Pubblichiamo la dichiarazione, rilasciata la sera del primo turno (10 aprile – a commento dei risultati elettorali), da Philippe Poutou, candidato del Nouveau Parti Anticapitaliste (NPA). (Red).
Prima di tutto, vorremmo ringraziare gli elettori e le elettrici che hanno scelto di votarci. Con questa scelta, hanno dato il loro voto a un lavoratore licenziato, qualcuno che gli somiglia. Hanno voluto esprimere il loro rifiuto di un capitalismo che sta portando l’umanità dritta verso la rovina, fonte di crisi ecologica, sanitaria, sociale e democratica. Hanno voluto affermare che il cambiamento verrà dal basso, attraverso la mobilitazione e facendola finita con questo sistema.
Sappiamo anche che molti altri si sono riconosciuti nella nostra candidatura ma hanno preferito infilare un’altra scheda nell’urna, sperando di “votare utile”.
Come nel 2017, Macron e Le Pen giungono al ballottaggio dopo una non-campagna. Le elezioni presidenziali sono già particolarmente antidemocratiche, e questa campagna ne è stata una caricatura, con il diritto di parola confiscato dalla destra e l’estrema destra, specie da Macron. In nessun momento di questa campagna ha voluto rispondere delle politiche che ha portato avanti negli ultimi cinque anni, che sono state particolarmente antisociali ed autoritarie.
Il crescente tasso di astensione mostra la sfiducia della popolazione nelle politiche di Macron. Per non parlare degli stranieri, privati del diritto di voto e di influenzare la politica del paese in cui vivono e lavorano.
Purtroppo, la disastrosa gestione di questi ultimi cinque anni ha avvantaggiato l’estrema destra. Lo vediamo oggi: Macron non è un baluardo contro di essa. Peggio ancora, la sua politica la alimenta quando attacca le condizioni di vita dei lavoratori e delle lavoratrici, dei disoccupati e le disoccupate, quando caccia con Darmanin (il ministro degli Interni francese, N.d.T.) i migranti e i “clandestini”, quando reprime violentemente le manifestazioni, come quelle del movimento dei Gilets jaunes…
È un eufemismo dire che il clima politico degli ultimi mesi ha pesato sulle urne. Le questioni sociali sono prevalenti, come la necessità di aumentare i salari e tutti i redditi di fronte al deterioramento delle condizioni di vita per la stragrande maggioranza delle persone. Ma sono state le tematiche dell’estrema destra a imporsi, in particolare con la pressione di Zemmour. Costui, prefigurando un progetto fascista, ha intriso l’intera campagna della destra e dell’estrema destra con le sue disgustose idee.
Zemmour è servito, tra le altre cose, a relativizzare il pericolo rappresentato da Le Pen proprio quando si sta avvicinando al potere come non mai. Entrambi rappresentano le due facce di un progetto politico ultra-autoritario, al servizio dei capitalisti, che mira a mettere in riga tutta la popolazione. Le Pen è un veleno perché, attraverso il razzismo, cerca di fomentare l’odio contro la popolazione immigrata e le persone di origine immigrata, e la divisione, mirando a sfruttarli ancor più e a distogliere l’attenzione dei lavoratori da coloro che sono i veri responsabili della crisi, della disoccupazione e della miseria.
Il risultato di Le Pen e la crisi politica che conferma il rifiuto dei partiti tradizionali di sinistra e di destra, ci mostrano l’urgenza di riprendere in mano il nostro destino, di mobilitarci. E non è di un “fronte repubblicano” guidato da Macron che abbiamo bisogno, ma di costruire un’ampia mobilitazione contro Le Pen, Zemmour e tutti i loro alleati. Qualunque sia il risultato del secondo turno, dobbiamo prepararci a difendere i nostri interessi e a lottare nelle aziende e nei quartieri, contro lo sfruttamento e ogni forma di oppressione. Il fine settimana del 16 e 17 aprile deve essere segnato da manifestazioni di massa in tutto il paese contro l’estrema destra e le politiche liberali e autoritarie che la alimentano. Una mobilitazione che deve iniziare domani nei quartieri popolari, nei luoghi di lavoro, tra i giovani, ovunque sia possibile.
