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Quanto sta succedendo in Ucraina negli ultimi giorni deve spingerci ad approfondire le nostre riflessioni sulla guerra in corso e ad essere più precisi ed esigenti nelle rivendicazioni politiche.

Non vi son dubbi che sono due gli aspetti principali emersi nelle ultime due-tre settimane.

Il primo è la dimensione sempre più atroce e sanguinaria della guerra condotta dalla Russia. Ai bombardamenti che hanno annichilito buona parte delle abitazioni di diversi centri – Kiev compresa, distrutto una parte cospicua dell’apparato produttivo del paese, spinto verso l’esilio – interno e esterno – milioni di persone, si aggiunge ora la consapevolezza di una condotta criminale da parte dell’esercito russo.

I casi assimilabili a crimini di guerra cominciano a moltiplicarsi e gli indizi a sostegno di questa tesi ad accumularsi a tal punto che solo Putin e la sua propaganda, pronta a negare persino l’evidenza, possono continuare a farlo.

Il secondo aspetto è la consapevolezza che Putin ha la ferma determinazione a continuare questa guerra, perlomeno fino a quando, in un modo o nell’altro, non pensa di riuscire a concludere un accordo da poter presentare, all’interno del suo paese, come comunque una vittoria.

Questi due elementi devono spingerci con decisione ad essere esigenti nel modo in cui affrontiamo la discussione e, quel che più conta, nel lavoro di solidarietà con tutti quelli che si battono contro Putin in Ucraina e in Russia.

È certamente possibile ricostruire, spiegare, analizzare le responsabilità e le “colpe” della Nato e della politica imperialista che la sorregge. E non si può certo negare che questa politica abbia avuto un crescendo negli ultimi anni.

Detto questo, bisogna tornare al focus del discorso, esattamente l’opposto di quello che fanno coloro che, in un modo più o meno esplicito, indicano in questa politica sbagliata di Nato e Occidente la ragione di fondo della reazione di Putin.

L’aggressione all’Ucraina diventa così, in questa narrazione come si dice, la conseguenza, la reazione ad una politica aggressiva della Nato e dell’Occidente. Insomma, Putin, paziente fino in fondo, ci è stato tirato per i capelli in questa guerra all’Ucraina, quasi un atto – a questo punto praticamente legittimo e legittimato – di autodifesa.

Questa narrazione va respinta con forza poiché dimentica aspetti fondamentali, alcuni noti da tempo, altri emersi con chiarezza negli ultimi mesi.

Il primo di questi è la politica imperialista e sciovinista del regime di Putin. Come dimenticare quanto aggressiva sia stata e sia ancora la politica russa in tutta l’area che la circonda negli ultimi 20 anni? Basti ricordare cosa è successo in Cecenia, in Georgia, in Moldavia, in Bielorussia, in Kazakistan ancora di recente e, naturalmente, nei territori ucraini della Crimea e del Donbass.

In tutte queste occasioni la Russia di Putin è intervenuta militarmente a difesa dei propri interessi economici e strategici; situazioni caratterizzate da crisi politiche e sociali interne a questi paesi e nei quali la politica della Nato e dell’Occidente c’entrava assai poco direttamente.

No, questa politica è il frutto di una visione emersa in questi ultimi mesi, illustrata in diversi discorsi di Putin e di suoi consiglieri o ex-consiglieri. Una politica orientata chiaramente verso un progetto di ricostruzione imperiale, reinterpretando a proprio piacimento la storia a sostegno delle proprie tesi.

Una politica di potenza chiara, feroce, pronta a eliminare, sottomettere, rieducare per più generazioni i popoli che non vogliono piegarsi: lo ha esplicitato il recente testo pubblicato sull’agenzia ufficiale Ria Novosti del politologo Timofeï Sergueïtsev (La “giustificazione” del genocidio * MPS – Movimento per il socialismo (mps-ti.ch))

L’attacco scatenato da Putin ci sta portando indietro di decenni, aiutando la borghesia occidentale a rilanciare la propria politica di riarmo, rafforzando l’uso delle fonti tradizionali e inquinanti di energia, dando nuova linfa ad un’istituzione come la Nato che, giustamente, noi vorremmo tutti venisse sciolta.

Per questo non può esserci una soluzione che “accontenti” Putin, per questo dobbiamo portare tutta la nostra solidarietà alla resistenza ucraina, per questo dobbiamo esigere la fine dell’aggressione e il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina: senza se e senza ma!

Sono punti essenziali e dirimenti che vengono prima, assai prima, di altre discussioni (l’invio delle armi, le responsabilità della Nato, etc. etc.)

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