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Pubblichiamo volentieri questo contributo – che ci è stato trasmesso da DL (così chiede di essere indicato), che lavora da “più di trent’anni nella scuola media”. (Red)

La virulenta reazione isterica di esponenti social-liberali nei confronti dell’MPS, in occasione della votazione in Gran consiglio sul progetto di sperimentazione del superamento dei livelli nella scuola media, mi ha scioccato e scandalizzato.

Nel mondo della scuola ticinese a trazione PS, se non vuoi cambiare nulla ma dare l’impressione di essere progressisti e innovativi, si lancia l’idea di una sperimentazione bidone dopo centinaia di sterili ore di discussione dell’ennesimo gruppo di lavoro.

Lavorando ne ho sentito diverse, piccole e grandi. Mai nessuna che abbia ottenuto un qualche cambiamento strutturale e istituzionale (anche parziale), in ottica inclusiva, nella politica scolastica; eppure si conoscono e si sono già sperimentate diverse buone pratiche in direzione di quanto chiede il corpo insegnante e la letteratura. Si resterà sempre in attesa di qualche atto concreto, o di qualche pubblicazione ufficiale, dalla Divisione scuola o sezione dell’insegnamento medio.

Mi dispiace sinceramente per Bertoli perché è ingenuamente volenteroso e mal consigliato, ma allo stesso tempo va riconosciuto che, quando è informato personalmente su problemi precisi con proposte concrete, ha indubbiamente per- messo importanti miglioramenti di cui solo gli addetti ai lavori (e numerosi allievi, genitori, docenti e direttori) se ne sono resi conto. Prima di Bertoli la filosofia dominante del DECS e della divisione scuola, a trazione liberale, era sempre l’opzione “Zero” (finanziamenti) oppure la soluzione “rangiat”. Nella scuola si sperimenta sempre, oserei dire ogni giorno. Il problema sta negli alti dirigenti DECS che non sanno capitalizzare e fare scelte di politica scolastica ascoltando e sollecitando chi lavora sul campo, implementando le buone soluzioni già discusse e provate altrove e dandogli un nuovo assetto istituzionale.

Dopo la “scuola che verrà” è diabolico insistere nel richiedere fondi straordinari per delle sperimentazioni, e per di più monche, senza fornire preventivamente analisi e soluzioni ai nodi gordiani che già conosciamo e in parte ripresi dalla stampa o nelle varie prese posizioni di questi ultimi giorni e settimane. I partiti di destra avranno sempre buon gioco – e la maggioranza in Parlamento – per bloccare qualsiasi proposta della sinistra, relativizzando in ogni caso i risultati di una sperimentazione. Una vera perdita di tempo. PLR, UDC-Lega e PPD vogliono, a geometria variabile, una scuola dell’obbligo che continui a dividere ed emarginare (”negli interessi degli allievi stessi” in nome di un darwinismo pedagogico) per riprodurre le disuguaglianze sociali e, se possibile, favorire le scuole private e il mercato degli aiuti allo studio.

Da anni, all’interno della scuola media si sollevano almeno quattro nuclei problematici interconnessi senza mai ottenere una risposta, un documento ufficiale, un indirizzo istituzionale; nodi gordiani dalla prima alla quarta classe:

1) I piani di studio, ma soprattutto la programmazione didattica strutturalmente inclusiva e i percorsi formativi personalizzati per allievi con bisogni speciali.

2) Le verifiche formative e la valutazione e certificazione degli apprendimenti anche in vista del passaggio di classe e soprattutto verso le scuole post-obbligo in particolare nel medio superiore.

3) L’ottimizzazione e le insufficienti risorse del personale scolastico per gestire in modo inclusivo la complessità della scuola di oggi: senza dimenticare che non ci sono solo i docenti disciplinari.

4) Ripensare i compiti e le finalità di settori strettamente legati ai compiti di una scuola media inclusiva e ai bisogni evolutivi degli allievi: l’orientamento scolastico e professionale e la sezione della pedagogia speciale.

Non si può sopprimere i livelli e sperimentare un nuovo assetto complessivo della scuola media senza avanzare preventivamente delle ipotesi di lavoro o indirizzi ufficiali sui nodi sopraccitati. I responsabili dipartimentali invece di avere il coraggio delle idee e soluzioni che provengono anche dalla scuola stessa, preferiscono navigare nelle sabbie mobili di generiche e parziali sperimentazioni in cui andranno inesorabilmente a impantanarsi direttori, docenti, allievi e genitori.

Un’ultima considerazione. In questo ultimo anno di legislatura, ai social-liberali che non hanno perso del tutto la testa, e non vogliono perdere il DECS se non già la sedia in Consiglio di stato, consiglio di dedicarsi senza perdere tempo a proporre pubblicamente risposte ai nodi sopraccitati sollecitando anche in tal senso la Divisione scuola e la sezione dell’insegnamento medio.

Ringrazio l’MPS e i suoi deputati/e per il coraggio e la correttezza intellettuale nell’avere respinto un progetto che non avrebbe offerto alcuna soluzione, né puntuale né globale, ai problemi della scuola media da anni sul tappeto.