno, avrebbe dovuto essere la “bussola” per orientarsi nella definizione dei contenuti, al momento della stesura della Dichiarazione di Intenti (DI), approvata e presentata alla stampa il 10.12.2017. La stessa “bussola”, per onore di cronaca, che dava la variante “OBe Ott.”, priva di tutti quei problemi tecnici, operativi e aziendali – “narrati” invece, con tanta tenacia, dalle autorità politiche e istituzionali locali -, tali da impedire, alle OBe, di starsene lì, dove sono, e risiedono da almeno 140 anni. Un “Bene Comune”, che è entrato a far parte del patrimonio cittadino, una sorta di “Monumento” che – vista anche la documentata fattibilità tecnica aziendale – andava protetto e non “confinato” in altro luogo, per appagare chissà quali appetibili interessi immobiliari e commerciali!

Entrando poi nel merito dell’investimento di oltre mezzo miliardo di franchi, emergono tutta una serie di riflessioni e tangibili interrogativi, per gli elementi contradditori che emergono rispetto a quanto esibito, in precedenza, dalle stesse FFS, come, per esempio: se, sulla base di quanto presentato il 23 giugno 2017, vi erano oggettive difficoltà finanziarie di almeno 100 milioni – ecco il motivo dei 120 milioni stanziati tra Cantone e città – su un investimento di 355 (Spazio aperto) e 130 milioni di franchi (OBe Ott.), come la mettiamo allora con gli attuali 580 di milioni? Con 225 milioni di franchi di spesa in più si sono forse dissolte le paventate problematicità economiche? Come si giustifica ciò e chi coprirà la differenza? Cosa verrà fatto in concreto (dettagli, compresi gli indennizzi…) con questa stratosferica cifra? Come sarà suddivisa la proprietà a Castione: chi spetta cosa a quali scopi? Quale quota parte di questi 580 milioni di franchi, sarà effettivamente destinata a quella che dovrebbe essere la “struttura” adibita a “Officina”? Insomma: Chi investirà cosa e a quale scopo?

Per come evolvono le cose e per l’indifferenza degli ambienti istituzionali nell’ascoltare e comprendere, le ragioni che stanno alla base delle nostre argomentazioni e preoccupazioni – in particolar modo l’esecutivo cittadino, visto che l’ultimo incontro risale al 31.5.2017 – abbiamo più che l’impressione che il loro unico obiettivo sia nient’altro che quello di rimanere ben saldi alla “giacca” delle FFS. Un buon modo dunque per non compromettere la ghiotta occasione d’“esiliare” le Officine ed “espugnare” il pregiato terreno, senza sentire il peso della responsabilità di dover affrontare i temi e risolvere i problemi pocanzi descritti. Cosa vuoi dunque che possa significare perdere centocinquanta posti di lavoro, il sistematico incremento di personale temporaneo (per la gioia delle agenzie interinali), la perdita di clienti e d’attività (come è stato il caso per il traffico merci) e, di conseguenza, del lavoro, ecc., al cospetto dell’occasione, per Città e Cantone, di poter mettere le mani sul 39% del terreno (45’000 mq dei circa 115’000), svincolato dalle OBe e dall’IS di Pedemonte.    

Un modo d’agire oltretutto supportato dall’errato convincimento, di aver valorizzato e onorato quanto messo concretamente in “cantiere”, da tutti coloro che, dal 2008 in poi, con tanta abnegazione, si sono battuti per garantire, alle OBe, una prospettiva ben diversa da quella che si enuncia ora! Uno scenario, tra l’altro, ispirato dapprima, dall’allegorica e subdola – visto che ci si è persino spinti a scomodare i morti, facendo “elogiare” la dislocazione delle OBe al defunto, ex sindaco (1877-1905) di Bellinzona, Giuseppe Molo – “Visioni e apparizioni in Ticino (autunno 2016)”, seguita poi dalla “boutade” del sindaco “ricollocare altrove le Officine non è più un tabù” (febbraio 2017). Il resto è storia attuale!       

Per terminare, vista la grande e delicata importanza della posta in gioco, dal punto di vista sociale, umano, occupazionale e non solo, ci si pone il seguente quesito: siamo di fronte a una serie di legittime interrogazioni o è solo la conseguenza di una nostra fobica curiosità?       

*Presidente dell’Associazione giù le mani dall’Officina.