Pubblichiamo questo interessante articolo apparso sul sito del Movimento della scuola a firma Fabio Camponovo, presidente del Movimento della scuola. (Red)
Caro Manuele Bertoli,
non è la prima volta che, dopo lo stralcio di un suo progetto di riforma scolastica, lei sbrocca. Quasi fosse impedito a ripercorrere criticamente le ragioni del fallimento, lei preferisce istintivamente imputare l’insuccesso a ipotetici nemici (oppositori a prescindere o persone che non hanno capito il sentimento di giustizia e progresso che la anima): fra questi anche al Movimento della Scuola.
In una lunga intervista televisiva andata in onda la scorsa settimana, stuzzicato dal giornalista proprio sul tema della difficoltà nel far comprendere alla scuola le sue ragioni, lei è riuscito a far credere che la nostra associazione magistrale (pur dichiaratamente favorevole a una scolarità dell’obbligo capace di offrire a ogni allievo i medesimi stimoli culturali e cognitivi senza differenziazioni strutturali, ma contraria nello specifico al concetto di sperimentazione proposto dal Governo) sia stata condizionata dal fatto che “una parte della dirigenza” (curiosa questa spia lessicale) sia notoriamente vicina a un partito d’opposizione, il Movimento per il Socialismo.
Dobbiamo ammetterlo. Nella sigla ci divide solo la consonante centrale e abbiamo effettivamente amici che militano nell’MpS; ma ne abbiamo anche, di carissimi e persino più numerosi, che militano nel PS, e altri nelle fila dei Verdi, altri ancora nell’area cristiano-sociale del PPD, molti che non si riconoscono in nessuno degli schieramenti oggi rappresentati nell’arco parlamentare, qualcuno fra i radicali PLR, mentre fatichiamo di più con Lega e UDC.
Stiamo celiando, sia chiaro! Ma in verità pensavamo che un politico intelligente e carismatico quale lei è riuscisse a esprimere un’analisi meno legata alle chiacchiere da bar. A lei poco importa evidentemente che, nel merito delle consultazioni promosse dal suo Dipartimento, noi si risponda con testi densamente argomentati, esprimendo un pensiero critico sì, ma mai dettato da convinzioni preconcette. Ci viene il dubbio che qualche volta le capiti di neppure leggere le nostre riflessioni prima di metterle da parte!
Quel che conta – e che indigna – è che chi oggi ha la responsabilità istituzionale della scuola ticinese tenti poi di accostare le nostre richieste di maggiore partecipazione riflessiva ai progetti di riforma a un “modo di gestire la scuola come l’assemblea del Molino” (la citazione proviene dalla medesima intervista). Indigna, sia chiaro anche qui, non l’accostamento ai molinari bensì quel suo concetto di ironia sprezzante!
Il suo pensiero si chiarisce ulteriormente nella frase successiva, quando, con la supponenza che qualche volta la contraddistingue, lei afferma che “la scuola ha una pancia conservatrice… e se un tempo erano i docenti a proporre e il Dipartimento a frenare, oggi è vero il contrario”. Perbacco perbacco! Noi vorremmo ricordarle che molti insegnanti attivi nella nostra associazione hanno combattuto battaglie ideali a favore di una scuola democratica e di una scuola di cultura ben prima che lei assumesse la funzione che oggi ricopre. Lo hanno fatto sempre gratuitamente, impegnando tempo e forze intellettuali, senza aspettare che arrivasse lei a illuminare il proscenio. Suvvia, caro Bertoli, un poco di modestia e di rispetto!
Ma se invece fosse così come lei dice, le viene mai il dubbio di doverne anche portare parte della responsabilità? Da dieci anni lei e il suo più alto funzionario siete talmente convinti di avere le posizioni più progressiste e più pedagogicamente raffinate da avere sposato acriticamente le impostazioni promosse internazionalmente dall’OCSE, marginalizzato le associazioni magistrali, ridotto le Direzioni e i Collegi dei docenti a semplici organi amministrativi, promosso una professionalità dell’insegnante che lo confina a compiti sostanzialmente esecutivi. Lei vuole avere una scuola che parli con una voce sola, quella appunto della ‘dirigenza’ (qui il termine è forse più appropriato) del Dipartimento che lei guida.
O forse lei è arrabbiato perché il Movimento della Scuola ha pubblicato sul suo sito le prese di posizione dei Collegi dei docenti nel merito della consultazione!? Avremmo volentieri pubblicato anche quelle degli esperti e dei direttori se ci fossero state formalmente inviate (sappiamo per certo che entrambi i Collegi responsabilmente consigliavano prudenza e il secondo addirittura chiedeva di rimandare la sperimentazione per tenere conto di numerose criticità del progetto). Lo avremmo fatto non certo per affermare che la scuola è dei docenti, bensì – come ancora può leggere sul nostro sito – perché riteniamo che le posizioni espresse dagli addetti ai lavori possano alimentare il dibattito pubblico, il dibattito democratico sulla scuola.
Caro Bertoli, mettiamo da parte l’acrimonia e lei torni a pensare, proprio da ministro socialista, che la dialettica è arte dell’argomentare, del discutere, del dialogare, ma forse anche – soprattutto nella scuola – motore di vero progresso. Se fosse possibile si sforzi di modificare lo stile della sua comunicazione e impari a valorizzare anche i contributi critici senza volerli collocare in una logica binaria (o con me o contro di me).
La complessità multiforme del tempo contemporaneo mette in difficoltà il compito educativo e la scuola vive una stagione particolarmente delicata. Noi ne siamo consapevoli e consapevolmente siamo dalla parte di chi difende il valore inestimabile dell’istituzione scolastica, la necessità di garantirle riforme, risorse e sostegno.
Ci aiuti, con la sua autorevolezza, e per la carica che assume, a fare in modo che la scuola non diventi l’argomento pretestuoso della prossima campagna elettorale. Ne usciremmo tutti sconfitti in questo caso, non solo la scuola.
Se lei imparasse a lavorare con il mondo della scuola (siamo ancora in tempo?), se riuscisse a non considerarlo, dalla sua alta specola, “conservatore” e immobilista, potremmo tentare insieme di evitare che l’orologio del dibattito sulle politiche scolastiche torni con le lancette a 50 anni fa.
Noi ci ricordiamo, come cantava De Andrè, che “anche sei voi vi credete assolti siete per sempre coinvolti”. Per favore se ne ricordi anche lei!
*articolo apparso sul sito del Movimento della scuola il 10 febbraio 2022