Pubblichiamo il testo dell’intervento del gruppo MPS-POP-Indipendenti in Gran Consiglio negli scorsi giorni in merito al piano di azione per il rafforzamento della formazione in ambito sanitario. (Red)
Il “Piano d’azione per il rafforzamento della formazione professionale nel settore sociosanitario (PRO SAN 2021-2024)” è sicuramente un piccolo passo avanti: è la ragione per la quale, pur con le critiche di cui diremo e pur ritenendolo complessivamente insufficiente, alla fine lo approveremo.
Abbiamo già detto che cosa nasconde la richiesta di “urgenza” per la trattazione di temi che sono urgenti da almeno due decenni: ora con questo messaggio si vorrebbe correre ai ripari.
Vorremmo qui spiegare brevemente le ragioni che ci portano a questo giudizio critico.
La prima riflessione è legata alla questione di fondo da cui deriva la cronica mancanza di personale di cura (infermieristico in particolare): ci riferiamo al sistematico abbandono della professione da parte del personale, dopo pochi anni di lavoro.
Su questo tema, dobbiamo dirlo con forza, la risposta data dal messaggio è fortemente insufficiente. È insufficiente poiché sul tema di fondo – all’origine del problema – e cioè le condizioni di lavoro non viene avanzata alcuna proposta concreta di miglioramento.
Sarebbe necessario diminuire fortemente il tempo di lavoro, diminuire i ritmi di lavoro, ridare un senso all’attività infermieristica attraverso maggior tempo dedicato alle attività di cura e meno a quelle di tipo amministrativo: a tutto questo, lo ripetiamo, non si dà alcuna risposta.
Eppure il rapporto riconosce l’esistenza del problema, laddove, proprio in entrata, ricorda come “sono quindi fondamentali buone condizioni quadro per lavorare nel sistema sanitario, facilitando la programmazione dei turni, garantendo autonomia al personale infermieristico di svolgere determinati compiti senza il coinvolgimento di un medico e aumentando i salari”.
Le proposte contenute nel messaggio rispondono solo parzialmente; interviene solo parzialmente sul tema salariale (migliorando quelli durante il periodo di formazione): non affronta, di fatto, nessuna di quelle che come vengono definite le “condizioni quadro”.
Eppure la possibilità di agire in questa direzione i rappresentanti dei partiti che si sono voluti distinguere con gli atti parlamentari richiamati nel messaggio l’hanno avuta. Ci riferiamo, ad esempio, al recente rinnovo del Contratto collettivo di lavoro per il personale dell’EOC, ratificato dal consiglio di amministrazione nel quale, non nascondiamoci dietro un dito, ci siete proprio voi, i partiti maggiori qui rappresentati.
Questo rinnovo ha concesso qualche piccola briciola: il personale ha dovuto accontentarsi di un amento generale dello 0.5%, al quale si è aggiunto un nuovo scatto sui massimi della scala salariale (un 2% una tantum per chi arriverà – quando arriverà – al massimo). Se si pensa che questo aumento dello 0,5% avviene quando il rincaro, per il solo 2021, si è fissato all’1,5%, comprendiamo subito che in realtà si tratta di una diminuzione dei salari reali.
Poco o nulla invece proprio sulla questione di fondo delle condizioni quotidiane di lavoro, di orari di lavoro lunghi, eccessivamente intensi; nulla che possa agire sui ritmi e dello stress: proprio quegli elementi, come abbiamo detto, che pesano in maniera decisiva sulle scelte di interrompere la carriera lavorativa; oppure che spingono a soluzioni individuali, portando a diminuire il tempo di lavoro con il relativo salario.
Non si venga quindi a dire che quanto deciso in questo contratto di lavoro rappresenta un accordo nel quale le forze politiche non c’entrano nulla: c’entrano, eccome!
D’altronde, con leggera amnesia politica, il rapporto fa costante riferimento ai miglioramenti che potrebbero giungere dal recente accoglimento dell’iniziativa popolare federale per cure infermieristiche (compresi futuri finanziamenti che renderanno ancora più leggero l’onere dell’intervento cantonale): dimenticando che la maggioranza dei partiti qui presenti aveva optato, in sede di parlamento nazionale, per il controprogetto indiretto, respingendo l’iniziativa.
Abbiamo detto che questo messaggio rappresenta un piccolo passo avanti ma del tutto insufficiente. E per rendersene conto basterebbe andare col pensiero ai dati proposti qualche settimana fa in occasione della presentazione del messaggio sulla pianificazione nel settore delle case per anziani e delle cure a domicilio. Se le cifre sul fabbisogno di cure e di posti sono vere (e non abbiamo motivo di ritenere che non lo siano) tutti comprendono che quello che si voterà oggi è poco più che un cerotto.
Non vorremmo che, dopo questo sforzo (chiamiamolo così), si ritornasse a dormire i sogni beati che hanno contraddistinto l’azione del governo e dei suoi partiti negli ultimi decenni. u