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Pubblichiamo la quasi totalità della presa di posizione del comitato di sostegno al popolo ucraino attivo nel Canton Vaud. Partendo dalla concomitanza della tenuta di un incontro a Losanna nei prossimi giorni dedicato proprio al commercio delle materie prime, il comitato vodese ricorda il ruolo della Svizzera in questo tipo di commercio. E noi non possiamo non ricordare il ruolo che ha Lugano, sempre in questo ambito, dove un incontro di questo genere (già pianificato per gennaio) è stato spostato a giugno. Ricordiamo che l’MPS ha inoltrato la governo una serie di domande, attraverso un’interpellanza dei propri deputati/e alla quale il governo non ha riconosciuto il carattere urgente e non ha ancora risposto. (Red)

Il Consiglio federale ha adottato alcune misure contro la guerra di Putin, in particolare riprendendo quelle dell’Unione europea (UE). Di fronte alla macchina distruttiva dell’esercito russo e alla necessità di fermare questa guerra, esse appaiono tuttavia insufficienti. Per questo chiediamo il rafforzamento di questo meccanismo repressivo prendendo di mira non solo i beni delle persone e di alcune banche, ma anche agendo contro i meccanismi di finanziamento dell’invasione dell’Ucraina, in particolare attraverso l’acquisto di materie prime, a cominciare da gas e petrolio russi. La Commissione europea ha presentato il 23 febbraio a Bruxelles un progetto di legge sulla responsabilità delle multinazionali a livello europeo. La Svizzera sarà perciò tra poco l’unico paese in Europa a non aver adottato simili misure. Questa mancanza di controllo facilita di fatto il finanziamento dello sforzo bellico e dell’invasione russi.

L’acquisto di gas e petrolio russo finanzia la guerra di Putin!

Nella sua dichiarazione del 28 febbraio 2022, Public Eye ricorda: “Il petrolio e il gas sono quindi i combustibili che alimentano il tesoro di guerra del presidente, e più di un terzo del bilancio della Russia proviene da queste materie prime. La Svizzera è la piazza principale per il commercio del petrolio e il grano russi, tre quarti dei quali vengono scambiati da Ginevra o Zugo”.
Dal 21 al 23 marzo, si terrà nei silenziosi corridoi del Beau-Rivage Palace di Losanna il Financial Time Commodities Summit. Organizzato a partire dal 2012, questo vertice conferma il ruolo centrale occupato dalla Svizzera nel commercio di queste materie prime. Le più grandi imprese del settore si incontrano, sul modello del WEF a Davos, per discutere i “problemi e le sfide” di questo settore.

Il Financial Times mostra la via, ora è il momento di agire!

Nel suo editoriale del 4 marzo 2022, il Financial Times, il quotidiano economico organizzatore di questo forum, sottolineava come “Per i paesi più ricchi, la sfida sarà quella di assicurare che i più vulnerabili siano protetti di fronte all’aumento dei costi. Una certa misura di solidarietà nazionale sarà vitale, e i contribuenti più ricchi devono assumersi una parte dell’onere per garantire che i loro concittadini non soffrano la fame e stiano al caldo”. Prendiamo in parola l’organizzatore del vertice e chiediamo di agire: cioè un controllo dei prezzi delle materie prime a carico dei contribuenti più ricchi. Oltre all’energia (l’unico settore presente questa settimana a Losanna), dobbiamo chiedere il controllo dei prezzi dei cereali. Si tratta, letteralmente, di una questione di vita o di morte, cioè della possibilità di nutrirsi a sufficienza per milioni di persone nel mondo. Oltre alla sicurezza alimentare per i più poveri, un tale meccanismo deve garantire che il cibo sia consegnato rapidamente agli abitanti di paesi quali l’Afghanistan e lo Yemen colpiti dalla carestia. La responsabilità di molte imprese, presenti sul suolo svizzero, è decisiva e provata: Trafigura, Vitol, Gunvor, Cargill, ecc. (tutti nomi poco noti al grande pubblico, ma attori strategici delle imprese statali russe e, allo stesso tempo, tra i principali vettori della speculazione sulle materie prime).
Questa guerra conferma tragicamente, ancora una volta, l’urgenza di un’azione decisiva e coordinata contro il disastro climatico, la necessità di abbandonare rapidamente i combustibili fossili e l’insicurezza che creano per le popolazioni che dipendono da essi. Rivendichiamo con forza:

  • Il ritiro immediato delle forze di occupazione russe!
  • Sanzioni contro le aziende che partecipano al finanziamento dello sforzo militare russo!
  • Un vero controllo delle multinazionali e del prezzo delle materie prime!
  • Un’imposizione degli altri redditi per ammortizzare le conseguenze sociali della guerra!
  • Un disimpegno totale e immediato della Svizzera nell’acquisto di petrolio russo!
  • L’abolizione incondizionata del debito estero ucraino!
  • L’espropriazione dei beni sequestrati delle imprese e degli individui legati al regime di Putin. Utilizziamo questi beni, tra l’altro, per la ricostruzione e per il mantenimento di tutti i rifugiati delle guerre russe!