Pubblichiamo la versione estesa (per ragioni di tempo quello effettivo sarà una sintesi) dell’intervento dell’MPS in Gran Consiglio nella discussione sull’emendamento relativo alla sperimentazione del “superamento” dell’insegnamento a livelli. (Red)
Non voteremo questo emendamento essenzialmente per due ragioni una di merito e una di metodo. Iniziamo dalla seconda
Stando a quanto afferma il Dipartimento la maggioranza delle persone consultate è favorevole al superamento dei livelli e questo di per sé è sufficiente per proporre la sperimentazione del modello…
Ma le cose non stanno propriamente cosi…infatti affermare che il sistema dei livelli deve essere superato non significa per nulla (come ha invece concluso il DECS) che le proposte dipartimentali (comprese quelle relative alla sperimentazione) siano condivise. Le stesse cifre fornite dal DECS per riassumere l’esito della consultazione sembrano andare in tutt’altra direzione, malgrado lo sforzo “interpretativo” del DECS. Questa nostra sensazione è emersa dalla quantità di partecipanti alla consultazione – che lavorano nelle scuole – che ci dicono di non riconoscersi nel Rapporto di sintesi preparato dal DECS, che considerano vi sia stata una falsa interpretazione delle considerazioni espresse. E forse è proprio questa la ragione che ha spinto il DECS a negare l’accesso ai parlamentari ma anche al pubblico in generale dei documenti della consultazione. Con un atteggiamento incomprensibile infatti il DECS, sostenuto da tutto il governo, ha messo in piedi una pratica di consultazione dei documenti che ha dell’assurdo. I commissari della commissione formazione e cultura avrebbero dovuto recarsi a Bellinzona negli uffici del DECS per visionare i documenti, non è dato di sapere se in presenza di qualche solerte funzionario e sottoponendosi a quali controlli in entrata e in uscita…possibilità, di per se già assurda, che è stata negata agli altri deputati per poi essere concessa, su pressione dell’Ufficio presidenziale del Gran Consiglio, all’ultimo momento rendendo di fatto impossibile una vera lettura approfondita di quanto emerso.
Chissà mai quali informazioni riservate contenessero tali documenti…il sospetto e che se qualcuno avesse veramente auto accesso a questa documentazione avrebbe forse potuto raccontare un’altra storia rispetto a quella raccontata dai vertici del DECS…
Inoltre il rapporto del DECS fa un riassunto – oltre che interpretando a suo piacimento le posizioni espresse – con un approccio “quantitativo” (riferito al numero di documenti ricevuti). Quindi, un documento redatto da un cittadino o singolo allievo o genitori equivale a un documento redatto da decine di persone (plenum di sede, collegio direttori, collegio esperti ecc.). Se questa modalità di render conto fosse stata esplicitata all’inizio della consultazione e quindi ogni docente (o direttore/trice o esperto/a) avesse mandato la propria posizione, i numeri nel resoconto sarebbero stati sicuramente differenti. Ci sembra una modalità di procedere certamente poco scientifica e al limite della manipolazione…che delegittima e denigra chi lavora nella scuola.
Il Dipartimento,” infine ha anche impedito alle istanze critiche di rendere pubbliche le loro posizioni, vittima ne è stata per esempio la consulta dei presidenti dei collegi dei docenti della Scuola media, organo istituito, ironia della sorte, per favorire e coordinare – secondo la versione del DECS – la partecipazione dei collegi alle procedure di consultazione. Ebbene, la consulta ha elaborato un documento di sintesi della consultazione tra i collegi che avrebbe voluto rendere pubblico: invano, il DECS si è formalmente opposto. Alla faccia della democrazia e del dibattito aperto e trasparente
Ma ora veniamo ai contenuti
Da quanto è trapelato ufficiosamente e ufficialmente, si sa che la quasi totalità dei collegi dei docenti, dei gruppi e degli esperti di materia, dei direttori e delle direttrici delle sedi di Sme hanno espresso giudizi fortemente critici tali da mettere evidentemente in dubbio la necessità di continuare su questa strada e di promuovere una sperimentazione del modello. Le risposte contenute nel Rapporto del DECS in gran parte esulano dalle specifiche criticità esposte.
In sintesi questi sono gli elementi critici:
1. il progetto non affronta uno dei nodi centrali della questione dei livelli, vale a dire quello del passaggio dalla scuola media alle scuole post obbligatorie, è qui infatti che il sistema mostra i suoi limiti maggiori, le pressioni del mondo del lavoro e delle scuole post obbligatorie fanno si che quasi tutti debbano di fatto cercare in ogni modo di frequentare i livelli A. Questo meccanismo porta delle evidenti distorsioni all’interno di questo modello con allievi fragili che frequentano comunque i livelli A, imparando meno che se frequentassero il corso B e mettendo in difficoltà i/le docenti. Una situazione che non elimina poi le difficoltà nell’inserimento nel mondo del lavoro o nelle scuole superiori.
Una vera riforma del sistema dei livelli non può quindi essere fatta senza ripensare anche il sistema di passaggio dalla scuola dell’obbligo a quella superiore. Gli esperti di matematica a questo proposito hanno proposto una misura immediata vale a dire di permettere anche agli allievi dei corsi B che ottengono una nota pari o superiore al 5 di accedere alle scuole superiori, proposta ignorata dal Dipartimento. Nel rapporto del DECS si informa che vi è un gruppo di lavoro specifico su questo tema, a quanto sappiamo tale gruppo esiste già da diverso tempo senza che abbia fino ad ora formulato alcune proposta concreta…
2. Il progetto non affronta la gestione dei livelli in quarta media rimanendo quindi molto parziale e ponendo una serie di difficoltà legate ai piani di studio e al raggiungimento degli obiettivi, anche perché si propone un cambiamento di organizzazione dei livelli senza nessuna riflessione sui piani di studi e sugli obiettivi formativi. Si tratta fondamentalmente di un esercizio di stile che complicherà la vita dei docenti e rischia di pregiudicare anche quella degli studenti.
