L’orrore e la barbarie della guerra sono, ancora una volta, davanti ai nostri occhi. Le centinaia di cadaveri di civili inermi lasciati sul campo dopo la ritirata dell’esercito russo a Bucha, nei pressi di Kiev, le persone brutalmente uccise nelle loro case, per le strade della loro città devastata dalla guerra, mostrano il carattere disumano di questa guerra fratricida scatenata dal governo russo.
Gli orrori e i massacri della guerra di Putin
Non c’erano dubbi che si sarebbe arrivati a questo livello di inciviltà con la guerra e molto altro purtroppo verremo a scoprire nelle prossime settimane. La guerra stravolge le persone, moltiplica gli odi, spinge ad uccidere altri per sopravvivere e a cercare vendette estreme di fronte ad altre violenze subite inaccettabili. Come è già accaduto molte, troppe volte nella storia in questi scenari di guerra, le persone comuni, le lavoratrici e i lavoratori pagano amaramente con la propria vita e con sofferenze inenarrabili gli effetti dei conflitti.
Come in ogni guerra la verità muore e le fake news e le falsità propagandistiche sono uno degli strumenti utilizzati dai protagonisti della guerra, ma le tante testimonianze dei sopravvissuti raccolte da decine di testate giornalistiche internazionali sul posto non lasciano dubbi circa la responsabilità criminale dell’esercito russo a Bucha. Eppure la macchina della propaganda di guerra russa cerca di nascondere l’evidenza anche oggi, nella speranza di poter confondere l’opinione pubblica, in primo luogo quella interna, e di giustificare quella che ipocritamente chiama “operazione speciale”, che è stata presentata come finalizzata a “denazificare” l’Ucraina e a proteggere la popolazione russofona. Quella stessa popolazione russofona che viene però massacrata dall’esercito russo nelle regioni del Donbass come nei dintorni di Odessa, a Mariupol, a Kiev, a Kharkiv e nelle altre città attaccate, utilizzando anche battaglioni di mercenari già tristemente noti per i crimini compiuti in Cecenia, a Aleppo, in Siria. Altro che difendere la popolazione russofona, Putin sta mandando al massacro il suo stesso popolo, i giovani militari di leva russi che stanno morendo in una guerra di cui non capiscono i fini, le cui morti vengono nascoste all’opinione pubblica (ma per quanto sarà possibile minimizzare le perdite?), le lavoratrici e i lavoratori che pagheranno pesantemente le conseguenze economiche di questa avventura militare. Altro che parlare di un solo popolo russo e ucraino; questa guerra putiniana lascerà odi profondi tra i due popoli per generazioni e per decenni. L’invasione dell’Ucraina decisa da Putin non può avere nessuna giustificazione, è un’aggressione di uno Stato imperialista contro un Paese più debole in nome degli interessi economici e di potenza del governo russo. Un governo autoritario, bonapartista, appoggiato da spregiudicati e ricchissimi capitalisti che si sono arricchiti con lo smantellamento dell’infrastruttura economica statale dell’Unione sovietica, con le privatizzazioni selvagge, comprando per pochi rubli le azioni delle società privatizzate dai lavoratori e dalle lavoratrici ridotti alla fame.
Una cosa è già certa: l’esito politico di questa guerra sarà l’esatto opposto rispetto agli intenti propagandati dal governo russo, cioè il rafforzamento in Ucraina delle tendenze di destra e nazionaliste, che erano state contenute provvisoriamente sul piano elettorale ma che stanno riguadagnando consensi nel contesto dello scontro militare. Così come l’esatto opposto rispetto agli intenti neozaristi si sta producendo sul terreno dei rapporti internazionali, con il rafforzamento e la credibilità della NATO, la forte rimilitarizzazione dei paesi europei, tra cui quelli dell’Europa dell’Est e della Germania. La NATO e gli USA, che uscivano sconfitti e indeboliti dall’operazione imperialista in Afghanistan, oggi sono di nuovo protagonisti nello scenario internazionale ed anche credibili agli occhi di larghi settori di massa, e la Turchia del dittatore Erdogan, uno dei regimi più insopportabili tra i paesi aderenti alla NATO, è accreditato come mediatore di pace tra la Russia e l’Ucraina.
In questo contesto davanti alle evidenti difficoltà del governo russo sia sul piano dell’intervento militare, sia per la situazione economica a cui va incontro il paese, i dirigenti capitalisti occidentali (USA e UE) sembrano non avere alcun interesse a ricercare ora una soluzione negoziata del conflitto, ma anzi sembrano scegliere la strada criminale, a loro volta, della continuazione della guerra, per trarre il maggior vantaggio possibile dall’impasse di Putin. Nella stessa direzione vanno le ultime dichiarazioni di Zelenski. Se portata avanti questa scelta ricadrà ancora tragicamente sulle spalle e sulla pelle del popolo ucraino. La campagna invereconda di propaganda che i media in Italia e in Europa continuano a sviluppare sulla banalità e sulla inevitabilità della guerra dopo tanti anni di pace (in Europa) sembra andare in questa stessa pericolosissima e colpevole direzione.
