Comitato contro la guerra in Ucraina, di solidarietà con la popolazione dell’Ucraina e con chi si oppone in Russia alla guerra di Putin
Manifestazione di solidarietà, Bellinzona 19 marzo 2022
Giovedì 24 febbraio, all’alba, l’esercito russo ha iniziato l’invasione militare dell’Ucraina. Quello che sembrava impossibile è diventato realtà. In Europa uno Stato ha invaso militarmente un altro Stato confinante. L’operazione ha lo scopo di “smilitarizzare” e “denazificare” questo stato sovrano, come recita la propaganda di Putin. Per diversi mesi le truppe russe si sono spostate fino al confine con l’Ucraina con la scusa di manovre militari di routine. La dirigenza russa ha sempre negato ogni possibilità di attacco. Era una menzogna!
Da 24 giorni questa guerra in Europa che si voleva veloce e, come tante guerre, quasi indolore, senza coinvolgimento di civili, si rivela per quello che è: una carneficina indescrivibile, dove soprattutto i civili, le donne, gli uomini, gli anziani e i bambini, ne stanno pagando il prezzo più alto. Le cifre di questa aggressione raccontano ormai di migliaia di soldati russi e ucraini morti, decine di migliaia di civili presi in ostaggio nelle città e milioni di profughi che vengono accolti in tutta Europa.
Il responsabile di tutto questo è il regime russo di Vladimir Putin!
Gli sviluppi di questa guerra possono essere catastrofici non solo per l’Ucraina invasa e in gran parte distrutta, ma per tutta l’Europa e anche il mondo intero. Alcuni giorni fa i russi hanno bombardato la zona della centrale nucleare di Zaporizhzhia, la più grande d’Europa, e colpito una parte della struttura utilizzata per l’addestramento del personale. È una centrale che produce la metà di quanto producono gli impianti nucleari del Paese. Il rischio, se venisse colpita, è stimato dieci volte più grande di quanto successo a Chernobyl nel 1986.
La paura nucleare è più presente che mai. Le dichiarazioni in relazione ad una eventuale terza guerra mondiale, pervenute da più parti e paventate da politici ed esperti di vario genere, stanno intimorendo i popoli di molti Paesi, soprattutto in Europa. La decisione di Putin di mettere in allarme le forze armate nucleari russe non fa che gettare benzina sul fuoco e prospettare uno scenario terrificante per l’umanità intera.
Esigiamo una smilitarizzazione mondiale e un disarmo generalizzato!
Denunciamo qualsiasi politica di riarmo generato da questa guerra, Svizzera compresa!
Non permetteremo all’industria bellica di lucrare sulla vita di milioni di persone!
Il conflitto scatenato dalla Russia contro l’Ucraina avrà drammatiche ricadute anche a livello ambientale generale. Oltre al pericolo nucleare, dobbiamo mettere sul conto di Putin un gravissimo danno all’ambiente
. L’Osservatorio sui Conflitti e l’Ambiente sottolinea che ogni esercito chiamato a raccolta, consuma enormi quantità di carburanti e armi che necessitano moltissima energia per la produzione, lo stoccaggio, il trasporto e lo smaltimento. Sostanze chimiche in grande quantità vengono immesse nei terreni, contaminando falde e risorse idriche di intere regioni. Il conflitto blocca qualsiasi attività di controllo e bonifica in caso di incidente. Nel Donbass, già nel 2018 la situazione era critica con 55 bacini idrici non più potabili su 66 in totale. In alcuni di questi bacini i livelli di radiazione registrati erano al di là dei limiti di sicurezza.
Questi danni, alcuni dei quali forse irreversibili, sarà possibile valutarli nella loro ampiezza purtroppo solo alla fine del conflitto.
In un mondo che si avvicina pericolosamente ad un disastro ambientale senza precedenti, solo dei criminali possono scatenare una guerra come quella in corso.
Negli scorsi giorni a Mariupol è stato bombardato il teatro d’arte drammatica, diventato un rifugio per centinaia di civili. Questo nonostante una foto satellitare avesse mostrato che attorno allo stabile erano chiaramente visibili le scritte in russo a caratteri giganti: “Bambini”. Human Rights Watch, organizzazione non governativa che si occupa della difesa dei diritti umani, ha riferito di 500 civili nascosti nel teatro al momento del bombardamento.
Mariupol è una città di mezzo milione di abitanti, sotto assedio da ormai molti giorni. Il portavoce di Medici senza Frontiere, Laurent Ligozat, afferma che sono ancora circa 300’000 le persone bloccate nei rifugi e che è imperativo che il corridoio umanitario sia messo in atto molto rapidamente per consentire alla popolazione civile, donne e bambini in gran parte, di fuggire dalla città. La situazione è catastrofica e peggiora di giorno in giorno. Le persone hanno enormi problemi ad accedere all’acqua potabile e questo sta diventando un problema cruciale, non c’è più elettricità, non c’è riscaldamento. Il cibo sta finendo, i negozi sono vuoti.
