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Da quasi due anni l’MPS denuncia la chiara e precisa volontà dell’EOC, con il sostegno del Governo e del Parlamento, di liquidare il Pronto Soccorso dell’Ospedale Italiano. Una denuncia articolata attorno ad atti parlamentari ed anche una petizione popolare sottoscritta da 1566 cittadine e cittadini di Lugano. Con supponenza tale petizione è stata liquidata dalla commissione sanità e sicurezza sociale con l’accordo, va da sé, di tutti i partiti.
Sta di fatto che ancora aggi, malgrado la soppressione di tutte le misure sanitarie e di prevenzione il Pronto Soccorso dell’Ospedale Italiano, unitamente a quello di Faido, rimane chiuso.

È in questo contesto che lunedì 14 marzo 2022 la Clinica Luganese Moncucco SA annunciava trionfalmente che il suo Pronto Soccorso «dispone di nuovi e più funzionali spazi, compreso un ingresso completamente indipendente posizionato sul retro della struttura. Il servizio è aperto tutti i giorni, 24 ore su 24, ed è accreditato dal Cantone quale servizio di urgenza per le specialità di medicina interna, chirurgia, ortopedia e traumatologia. Giorno e notte, il Pronto soccorso della Moncucco garantisce la presenza di un medico specializzato in medicina interna o in chirurgia». Impossibile non cogliere nella chiusura di un PS pubblico e il quasi concomitante potenziamento del Pronto Soccorso privato una quadratura del cerchio. Questa è rappresentata dal continuo processo di ristrutturazione dei servizi pubblici sanitari a favore di quelli privati.

L’operazione di trasferimento avviene senza imbarazzo alcuno. La chiusura del PS dell’Ospedale Italiano allo scoppio della pandemia era stata giustificata con la necessità di concentrare le risorse infermieristiche nella risposta alla crisi sanitaria crescente. Successivamente, il mantenimento della sua chiusura è stato spiegato dall’OEC nel quadro del processo di complementarità dei servizi fra l’Ospedale Civico di Lugano e l’Ospedale Italiano. Una maniera elegante che traduce un processo di riduzione delle prestazioni pubbliche sanitarie volto esclusivamente al risparmio, caricando all’inverosimile il PS dell’Ospedale Civico, liberando così un nuovo settore redditizio per la sanità privata luganese. Eh sì, perché la chiusura del PS dell’Ospedale Italiano è stata giustificata da diversi partiti politici anche con il fatto che avere due PS a una distanza di 1 km era uno spreco di risorse, un inutile doppione che non rispondeva alle esigenze della collettività. Peccato però che a 3 km dal PS dell’Ospedale Italiano è stato potenziato, ampliato il PS della Clinica Luganese Moncucco. Il perché di questa scelta lo spiega il raggiante direttore Christian Camponovo: «Già prima dell’emergenza sanitaria, erano emerse valutazioni in merito alla necessità di ampliare e perfezionare gli spazi a disposizione del nostro Pronto soccorso. (…) La pandemia non ha potuto che confermare e rafforzare la convinzione della necessità di dotarci di una struttura più grande, più funzionale e con un accesso completamente autonomo e indipendente dal resto della struttura, fondamentale per l’apertura 24 ore su 24». Da un lato si chiude per “razionalizzare” e “concentrare” i servizi, dall’altro si amplia per accogliere più pazienti. Un apparente paradosso che si spiega perfettamente con l’obiettivo crescente di privatizzare le cure sanitarie in questo cantone.

Colpisce poi l’assordante silenzio, ossia la totale accondiscendenza, delle autorità politiche di Lugano, Municipio in primo piano, le quali accettano di perdere un servizio fondamentale come il PS dell’Ospedale Italiano, infrastruttura importante situata in una delle zone cittadine più densamente popolate, al centro di infrastrutture strategiche come il nuovo campus universitario Supsi/Usi di Viganello e il futuro Nuovo Quartiere di Cornaredo, al centro del quale troneggerà il Polo Sportivo e degli Eventi, la nuova porta Nord della città, fornitissima di immobili e attrezzature sportive  ma con sempre meno servizi sociali fondamentali. Autorità politiche prontissime a trasformare la città nella “Capitale europea delle criptovalute” (con il rischio di trasformare la stessa in un centro di pericolose operazioni finanziare), ma completamente indifferenti davanti alla perdita del PS dell’Ospedale Italiano, un servizio pubblico la cui importanza è stata sottoscritta da 1’600 cittadine e cittadini. Una fetta importante della cittadinanza che non ha avuto neppure diritto a un confronto diretto con le autorità cittadine per discutere della possibilità di salvaguardare questo servizio, di dibattere sui bisogni sociali e sanitari fondamentali di una città che va invece svuotandosi.

In questo contesto desolante, l’MPS continuerà a battersi con tutti gli strumenti a disposizione contro questo processo politico coordinato di distruzione del servizio pubblico sanitario, diretto dall’Ente Ospedaliero Cantonale e da tutti i partiti politici di coalizione e i cui effetti si stanno facendo sentire in diverse regioni del Cantone e sulle spalle del personale infermieristico chiamato ad assicurare un servizio di qualità in condizioni che si stanno rapidamente degradando.