Tempo di lettura: 8 minuti

La notte dell’11 settembre 2001 avevo chiamato con ansia un amico e compagno che all’epoca era un assistente di volo con sede all’aeroporto Logan di Boston. Naturalmente volevo assicurarmi che stesse bene, ma anche capire che cosa stava succedendo e cosa sarebbe potuto succedere in seguito. Il compagno mi aveva risposto con la migliore e più concisa analisi marxista della situazione statunitense e mondiale: «È un nuovo mondo di merda».

Conosciamo gli orrori che sono seguiti (e se avete bisogno di un ripasso o di un promemoria, date un’occhiata al nuovo incredibile libro di Spencer Ackerman, Reign of Terror: How the 9/11 Era Destabilized America and Produced Trump, Viking 2021).

L’attuale momento somiglia all’11 settembre e alle sue conseguenze da incubo, ma molto in peggio. La carneficina causata dall’invasione russa dell’Ucraina è una barbarie che non ha ancora sviluppato tutte le sue dimensioni. Al di là di questo, tutto ciò sembra l’inizio di una nuova lotta mondiale, «in un’epoca in cui gli Stati, con i loro apparati militari gonfiati dalla rivalità imperialista, si erano trasformati in mostruose bestie militari che divoravano la vita di milioni di persone, per decidere se… questo o quel capitale finanziario – dovesse governare il mondo» (Lenin, Stato e Rivoluzione).

Non siamo, ovviamente, nel 1917, quando Lenin scrisse sui “capitali finanziari” rivali di Francia e Germania. Oggi, i principali antagonisti sono gli Stati Uniti e la Cina, con i loro rispettivi partner, e lo stato russo che, quando finirà la sua attuale disastrosa guerra, sarà passato dal terzo al quinto posto imperiale.

Prima di arrivare a questo punto, dobbiamo analizzare tutto l’orrore che si sta sviluppando in questo momento nella sua realtà concreta. Certamente le vite degli ucraini uccisi o in fuga come rifugiati non valgono né più né meno di quelle che vivono la stessa condizione in Afghanistan, Yemen, Etiopia, Medio Oriente e Nord Africa, e ovunque nel mondo. In Ucraina, come in questi altri casi, stiamo assistendo alla distruzione di paesi e delle loro popolazioni in tempo reale. Ciò che risalta sono le implicazioni globali alle quali stiamo solo iniziando a pensare.

Senza ripetere molti dei punti della posizione di Solidarity* sulla guerra, noi, la sinistra socialista e antimperialista (degli Stati-Uniti), dobbiamo cominciare a cogliere simultaneamente due punti centrali:

1.Di fronte all’opinione americana, è essenziale spiegare come l’espansione della NATO nell’Europa dell’Est, dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, sia stata una continua provocazione, guidata dall’ideologia trionfalistica imperialista statunitense – «l’ordine internazionale basato sulle regole» che significa «noi facciamo le regole e diamo gli ordini». Osservatori intelligenti, tra cui nientemeno che George Kennan, l’architetto della teoria del “contenimento” dell’Unione Sovietica da parte dell’Occidente durante la Guerra Fredda, avevano avvertito negli anni ’90 che da questo non sarebbe venuto nulla di buono. William Burns, che ora è il direttore della CIA, ne era cosciente anche quando era un alto diplomatico americano in Russia.

2.Per la sinistra, è essenziale capire che l’Ucraina sta combattendo una guerra di difesa nazionale assolutamente legittima. L’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Putin è basata su mostruose bugie. L’Ucraina NON stava per unirsi alla NATO, né adesso, né in un prossimo futuro: questo avrebbe diviso l’alleanza occidentale e la Germania non lo avrebbe permesso. Gli ucraini di lingua russa NON stanno affrontando un “genocidio“. Infatti, le zone più russofone sono proprio quelle città dell’Ucraina orientale che la Russia sta distruggendo. Questa invasione è il prodotto dell’odio di Putin per l’indipendenza ucraina e il rifiuto del suo popolo di accettare il dominio russo.