Esigiamo il rispetto di tutte le convenzioni internazionali sulla protezione dei civili in caso di guerra. Esigiamo che i responsabili vengano giudicati e condannati per i loro crimini.
Nel frattempo si inasprisce la repressione in Russia per coloro che protestano contro la guerra e chiedono a Putin di interromperla immediatamente, solidarizzando con il popolo ucraino. Domenica 13 marzo migliaia di persone sono scese nelle piazze di 37 città russe per manifestare contro la guerra. Tutte queste persone rischiano tantissimo a causa di nuove leggi che prevedono anni di prigione per chi osa sfidare il potere di Putin, per chi osa parlare di guerra o di invasione. Poco o nulla si sa delle condizioni di detenzione di questi manifestanti arrestati e manca qualsiasi diritto democratico per difendersi nei tribunali.
Nessuno in Russia può parlare della guerra!
Le femministe russe, che con grande difficoltà riescono ancora a far sentire la loro voce, hanno sottoscritto un manifesto di denuncia alla guerra di Putin contro il popolo ucraino. In questo manifesto leggiamo che “ La Russia non ha concesso all’Ucraina il diritto all’autodeterminazione né alcuna speranza di una vita pacifica. Dichiariamo che la guerra è stata condotta negli ultimi 8 anni su iniziativa del governo russo. La guerra nel Donbass è una conseguenza dell’annessione illegale della Crimea. E il riconoscimento delle repubbliche di Luhansk e Donetsk è stato solo una scusa per l’invasione dell’Ucraina con il pretesto della liberazione. Condanniamo questa guerra. Guerra significa violenza, povertà, sfollamenti forzati, vite spezzate, insicurezza, mancanza di futuro. Tutto ciò è inconciliabile con i valori essenziali del movimento femminista. Chiediamo alle femministe di tutto il mondo di unirsi alla nostra resistenza. Siamo tante e insieme possiamo fare molto. Siamo l’opposizione alla guerra, al patriarcato, all’autoritarismo e al militarismo. Siamo il futuro che prevarrà!”
Perfino Yelena Osipova, attivista 80enne per la pace di San Pietroburgo, sopravvissuta da bambina all’assedio nazista durante la seconda guerra mondiale dell’allora Leningrado, è stata arrestata durante la protesta contro la guerra in Ucraina perché portava un cartello per la pace che recitava “Soldato, lascia cadere la tua arma e sarai un vero eroe”. Il video del suo arresto ha fatto il giro del mondo.
Dati difficili da verificare, ma probabilmente inferiori alla realtà, parlano di 15/20’000 arresti in Russia.
Secondo Amnesty International, all’indomani dell’invasione ucraina, le autorità russe hanno lanciato una repressione senza precedenti contro i media nazionali indipendenti, il movimento contro la guerra e tutte le voci dissidenti. Hanno bloccato gli organi più popolari e critici, chiuso emittenti radiofoniche indipendenti e costretto decine di giornalisti a fermare il loro lavoro e lasciare il Paese. La stretta decisa da Putin ha quasi del tutto privato la popolazione di informazioni veritiere, obiettive e imparziali. Il servizio federale Roskomnadzor, responsabile in Russia della supervisione nella sfera della comunicazione di massa, ha istituito una censura di tipo bellico per ridurre al silenzio il dissenso. Il giorno stesso dell’invasione ha ordinato a tutti gli organi di informazione di usare soltanto fonti ufficiali, minacciando gravi punizioni per la diffusione di notizie false. Le parole guerra, invasione e attacco sono state vietate. Dal 1 marzo quasi tutti i portali ucraini sono stati bloccati agli utenti russi di internet. Perfino la Novaya Gazeta, esempio di giornalismo indipendente fondato dal Premio Nobel per la pace 2021 Dmitry Muratov, ha annunciato il 4 marzo l’obbligo di rimuovere gli articoli sull’invasione russa dell’Ucraina.
Marina Ovsyannikova, giornalista redattrice di Channel One, primo canale della televisione di stato russa, è la responsabile di un coraggioso gesto di protesta contro l’invasione russa voluta da Putin. Durante il telegiornale di lunedì 14 marzo, è riuscita a interrompere la trasmissione esibendo un cartello contro la guerra “Non credete alla propaganda, vi stanno mentendo.”
Il contenuto di un videomessaggio registrato prima e in previsione del suo arresto, recitava:
“Quello che sta accadendo in Ucraina in questo momento è un crimine. La Russia ha aggredito un Paese. Tutto questo ha un nome e un cognome: Vladimir Putin. Mio padre è ucraino, mia madre è russa e non sono mai stati nemici. La Russia deve fermare questa guerra fratricida. Ho lavorato in questi anni per Channel One promuovendo la propaganda di Putin. Sono molto pentita di quello che ho fatto negli anni. Mi vergogno di avere permesso la diffusione di bugie tramite la televisione. Ho permesso che il popolo russo fosse trasformato in zombie”.
