Recentemente il consigliere di stato Manuele Bertoli ha giustamente espresso la necessità e l’urgenza di permettere ai bambini profughi della guerra in Ucraina di essere rapidamente scolarizzati. Una scolarizzazione che dovrebbe avvenire a tutti gli effetti a partire da settembre, ma già in questi mesi e anche durante l’estate il Dipartimento si adopererà per creare occasioni di socializzazione per questi bambini e per attivare servizi di cura e di sostegno.
Una decisione più che condivisibile e che sosteniamo pienamente. Sappiamo infatti che in queste situazioni la possibilità di essere scolarizzati rappresenta uno strumento prezioso di inclusione sociale e permette di avere rapidamente delle condizioni di vita il più normali possibili in contesti così difficili.
Per questo riteniamo che questa politica di accoglienza e di scolarizzazione debba essere estesa a tutti i/le bambini/e che risiedono anche temporaneamente sul nostro territorio. Una scelta che il Dipartimento invece non ha fatto optando per una scolarizzazione differenziata, all’interno dei centri federali per richiedenti l’asilo. Una scelta che abbiamo già criticato a suo tempo in quanto discriminatoria e contraria appunto al principio di inclusione proprio della scuola pubblica.
Il DECS aveva sostenuto questa scelta facendo riferimento alla legge federale sull’asilo nella quale si quale si afferma (articolo 80 alinea 4) che “Il Cantone d’ubicazione organizza l’istruzione scolastica di base per i richiedenti l’asilo in età di scuola dell’obbligo che soggiornano in un centro della Confederazione. Se necessario, l’istruzione è impartita nel centro stesso”, una legge che comunque non prevede l’obbligo di scolarizzare i bambini nei centri di asilo, questa opportunità è data “se necessaria”. La decisione quindi di scolarizzare dei bambini e delle bambine richiedenti l’asilo al centro Pasture di Novazzano non è quindi dovuta a disposizioni federali vincolanti, ma si trattava di una scelta politica chiara del DECS che ci sembrava e ci sembra oggi in netta contraddizione con l’idea di scuola inclusiva propagandata dallo stesso. Oggi questa contraddizione appare ancora più evidente, con la sacro santa decisione di scolarizzare i bambini profughi della guerra in Ucraina nella scuola pubblica e mantenendo altri bambini nelle scuole dei centri di accoglienza si inserisce una pericolosa distinzione tra profughi di serie A e profughi di serie B. Una differenziazione di cui non abbiamo bisogno e che lede diritti fondamentali di bambini e bambine che risiedono a volte anche anni sul nostro territorio in attesa di una decisione amministrativa.
Chiediamo quindi al Consiglio di Stato:
1. Non crede che sia giunto il momento di permettere a tutti i bambini richiedenti l’asilo di essere scolarizzati nelle scuole pubbliche, anche se il periodo di residenza nel nostro cantone è limitato?
2. Sulla base di quali criteri si continua a negare ai bambini scolarizzati presso il centro per richiedenti l’asilo Pasture di frequentare la scuola pubblica?
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