Non riconoscere il primo punto significa cadere nella trappola imperialista con la sua narrazione ipocrita di “difesa dei valori liberali e della democrazia“. Ma per la sinistra chiamare l’invasione della Russia un’azione “difensiva” è fare del social-patriottismo (“socialismo a parole, sciovinismo nei fatti“) a sostegno di Putin.

Un po’ più di contestualizzazione è utile. Soprattutto dopo il 2008, gli Stati Uniti e la NATO hanno reso un cattivo servizio all’Ucraina indicando che la “porta aperta” della NATO si sarebbe un giorno estesa anche all’adesione dell’Ucraina (e della Georgia). Questo non potrà mai accadere; nessun governo russo, non solo il regime mafioso-capitalista di Putin, potrebbe accettare che un paese così grande e così importante al suo confine si unisca a un’alleanza militare ostile. Inoltre, la spinta occidentale verso le privatizzazioni attraverso una vera e propria “terapia d’urto” – attuata secondo l’ideologia dominante dei primi anni ’90, con risultati orribili ovunque, anche negli stati post-sovietici – ha messo in vendita i beni di questi paesi e ha facilitato l’ascesa degli oligarchi e la spettacolare corruzione che ha dominato il capitalismo russo fino ad oggi (e anche quello dell’Ucraina). Niente di tutto questo, né il feroce conflitto di otto anni nell’Ucraina orientale dopo l’annessione russa della Crimea e le finte “repubbliche popolari” di Donetsk e Luhansk, può “spiegare” perché Putin abbia in questo momento lanciato questa criminale invasione, una guerra che i russi non possono “vincere“, non importa quanta distruzione e morte possa infliggere ai nei centri abitati dell’Ucraina, e che lascerà la Russia stessa molto più povera e debole. Dobbiamo anche riconoscere che oggi c’è un autentico movimento contro la guerra nel mondo – migliaia di persone nelle città russe, scese in strada pur subendo la violenza dello Stato di polizia – per opporsi all’invasione dell’Ucraina.

Allora, perché sta succedendo tutto questo e dove ci condurrà?

È evidente che Putin sia ormai fermamente convinto delle sue stesse fantasie per cui l’Ucraina “non è un vero paese“, russi e ucraini sarebbero “un unico popolo” e l’Ucraina, almeno la metà orientale, sarebbe stata rapidamente sconfitta. Apparentemente, ha anche tenuto in considerazione che a) l’amministrazione Biden abbia fallito e sia stata colpita da un forte sentimento di demoralizzazione a seguito del disastro afgano, b) la politica statunitense sia in crisi dopo la rivolta del 6 gennaio 2021 e l’agenda legislativa di Biden sia stata un fallimento, c) la NATO è divisa e indebolita e, infine, d) vi sia il settore bianco cristiano nazionalista del partito repubblicano. Così come fiture pubbliche importanti (ad esempio il presentatore televisivo Tucker Carlson di Fox News) apertamente schierati a favore della Russia.

Putin è anche riuscito ad annettere la Crimea nel 2014, a impedire la caduta del regime siriano di Bashar al-Assad e, più recentemente, a intervenire in Bielorussia e Kazakistan, trasformando effettivamente questi governi in dipendenze russe.

Tutte queste considerazioni sembrano averlo condotto a un fatale errore di calcolo. Non possiamo sapere se i generali russi hanno avvertito Putin che stavano andando verso una trappola. Forse questa informazione verrà svelata solo più tardi nel tempo. Anche se la Russia riuscirà alla fine a radere al suolo e a conquistare gran parte dell’Ucraina, risulterà comunque la grande perdente.

Sappiamo anche che, piaccia o non piaccia, la grande vincitrice è già ora la NATO. Si è parlato di “neutralità” per l’Ucraina, anche se gli ucraini non sono stati formalmente interpellati. Invece della suggerita “finlandizzazione” dell’Ucraina, stiamo ora assistendo alla “NATOizzazione” della Finlandia – che può aderire o meno formalmente, ma è già legata da una stretta collaborazione. Ed è anche il caso della Svezia. Questa non è una buona cosa – in effetti, getta i semi di un futuro disastro – ma è sempre più popolare in entrambi i paesi, qualunque cosa si possa pensare.