Questa giornalista è stata liberata dopo aver pagato una multa, ma rischia una forte pena di prigione in altri processi che la vedranno imputata.
Lo scorso 5 marzo, alcune migliaia tra professori, studenti, laureati e personale dell’Università statale di Lomonosov di Mosca, hanno firmato una lettera di condanna dell’intervento militare russo in Ucraina. Lomonosov è l’ateneo russo più antico della Russia e gode di molto prestigio. Le migliaia di firmatari di questa petizione rischiano gli studi, la carriera, il posto di lavoro e forse la galera per questo gesto forte e coraggioso.
Alcuni passaggi della lettera:
”Noi studenti, dottorandi, insegnanti, personale e laureati della più antica università della Russia, condanniamo categoricamente la guerra che il nostro Paese ha scatenato in Ucraina. La guerra è violenza, crudeltà, morte, perdita di persone care, impotenza e paura che non possono essere giustificate da nessun obiettivo. La guerra è l’atto più crudele di disumanizzazione.
Le vite di milioni di ucraini sono minacciate ogni ora dall’invasione delle forze della Federazione Russia in Ucraina.
Chiediamo alla leadership russa di cessare immediatamente il fuoco e lasciare al più presto il territorio dello stato sovrano dell’Ucraina ponendo fine a questa guerra vergognosa.
Chiediamo a tutti i cittadini russi che hanno a cuore il loro futuro di unirsi al movimento per la pace.
Siamo contro la guerra!”
È nostro dovere, di tutte quelle e quelli che nel mondo stanno denunciando questa guerra, di costruire ponti di solidarietà con le cittadine e i cittadini che in Russia stanno esigendo la fine della guerra e il ritiro incondizionato dell’esercito russo da tutti i territori occupati dell’Ucraina. Più numerosi saranno questi ponti, più efficace potrà essere la loro coraggiosa lotta!
Dopo 24 giorni di guerra il numero di ucraini fuggiti dal Paese continua a salire. Secondo dati ONU ci sarebbero circa 3 milioni di persone che hanno attraversato il confine per cercare rifugio all’estero. Queste persone si lasciano dietro di sè vite spezzate, famiglie separate, case distrutte, nessuna speranza per il futuro. La maggior parte è giunta in Polonia.
Esigiamo dalle autorità polacche come da tutte le autorità di qualsiasi Paese, di non fare differenze tra chi chiede aiuto. Chi fugge da una guerra è semplicemente un essere umano che va aiutato, senza nessuna distinzione di razza, nazionalità o religione!
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità sono circa 7 milioni gli sfollati interni e altri 13 milioni le persone colpite direttamente dal conflitto.
L’Unicef afferma che la guerra pone a rischio la vita di 7,5 milioni di bambini, oltre 1,5 milioni quelli già costretti alla fuga. Sono i più vulnerabili nelle guerre e rischiano più degli altri di non avere vie di fuga protette dai luoghi di conflitto.
Tutto questo è un crimine contro l’umanità e deve cessare immediatamente!
In Svizzera la Segreteria di Stato della migrazione ha comunicato che sono già arrivati circa 8000 rifugiati. La Confederazione attende l’arrivo forse di 50’000 profughi in fuga dal conflitto. In questa folle guerra che non offre per il momento prospettive di speranza, i numeri potrebbero però salire di molto.
In Ticino sono state registrate diverse centinaia di rifugiati, molti arrivati nei centri federali di asilo, tanti altri alloggiati presso familiari, conoscenti, semplici cittadini che manifestano in questo modo la loro solidarietà.
Chiediamo che la politica di asilo della Svizzera sia generosa nei confronti di chi fugge da questa guerra, da qualsiasi guerra!
Noi, tutte e tutti, presenti a questa manifestazione esigiamo
– STOP IMMEDIATO DELLA GUERRA
– VIA LE TRUPPE RUSSE DA TUTTI I TERRITORI DELL’UCRAINA
– SOSTEGNO ALLA POLAZIONE UCRAINA IN TUTTI I SUOI BISOGNI
– SOLIDARIETÀ CON GLI OPPOSITORI RUSSI ALLA GUERRA DI PUTIN
– ACCOGLIENZA DI TUTTI I PROFUGHI CHE NECESSITANO AIUTO
– BLOCCO DI TUTTI I BENI LEGATI AL REGIME RUSSO CHE SI TROVANO IN SVIZZERA
– RIFIUTIAMO QUALSIASI FORMA DI RIARMO GENERATO DA QUESTA GUERRA SVIZZERA COMPRESA
– VOGLIAMO UNA GENERALE SMILITARIZZAZIONE DEL MONDO , SVIZZERA COMPRESA