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Pubblichiamo l’interpellanza che i/le deputati/e del gruppo MPS-POP-Indipendenti hanno presentato oggi al Consiglio di Stato in merito al conflitto che vede implicato il gruppo DPD. Per i temi che essa affronta, si collega all’altra interpellanza presentata oggi sulle condizioni di lavoro presso Divoora (pure pubblicata su questo sito). (Red)

Presso la DPD ed i suoi subappaltatori gli abusi alle condizioni di lavoro sono la regola: giornate di lavoro interminabili, straordinari non pagati, indennità per le spese insufficienti, stress enorme.

Una situazione che il personale, con il sostengo del sindacato UNIA, da oltre un anno va denunciando rivendicando trattative contrattuali. Rivendicazione di trattative contrattuali e adesione ad un’organizzazione sindacale garantita dalla costituzione svizzera e ticinese.

Ciò non di meno, a dimostrazione del disprezzo padronale per il diritto, quattro tra i lavoratori DPD più impegnati a difesa delle condizioni di lavoro collettive sono stati liquidati dall’azienda o meglio dalla sua subappaltatrice.

Contro questi licenziamenti antisindacali abusivi il personale DPD ed il sindacato UNIA hanno richiesto il reintegro dei quattro dipendenti licenziati, il riconoscimento del comitato di lavoratrici e lavoratori così come i diritti sindacali del personale e la fine della repressione in atto, nel rispetto delle normative in vigore e la garanzia di condizioni di lavoro dignitose. Rivendicazioni rilanciate da una petizione che in poco tempo ha raccolto oltre mille firme.

Quanto successo al personale DPD non è un’eccezione, ma un modo di fare sempre più presente sui posti di lavoro nel Canton Ticino. Il padronato, appena ha sentore che dei dipendenti si stanno organizzando per esercitare il loro legittimo diritto a difendersi collettivamente, interviene brutalmente con le più disparate forme di repressione.

Dal canto suo il Consiglio di Stato ed i partiti di governo non perdono occasione per santificare il famoso spirito del partenariato sociale (che non esiste) in contrapposizione a concrete misure per arginare il dumping salariale e sociale e la precarizzazione delle condizioni di lavoro. Lo abbiamo visto in occasione della votazione sull’iniziativa popolare MPS Basta con il dumping, e ancora più recentemente in occasione dei dibattiti parlamentari relativi alla legge cantonale sul salario minimo.

I licenziamenti antisindacali abusivi mettono il governo ed i suoi partiti davanti alle proprie responsabilità; chiediamo dunque al Consiglio di Stato:

  1. I licenziamenti presso DPD sono una lesione di un diritto – quello di appartenenza e attività sindacale – riconosciuto costituzionalmente: non ritiene di dover intervenire per fare in modo che tale diritto – così come altri diritti fondamentali – venga rispettato?
  2. Non ritiene di dover dare mandato all’ispettorato del lavoro di intervenire per verificare se tale diritto sia stato leso in qualche modo e se i licenziamenti sono di fatto abusivi?
  3. Non ritiene necessario chiedere all’ispettorato del lavoro di verificare se le procedure relative alla rappresentanza dei lavoratori nell’azienda siano state rispettate (comitato di lavoratori e lavoratrici)?
  4. Non ritiene necessario, vista la situazione, chiedere all’ispettorato del lavoro di verificare se le condizioni di lavoro esistenti in DPD in Ticino sono conformi alle disposizioni di legge?