Domenica 24 aprile molte persone vorranno bloccare il RN votando Macron. Condividiamo la volontà di rifiutare il pericolo mortale per ogni progresso sociale e per tutti i diritti che l’arrivo al potere di Marine Le Pen rappresenterebbe, soprattutto per le popolazioni immigrate e di origine immigrata o per le persone LGBT. La nostra idea sul voto è chiara: non un solo voto deve andare all’estrema destra. Tuttavia, non daremo l’indicazione di voto a favore di Macron, perché è un pompiere piromane le cui politiche sono una delle cause dell’ascesa del RN. Macron non è affatto un baluardo contro l’estrema destra, che è cresciuta durante il suo mandato quinquennale.
Per allontanare a lungo termine questo pericolo, non c’è altra soluzione che lottare contro l’estrema destra ma anche contro tutti coloro che, come Macron e tutti quelli che l’hanno preceduto, hanno realizzato o vogliono imporre misure antisociali. Questo richiede anche la ricostruzione di un progetto di emancipazione per le classi lavoratrici.
Pur con tutte le tendenze messe insieme, la sinistra rimane ad un livello molto basso, come nel 2017. I prossimi mesi saranno difficili, come già sappiamo, e più che mai abbiamo bisogno di unire il nostro settore sociale e le sue organizzazioni per affrontarli.
E questo settore sociale non è privo di risorse. Gli ultimi anni sono stati segnati dal movimento dei Gilets jaunes, dalla mobilitazione contro la riforma delle pensioni, da una moltitudine di scioperi di lavoratrici e lavoratori sparsi e dalle mobilitazioni di una parte della gioventù. Questi ultimi mesi sono stati segnati da lotte per i salari. Le capacità di resistenza del nostro settore sociale esistono e permettono di temerlo.
Ci rivolgiamo soprattutto a tutta la sinistra sociale e politica, ai sindacati, alle associazioni e ai collettivi ambientalisti, antirazzisti, femministi e LGBTI, oltre che alle forze politiche: dobbiamo incontrarci per discutere le iniziative possibili per cambiare la situazione.
La prima priorità è costruire un fronte comune e sostenibile contro l’estrema destra. Un fronte antifascista unito che articoli mobilitazioni di piazza e lotte di idee.
Dobbiamo anche organizzare la cooperazione e il coordinamento per trovare i mezzi di azione intorno a un programma comune di emergenza per le lotte. A cominciare dalla risposta unitaria contro l’offensiva annunciata da Macron sulla pensione a 65 anni, o dalla mobilitazione per i salari.
Infine, come abbiamo fatto durante questa campagna, vogliamo rivolgerci in particolare a tutti gli “orfani” e le “orfane” di una sinistra combattiva, a tutti gli anonimi, i/le militanti o simpatizzanti, organizzati o meno, a tutti coloro tra i quali la nostra campagna ha trovato un’eco, e ai dirigenti delle diverse forze politiche di sinistra. La “vecchia sinistra”, che ha gestito il capitalismo, è crollata, e noi non la piangeremo. Dobbiamo ricostruire una forza politica anticapitalista, antifascista, femminista, ambientalista, antimilitarista, anticolonialista e internazionalista per la trasformazione rivoluzionaria di questa società. Questo richiede un dibattito in tutto il movimento sociale, il movimento operaio, con tutte le correnti e le forze che aspirano a tale progetto. È necessario e urgente.
Nelle prossime settimane e mesi, dovremo scambiarci le idee, discutere, confrontarci, fare il punto della situazione e cercare di costruire insieme. Costruire mobilitazioni contro gli attacchi che stanno prendendo forma, ma anche un nuovo strumento politico: un partito per tutti gli sfruttati e gli oppressi. Non possiamo più aspettare.