I bilanci militari della NATO raggiungeranno e supereranno l’obiettivo del due per cento del PIL che l’alleanza si era fissata, tra l’altro non ancora raggiunto. La guerra di Putin ha fatto anche quello che George W. Bush, Barack Obama e Donald Trump non erano riusciti a fare: ripristinare la “leadership statunitense” sul campo imperialista occidentale.

Gli orrori della guerra e oltre

Tutto ciò non dovrebbe impedire di vedere la realtà di ciò che il popolo ucraino sta sopportando. Nessun socialista degno di questo nome può negare il diritto dell’Ucraina alla difesa nazionale contro questo orrore in corso, né l’obbligo di aiutare coloro che fuggono. E proprio perché non riesce a distruggere l’esercito ucraino, la Russia ha scelto di ricorrere ai bombardamenti terroristici e al massacro della popolazione, grazie anche al reclutamento di “volontari” mercenari siriani che sicuramente non avranno “simpatia” per i civili ucraini, senza escludere un possibile ricorso alla guerra chimica (per una volta, le accuse degli Stati Uniti su questo sembrano credibili).

Abbiamo visto molte guerre di questo tipo contro i centri abitati negli ultimi tempi. Putin stesso lo ha fatto prima – la distruzione di Grozny in Cecenia e Aleppo e Idleb in Siria. Israele lo ha fatto a Beirut in Libano (1982 e 2006), a Jenin (2002) e più volte a Gaza in Palestina. Gli Stati Uniti lo hanno fatto a Baghdad, Fallujah e all’est di Mosul, in Iraq, per non parlare di Raqqa in Siria. E quasi nessuno ricorda il bombardamento statunitense di Panama City nel 1989-90, sotto George H.W. Bush, il cui bilancio di vittime civili rimane oscuro (si trattava dell'”Operazione Just Cause” per rimuovere un leader [Manuel Noriega] che gli Stati Uniti non approvavano, un'”operazione militare speciale”, per usare il linguaggio odierno di Putin).

Ci sono altri esempi, ognuno diverso, ma con il comune denominatore di una vera e propria carneficina civile, dello spostamento e della miseria per i civili. Ci saranno almeno diversi milioni di rifugiati civili dall’Ucraina. Non possiamo sapere ora quanti di loro potranno tornare, né quando, né cosa li attenderà al loro ritorno. L’esperienza della Siria, dal 2011 a oggi, è un triste esempio della possibilità di distruzione e dispersione di fatto permanenti.

L’elemento di novità nell’attuale situazione è l’apertura non solo di una crisi locale o regionale, ma quella di una nuova lotta per la supremazia imperiale mondiale. I potenziali impatti immediati vanno dal pericolo di massicci rilasci radioattivi dalle centrali nucleari ucraine, alle incombenti carenze alimentari globali dovute alla perdita di grano ucraino [e russo] e alla produzione di fertilizzanti russi e ucraini, fino a un possibile confronto diretto NATO-Russia, cioè tra Stati dotati di armi nucleari.

Le implicazioni ambientali e climatiche sono spaventose. Come ha ben ricordato un recente articolo di Daniel Tanuro sul nuovo rapporto del Gruppo di esperti intergovernativo sull’evoluzione del clima, stiamo già andando verso una catastrofe in questo secolo. Accelerare la produzione di combustibili fossili per sostituire il petrolio e il gas naturale russo significa proprio prendere la direzione sbagliata.

Pur sottolineando che la guerra di autodifesa dell’Ucraina è assolutamente necessaria, inevitabile e democratica, dobbiamo anche riconoscere la dimensione del conflitto inter-imperialista. Le armi efficaci e sofisticate che arrivano in Ucraina da Stati Uniti, Europa occidentale, Israele e Turchia permetteranno di misurare la loro efficacia sul campo di battaglia. L’Ucraina stessa diventerà più dipendente dall’Occidente, non solo militarmente, ma anche economicamente, in particolare nella futura fase di ricostruzione.

