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Con l’invasione massiccia della Russia in Ucraina da tre regioni di confine, il presidente russo Vladimir Putin sembra determinato a rovesciare il governo ucraino e installarvi un governo fantoccio. La continuazione di questo folle atto di aggressione imperiale sarà catastrofica non solo per l’Ucraina, ma anche per la Russia e tutta l’Europa – e forse anche per il mondo. Mentre le sue forze circondano Kiev ma si impantanano dopo cinque giorni di feroci combattimenti, Putin ha messo in stato d’allerta le forze nucleari della Russia.

Se ti definisci di sinistra, ovunque tu viva e qualunque sia la tua nazionalità, il tuo dovere in questo momento è di sostenere il popolo ucraino nella sua resistenza al terrorismo di stato russo – e di sostenere le migliaia di cittadini russi che stanno coraggiosamente protestando contro la guerra in decine di città del paese. Se ti sei opposto al criminale attacco americano all’Iraq nel 2003, allora devi opporti a questo criminale attacco all’Ucraina. Non solo per coerenza, ma perché lo esige un minimo di decenza e di solidarietà umana. La guerra di Putin è una flagrante violazione del diritto internazionale contro un paese indipendente che non rappresenta alcuna minaccia per la Russia.

La solidarietà con gli oppressi – senza distinzione di razza, religione, nazionalità, sesso, ecc. – deve essere la forza motrice di una politica di sinistra. – La solidarietà con gli oppressi – senza distinzione di razza, religione, nazionalità, genere, ecc. – deve essere la forza trainante della politica di sinistra se essa vuole avere un valore etico. Purtroppo, una piccola ma rumorosa fazione che sostiene di essere di sinistra e anti-imperialista ha sostenuto per anni dittature profondamente oppressive in tutto il mondo, da Bashar al-Assad in Siria, che ha dichiarato guerra al suo stesso popolo, al governo cinese, che ha imprigionato il suo stesso popolo per anni, quello stesso governo cinese che ha imprigionato con la forza fino a un milione di musulmani uiguri in campi di internamento; o, ancora, a personaggi come Daniel Ortega, in Nicaragua, che ha abbandonato la sinistra molti anni fa e ora governa il suo paese alla stessa stregua di un dittatore di destra.

Questi attivisti di pseudo-sinistra – a volte chiamati “carristi”, un nome derivato da una precedente generazione di attivisti di sinistra occidentali che avevano sostenuto l’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956 [per lo più membri dei partiti stalinisti in Europa o, come in Italia, anche socialdemocratici che non avevano condannato l’intervento] – difendono oggi il comportamento della Russia. Altri commentatori, come Gilbert Achcar e Dan La Botz, hanno spiegato in dettaglio le origini di questo tipo di corrente, ma l’elemento chiave della mentalità “carrista” è l’assunzione semplicistica dell’idea che solo gli Stati Uniti possono essere considerati un paese imperialista e quindi qualsiasi paese che si oppone agli Stati Uniti deve essere sostenuto. Come l’autrice e attivista per i diritti umani Leila Al-Shami [attivista anglo-siriana] ha spiegato diversi anni fa “La sinistra filofascista sembra cieca a qualsiasi forma di imperialismo che non sia di origine occidentale. Combina la politica dell’identità con l’egoismo. Tutto ciò che accade è visto attraverso il prisma di ciò che significa per gli occidentali – solo gli uomini bianchi è riconosciuto il potere di fare la storia“.

Nell’attuale contesto, i “carristi” difendono direttamente, o concedono mille giustificazioni a Putin e alla Russia; eppure si tratta di governo incredibilmente corrotto, un regime di capitalismo clientelare gestito da un delinquente che non esita a far uccidere i propri oppositori politici. I “carristi” tendono ad essere giustamente critici di fronte all’imperialismo statunitense, ma non applicano questo stesso atteggiamento critico alla Russia. Diventano creduloni e ingenui quando hanno a che fare con i funzionari russi e la loro retorica. Si sarebbe tentati di ignorarli e basta questi “carristi”, ma dobbiamo ripudiarli. Se non lo facciamo, la sinistra continuerà ad avere una sempre più cattiva reputazione, specialmente tra coloro che combattono i regimi repressivi, che spesso presumono che i “carristi” parlino a nome di tutti noi, sentendosi traditi dagli attivisti occidentali della sinistra.

Quello che i “carristi” non riescono a riconoscere è che il regime di Putin è non solo reazionario dal punto di vista sociale ma anche repressivo dal punto di vista politico. Ecco perché gli estremisti di destra in Europa occidentale e negli Stati Uniti, tra cui Tucker Carlson [editorialista di Fox News] e Steve Bannon, lo hanno applaudito, e perché i neonazisti lo hanno celebrato come il salvatore della razza bianca. Sostenendo Putin, “carristi” sono in combutta con l’estrema destra.