3. L’organizzazione dei laboratori avviata in prima e seconda è ancora in fase “sperimentale”, si tratta di un sistema che per il momento sembra soddisfare i docenti (che ovviamente beneficiano del fatto di poter lavorare in piccoli gruppi) ma che meriterebbe, sempre a detta degli addetti ai lavori, di un periodo più lungo per essere valutato e approfondito da chi lo applica nelle sedi. Ma nessuno ha chiesto alle sedi di SM un bilancio della recente introduzione dei laboratori in prima e seconda, quali influenze sulla terza e come adeguare il programma Si tratta inoltre di un modello che pone un problema strutturale vale a dire l’assenza di docenti formati nelle materie oggetto dei laboratori (matematica e tedesco) che siano in grado di portare avanti i laboratori anche in terza. Da quanto ne sappiamo, nelle SM ci sono attualmente parecchie persone ad insegnare matematica e tedesco senza avere i titoli, sono gli IL (incarichi limitati). Questi/e hanno la supervisione da parte degli esperti di materia e alcuni momenti di formazione. Ma un cambiamento di tale portata può essere svolgo in buona parte da chi non ha – ancora – i titoli per insegnare? La costituzione di laboratori, la divisione delle ore tra tronco comune e laboratori richiede tempo per la progettazione e la preparazione e non può essere improvvisata. Inoltre questa suddivisione delle classi richiede anche spazi e molte sedi di scuola media non sono in grado di offrire questa possibilità.
Non da ultimo è bene ricordare che in questi ultimi anni i docenti e le direzioni scolastiche sono stati confrontati con numerosi cambiamenti (introduzione del nuovo Piano di studio, introduzione dei laboratori in seconda media, nuovi mezzi digitali, …). E sottoposti a molte sollecitazioni dovute alla pandemia (insegnamento a distanza, gestione delle quarantene, gestione del disagio dei ragazzi ecc.): una situazione che ha portato ad un aumento delle aspettative nei loro confronti, a un aumento del carico di lavoro e dello stress e ulteriori richieste di cambiamento soprattutto se non condivise e non supportate da una reale discussione possono portare a atteggiamenti di rifiuto o frustrazione non indifferenti. Nessuno ha chiesto alle sedi quali conseguenze o implicazioni sul piano psicologico – e quindi anche pedagogico e didattico – stanno avendo questi due anni di pandemia. Da quanto abbiamo raccolto, le scuole vivono un aumento di situazioni problematiche…
Ma il Dipartimento ha comunque deciso di andare avanti: Non potendo mettere in atto subito il progetto ha optato per una sperimentazione…procedura che desta alcuni dubbi, di per sé sperimentare all’interno delle scuole pone alcuni problemi etici si rischia infatti di creare soprattutto se i progetti sperimentati non dovessero funzionare dei problemi agli allievi che ne sarebbero sottoposti, delle disparità di trattamento e magari anche di riuscita scolastica.
Ma ammesso e non concesso che una sperimentazione possa essere fatta si tratta per lo meno di farla in modo che possa dare dei risultati credibili, sperimentando in sedi con caratteristiche diverse per quel che riguarda la collocazione sul territorio, la dimensione e il tipo di popolazione a cui fa riferimento, sperimentando magari modelli diversi che possono poi essere messi a confronto, indicando chiaramente i criteri che verranno valutati, i tempi e le modalità. Tutte questioni che oggi non sono date, ma sono state sollevate da chi vive quotidianamente nella scuola. Infine sembra che l’accompagnamento della sperimentazione decisa dal DECS sarà affidata al DFA e non agli/alle esperti/e di matematica e tedesco della SM. Un ulteriore atto di sfiducia verso gli esperti che guarda caso si erano espressi criticamente sul progetto e un ulteriore punto interrogativo riguarda la sperimentazione, con quali criteri verranno scelti questi esperti, quali competenze saranno richieste?
Questa vicenda mostra per l’ennesima volta la non volontà del Dipartimento di aprire una reale discussione sul futuro della scuola una discussione che deve coinvolgere in primis le componenti della scuola che devono poter mettere a confronto idee e proposte e non solo essere chiamate ad esprimersi su questo o quel progetto…a scatola chiusa.
Un dibattito del quale c’è sempre più urgenza e necessità e che non può essere evitato con facili scorciatoie come quelle proposte e che deve essere affrontata in modo ampio e trasparente senza censure e prevaricazioni.
Il DECS ha promosso in questi ultimi mesi una consultazione sulla sua proposta di superamento dei livelli alla quale potevano partecipare sia singole persone che gruppi, associazioni, componenti della scuola e partiti. Una modalità di per sé già discutibile perché mette sullo stesso piano i singoli cittadini, i partiti politici e le organizzazioni o istituzioni rappresentative di chi la scuola la fa e la vive tutti i giorni nello specifico pensiamo per esempio ai docenti, alle direzioni o agli esperti di materia. Non contento poi ha proposto una sua lettura della consultazione tendendo conto in egual misura delle singole prese di posizione: il parere di un solo genitore vale insomma come il parere del collegio dei direttori o dei collegi dei docenti o delle associazioni magistrali e sindacali…
Ma poi il DECS va oltre, stando alla sua singolare interpretazione dei risultati sembra che la maggioranza delle persone interpellate sia favorevole al superamento dei livelli cosa che giustifica la messa in pratica del modello proposto. Siamo di fronte ad una manipolazione bella e buona.