L’impatto definitivo delle sanzioni economiche e finanziarie sulla Russia non può ancora essere misurato, ma non sarà di breve durata. Dopo le pessime prestazioni dei convogli di carri armati russi e lo scoraggiamento dei suoi soldati, fattori che indicano la necessità di una modernizzazione militare, dobbiamo supporre che le sanzioni degli Stati Uniti e della NATO si estenderanno a una guerra economica per impedire alla Russia di realizzarla o di riconquistare la sua influenza come esportatore di energia.

Qualunque cosa accadrà alla produzione e ai mercati globali del petrolio e del gas, la Russia sarà probabilmente ridotta a un paese più povero e molto più dipendente dalla Cina. Siamo solo all’inizio di una riconfigurazione del potere globale, in cui la reazione della Cina e altre variabili non sono ancora note.

Nell’incubo attuale, la sinistra socialista non ha la capacità di “intervenire“, ma abbiamo principi e argomenti da far valere, soprattutto per la gente del nostro paese [gli USA] – che giustamente simpatizza con l’Ucraina, ma che ignora ampiamente il ruolo del “nostro campo” nella crisi attuale:

1. Dobbiamo sostenere l’indipendenza nazionale dell’Ucraina, la sua legittima guerra di autodifesa contro l’invasione russa e il suo diritto a cercare armi ovunque possa ottenerle.
2. Salutiamo i coraggiosi manifestanti contro la guerra in Russia e faremo tutto il possibile per amplificare le loro voci. La loro presa di posizione oggi è un investimento per un futuro dignitoso per il popolo russo, attraverso il rifiuto di essere assimilati al regime criminale al potere.

3. Siamo assolutamente contrari all’espansione della NATO, se non altro per ridurre il pericolo di una terza guerra mondiale. Come socialisti antimperialisti, ci opponiamo per principio non solo all’espansione della NATO, ma anche alla sua esistenza, senza illuderci che questa sia una posizione popolare al momento.

4. Facciamo appello per un pieno sostegno ai rifugiati ucraini e al loro diritto di tornare a casa. Chiediamo anche lo stesso diritto per i palestinesi espulsi dalla loro patria, e chiediamo il diritto dei rifugiati centroamericani, haitiani e di altri rifugiati e richiedenti asilo di vivere negli Stati Uniti dopo decenni di politiche statunitensi che hanno devastato i loro paesi.

5. Le turbolenze energetiche globali e la catastrofe climatica in corso richiedono che si metta l’accento su una celere trasformazione verso le energie rinnovabili e sostenibili. Chiediamo che il governo degli Stati Uniti abbandoni la sua politica “ecocida” rappresentata dalla scelta di rivolgersi all’Arabia Saudita – un regime tanto assassino e aggressivo nello Yemen quanto quello di Putin in Ucraina – e ad altri stati petroliferi per aumentare la produzione di combustibili fossili.

6. Il sadico blocco economico statunitense contro Cuba deve finire. Lo stesso deve avvenire per le sanzioni contro il Venezuela, il Nicaragua e l’Iran, qualunque sia la natura di questi regimi. E gli Stati Uniti devono tornare immediatamente e senza condizioni all’accordo multilaterale sul nucleare iraniano (il JCPOA).

7. I debiti dell’Ucraina verso le istituzioni finanziarie internazionali devono essere cancellati immediatamente. Lo stesso vale per tutti i paesi del Sud, i cui debiti stanno schiacciando i loro popoli e il loro futuro. (Su questo tema delicato, rimandiamo alle posizioni sviluppate da anni dal Comitato per l’Abolizione del Debito Illegittimo -CADTM).

Solidarity ha concluso giustamente la sua presa di posizione ribadendo che «la solidarietà con l’Ucraina e le opposizioni russe contro la guerra, mentre si resiste al militarismo interno, è un compito complesso e urgente». La sconfitta dell’invasione russa da parte della resistenza ucraina e la fine di questa guerra è essenziale, ma è solo l’inizio.

*Solidarity è un’organizzazione socialista rivoluzionaria americana (www.solidarity-us.org) alle cui posizioni fa riferimento l’autore dell’articolo. Articolo d’altronde pubblicato sul sito di Solidarity, il 14 marzo 2022. La traduzione in italiano è stata curata dal segretariato MPS.