Nello stesso modo in cui i leader statunitensi si impegnano in imprese imperiali, Putin non considera l’invasione come una guerra illegale. In un lungo saggio della scorsa estate, ha affermato che i due paesi sono “un solo popolo, un tutto”. Criticava la creazione, da parte di Lenin, dell’Unione Sovietica come una federazione di repubbliche uguali, ognuna con il diritto di secessione. Secondo Putin, la Russia è stata “derubata” dai bolscevichi. Ha scritto che “la vera sovranità ucraina è possibile solo in collaborazione con la Russia“. Il messaggio non potrebbe essere più chiaro: l’Ucraina non ha diritto a una vera indipendenza, appartiene alla Russia. Questa politica nei confronti dell’Ucraina ricorda più che altro lo sciovinismo della Grande Russia del XIX° secolo.

Dopo aver ordinato la “speciale operazione militare” contro l’Ucraina, Putin ha spinto la retorica verso limiti estremi. Ha assurdamente accusato l’Ucraina di essere responsabile di un “genocidio” nelle parti orientali del paese, dominate dalla Russia, dove i separatisti hanno preso piede. Putin ha definito il governo ucraino una “giunta” diretta da un “gruppo di tossicodipendenti e neonazisti” e ha affermato che l’invasione è volta a “smilitarizzare e denazificare l’Ucraina“. Un’Ucraina gestita da nazisti? Il presidente, Volodymyr Zelensky, eletto nel 2019 con una valanga di voti, è un ebreo di cui molti parenti furono assassinati durante l’Olocausto. Anche se ci sono milizie fasciste in Ucraina, come negli Stati Uniti e in altri paesi occidentali, gli ucraini hanno ripetutamente e decisamente respinto i neonazisti e gli estremisti di destra in occasione di tutte le votazioni.

La responsabilità di questa guerra è della Russia e solo della Russia. Ma questo non dovrebbe oscurare il fatto che la NATO, guidata da Washington, ha posto le basi per questo sconto attraverso una serie di passi falsi successivi alla dissoluzione dell’Unione Sovietica, provocazioni che hanno alimentato il risentimento russo e la paura dell’accerchiamento occidentale. In primo luogo c’è stata l’incauta espansione della NATO alla fine degli anni ’90, che è stata criticata non solo dalla sinistra ma anche da una lunga e impressionante lista di veterani dell’establishment della guerra fredda, tra cui George Kennan, Richard Pipes, Sam Nunn e molti altri. I leader occidentali hanno avuto l’opportunità di rimodellare l’architettura di sicurezza europea per includere la Russia al più alto livello dopo la caduta dell’Unione Sovietica. Invece, sotto la guida del presidente Bill Clinton, hanno intrapreso l’espansione verso est della NATO, un’organizzazione costruita sul principio della confrontazione con la Russia.

Il desiderio occidentale di includere l’Ucraina e la Georgia nella NATO nel 2008 era ancora più sbagliato. Come ha detto Anatol Lieven [giornalista britannico, vincitore del premio Orwell, professore alla Georgetown University], specialista della Russia al Quincy Institute, in una recente intervista [25 febbraio]: “Non abbiamo mai avuto la minima intenzione di difendere l’Ucraina, neanche un po’“. La dichiarazione della NATO, ha affermato, era “profondamente immorale” nella sua vacuità. L’attuale direttore della CIA del presidente Joe Biden, William Burns, un esperto veterano della Russia, già al Dipartimento di Stato, si è a lungo espresso contro entrambe le provocazioni, più recentemente in un libro di memorie pubblicato pochi anni fa. Persino l’editorialista del New York Times Thomas Friedman, un pomposo sputa banalità, sempre a traino del punto di vista del potere dominante, ha notato che in questo disastro in corso, “l’America e la NATO non sono solo spettatori innocenti”.

Cosa dobbiamo fare ora? Dobbiamo chiedere un ritiro completo e incondizionato delle truppe russe dall’Ucraina, e dobbiamo insistere affinché gli Stati Uniti e la NATO mantengano le loro ripetute e pubbliche promesse di non essere direttamente coinvolti militarmente. Alcune delle sanzioni potrebbero danneggiare il popolo russo più del suo governo; il congelamento delle riserve bancarie estere del governo potrebbe mettere in ginocchio l’intera economia russa. Ma congelare il denaro segretamente nascosto all’estero dai ricchi russi – che secondo alcuni economisti potrebbe rappresentare fino all’85% del PIL del paese – sarebbe un buon modo per colpire da vicino Putin e gli oligarchi che lo circondano.

Per la sinistra, la solidarietà con gli ucraini sotto assedio da parte della Russia è tanto vitale quanto la solidarietà con i palestinesi che soffrono l’apartheid israeliana, gli yemeniti bombardati dall’Arabia Saudita alleata degli Stati Uniti, o qualsiasi altro popolo che lotta contro regimi oppressivi. Come disse Martin Luther King Jr, “L’ingiustizia in qualsiasi luogo è una minaccia alla giustizia“.

*Articolo pubblicato sul sito di The Intercept il 1° marzo 2022. La traduzione in italiano è stata curata dal segretariato MPS