Il Ministero pubblico ha emanato tre decreti di accusa nei confronti del direttore generale, della direttrice sanitaria e dell’ex capo-cura della casa anziani di Sementina con l’accusa di ripetuta contravvenzione alla Legge sulla lotta contro le malattie trasmissibili, mentre è caduta quella di omicidio colposo. Gli imputati intendono opporsi al decreto e vale quindi la presunzione di innocenza, ma l’occasione ci permette già di trarre qualche considerazione di natura politica.
La prima è che nel comunicato il Municipio si affretta a informare che è caduta l’accusa più grave e che ritiene «del tutto prematuro trarre delle conclusioni». Sulla colpevolezza degli indagati, aggiungiamo, ché sulla bontà della posizioni dei dirigenti ci si esprime senza troppi patemi. Non una parola viene spesa a proposito delle famiglie che hanno perso un parente e che dopo due anni aspettano ancora di sapere cosa sia effettivamente accaduto.
La seconda, è che il Municipio sceglie di mantenere la linea adottata quando il MPS denunciava problemi e malfunzionamenti. Si tratta di una scelta politica e strategica poiché l’esecutivo ha sempre difeso i dirigenti indagati, rinunciando a sospenderli, assumendo le spese legali, sminuendo problemi e responsabilità, e spingendosi fino a contestare la decisione dell’Autorità indipendente di ricorso in materia radiotelevisiva che aveva difeso le due trasmissioni di Falò criticate dal Municipio. Se da un lato può essere comprensibile difendere i dipendenti, dall’altro non si deve dimenticare che un esecutivo è incaricato di vigilare al buon funzionamento dell’amministrazione. E quando questo funzionamento viene meno, o si sollevano ombre – per usare un eufemismo – dovrebbe prendere le misure adeguate, o perlomeno porsi nella condizione di poterle prendere. Insomma, una difesa politica decisamente poco felice e poco opportuna visto il delicato tema e il ruolo di un esecutivo.
Infine, ritengo inappropriato il commento rilasciato a La Regione dal sindaco Branda: «Sulle conclusioni del rapporto del medico cantonale, a questo punto, visto che si profilano queste opposizioni, sarà un tribunale a fare la disamina dei diversi punti sollevati. A noi pareva che le osservazioni e le prese di posizione fatte a suo tempo dai nostri collaboratori erano pertinenti e avevano dei contenuti solidi». Il documento su cui si fondano le accuse è il rapporto del medico cantonale contestato dalla Direzione del Settore anziani comunale e confermato a due riprese dall’ufficio del dottor Merlani. Ci chiediamo in che veste si esprime il sindaco quando definisce «pertinenti» e dai «contenuti solidi» le osservazioni: politico, ex procuratore o avvocato? Il Municipio ha sempre anche sostenuto che «la gestione e amministrazione delle strutture che accolgono ospiti anziani sono disciplinate da disposizioni cantonali e sottostanno in larga misura alla vigilanza cantonale»: quali sono quindi le valutazioni che gli permettono di esprimere giudizi sulle posizioni dei dirigenti? Queste osservazioni non sono state ritenute sufficienti a sovvertire quanto stabilito dall’ufficio del medico cantonale e non hanno convinto ovviamente nemmeno il Ministero pubblico. A fronte di decine di decessi, dolore e sofferenza e di tre condanne, ancorché non definitive, ci si sarebbe aspettati più accortezza e tatto da parte del sindaco e del Municipio. I grandi picchi della pandemia sembrano alle spalle, ma non sembra che ne siamo usciti migliori.
*giurista e militante MPS, articolo apparso sul quotidiano La Regione giovedì 5 maggio 2022