Branda, i suoi amici e quelli di Putin

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C’è voluta addirittura una guerra per farci concordare, e su questioni fondamentali, con sindaco di Bellinzona. Mario Branda, sul CdT di venerdì scorso, ricorda la decisione del CC di Bellinzona (su nostra proposta) di esporre la bandiera della pace. Ma, avverte: “quella bandiera significa solidarietà con il popolo ucraino e condanna ferma dei carri armati russi. Non può essere un appello equidistante, una chiamata indistinta a deporre le armi. Questo dovere incombe all’esercito di Putin, ora. Non quando avrà terminato di ridurre in cenere il paese”.

A chi sono rivolte le parole di Branda, visto che il CC ha approvato con voto quasi unanime, la risoluzione alla quale si riferisce il sindaco?

Forse, azzardiamo un’ipotesi, ai due rappresentanti dell’Unità della Sinistra in CC che non hanno avuto il coraggio di opporsi e di ribadire il loro sostegno a Putin, preferendo non partecipare al voto?

Si tratta dei rappresentanti del PC, alleati di Mario Branda e del suo partito il quale, inserendoli nelle liste per il Municipio, “regala” loro seggi in CC e si garantisce così la loro fedeltà alla politica municipale.

Branda dovrebbe interrogarsi sui propri alleati. Non può cavarsela, come ha fatto di recente la copresidente del suo partito, affermando che queste alleanze riguardano “problemi concreti di carattere comunale o cantonale” che nulla c’entrano con la guerra.
La guerra in atto evoca “valori” fondamentali per la sinistra: a cominciare dal diritto all’autodeterminazione di ogni popolo e alla resistenza; così come quelli a una libera espressione e organizzazione (politica e sindacale) che gli amici di Putin (e di Branda) negano apertamente sostenendo regimi che fanno strame di questi diritti (Cina, Corea del Nord, Turchia, etc.).

Ben venga dunque il richiamo pubblico del nostro sindaco a questi valori; speriamo che essi non vengano in futuro dimenticati solo per poter raccattare qualche voto in più.

*articolo apparso sul CdT di lunedì 4 marzo 2022

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