Piena solidarietà con il popolo ucraino contro l’invasione russa
La sinistra pacifista e internazionalista non può che chiedere il ritiro immediato delle truppe russe da tutto il territorio ucraino e solidarizzare con il popolo ucraino che ha il pieno diritto di contrastare in tutte le forme possibili l’invasione del suo paese da parte dell’esercito russo. Resistenza che Putin evidentemente non si aspettava, ma che lo sta costringendo a ridimensionare i suoi obiettivi militari e probabilmente, sperabilmente, a cominciare delle trattative diplomatiche.
La drammaticità della situazione internazionale è fortemente segnata dalla mancanza di una forte presenza sociale e politica del movimento delle lavoratrici e dei lavoratori, quello che una volta si chiamava movimento operaio; solo questo soggetto di classe potrebbe avere la forza di esprimere e rappresentare gli interessi immediati e storici delle classi lavoratrici dei diversi paesi contro la guerra, contro chi l’ha promossa, contro chi di guerra ci campa e fa enormi profitti, un movimento capace di avanzare e difendere un progetto di società alternativa e solidale sul piano internazionale, contro i governi imperialisti reazionari come quello russo, ma anche contro gli imperialisti “democratici”, cosiddetti in guanti bianchi (ma non ci scordiamo di Iraq, Afghanistan, ecc.), che già stanno operando per far pagare i costi della guerra alle masse popolari, esattamente come avviene in Russia.
Siamo solidali con il popolo ucraino, con chi combatte come con chi fugge dalla guerra, con i profughi che bisogna accogliere, come bisogna accogliere i profughi da tutte le parti del mondo essi vengano, con chi sta vedendo il suo paese devastato dalle bombe e dalle armi. Chiediamo l’immediato annullamento del debito estero dell’Ucraina, per consentire la ricostruzione dopo la guerra e perché quel popolo non sia strangolato economicamente dal capitalismo occidentale dopo esserlo stato militarmente dall’imperialismo russo.
Siamo solidali con le organizzazioni di sinistra in Ucraina come Sozialniy Ruch, purtroppo molto deboli come nel resto del mondo, che stanno combattendo a fianco del proprio popolo e allo stesso tempo non rinunciano alla battaglia politica, sempre più difficile in questo frangente, contro il neoliberalismo del governo Zelensky, contro la destra neonazista e contro l’ingerenza di Putin nella politica ucraina. Sosteniamo le campagne che portano aiuti umanitari in Ucraina come quella di Un ponte per… che proprio in questi giorni si è recata sul posto con la carovana per la pace della società civile.
Così come siamo solidali con le organizzazioni socialiste e democratiche in Russia, fortemente represse, che però non rinunciano a una coraggiosa battaglia contro la guerra del loro governo.
Riteniamo che sia compito delle organizzazioni della sinistra internazionalista e anticapitalista, così come di tutto il movimento operaio, denunciare e contrastare le politiche di guerra della NATO, che si stanno rinfocolando grazie al conflitto in Ucraina, con il suo capo, Stoltenberg che propone un esercito permanente Nato ai confini europei, dentro una pericolosa corsa al riarmo che potrebbe portare il mondo nell’abisso di una nuova guerra mondiale.
Proprio per tutte queste ragioni ci battiamo perché si imponga subito un definitivo cessate al fuoco e si creino la condizione per un processo di trattativa e di pace che possa dare garanzia di autodeterminazione al popolo ucraino, e a tutti i popoli dell’Europa orientale.
La nostra opposizione alle politiche di riarmo e antisociali del governo Draghi
Condanniamo la retorica guerrafondaia del Partito democratico che ha voluto diventare il capofila (il devoto miglior rappresentante) delle scelte politiche economiche e militari dell’imperialismo occidentale e del governo Draghi; ci opponiamo a questo governo che sta partecipando alla guerra inviando armi sul teatro del conflitto, e che ha colto l’occasione della guerra per accantonare l’emergenza pandemica e quella climatica, rispolverando i finanziamenti alle fonti di energia fossili e avanzando la prospettiva di un ritorno al nucleare, che ha deciso che l’Italia porterà il bilancio della difesa al 2% del PIL, circa 38 miliardi di euro. Spese di morte che saranno pagate dalle tasche delle lavoratrici e dei lavoratori, dal definanziamento della sanità pubblica, della scuola e dei servizi pubblici in generale. E’ necessario che il movimento operaio riprenda la parola, raccogliendo l’indicazione della manifestazione nazionale convocata dal collettivo di fabbrica GKN lo scorso 26 marzo e indicendo uno sciopero generale, nel quadro della solidarietà con il popolo ucraino e della collaborazione di tutti i popoli, contro la guerra, per l’abbattimento delle spese militari, per la giustizia climatica e sociale, per la ripresa dei salari e dell’occupazione, perché a pagare i costi di questa crisi drammatica non siano le classi lavoratrici, ma le forze capitaliste e padronali.
In una situazione politica e geopolitica internazionale senza precedenti sono questi contenuti politici che distinguono la nostra organizzazione dalle posizioni imperialiste filoatlantiche dei grandi partiti e naturalmente da quelle dei “campisti idioti” (così definiti su scala internazionale) che sostengono Putin, ma anche dalle posizioni talvolta incerte o parziali di altre forze della sinistra.
*Sinistra Anticapitalista