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Pubblichiamo il testo che ha accompagnato oggi l’azione svolta al castello di Bellinzona dal Collettivo io l’8 ogni giorno per esprimere la propria solidarietà con le proteste delle donne americane contro la decisione della Corte suprema relativa al diritto all’aborto. (Red)

Il collettivo iol’8 ogni giorno esprime la sua solidarietà con le donne americane che protestano contro la scellerata e inaccettabile decisione della Corte Suprema degli Stati Uniti del 24 giugno 2022 di ribaltare una sentenza storica – quella Roe v Wade – che già dal 1973 ancorava l’aborto alla Costituzione e garantiva il diritto alle donne americane di interrompere una gravidanza. Una decisione di questo tipo, nella storia statunitense, è senza precedenti, anche perché si sta parlando di un diritto garantito da 50 anni.

Questa sentenza, non riconoscendo l’aborto come un diritto federale, permette ai singoli Stati di vietare o limitare la possibilità di interrompere una gravidanza, con un impatto immediato sulla vita di decine di milioni di donne e sulla percezione che esse possono avere della loro libertà di autodeterminazione.

Vietare l’interruzione di gravidanza apre la strada a pratiche insicure e condanna milioni di donne a emigrare o a sopportare il peso di gravidanze indesiderate. Un peso che ricadrà inevitabilmente maggiormente sulle donne meno abbienti.

Con tale decisione, gli Stati Uniti sono il quarto Paese al mondo che, dal 1994, ha compiuto un passo indietro in relazione ai diritti riproduttivi delle donne e all’interruzione di gravidanza, insieme a Polonia, El Salvador e Nicaragua.

Siamo di fronte ad una nuova Restaurazione, una risposta conservatrice ai movimenti femministi che hanno avuto un nuovo slancio negli ultimi anni, come il #metoo o Niunamenos. Sembra proprio che la conflittualità politica e sociale abbia trovato un terreno di sfogo nel controllo del corpo, della libertà e della sessualità delle donne. La storia ci insegna che quando il patriarcato sente di essere minacciato, mette in atto strategie volte a ripristinare il dominio maschile sulle donne, agendo a vari livelli e in tutti i contesti, anche quelli che si definiscono per tradizione “paladini e garanti della democrazia”, come gli Stati Uniti d’America.

Il collettivo con l’azione dimostrativa di oggi vuole esprime una seria preoccupazione per il rischio che questa sentenza possa influenzare negativamente altri paesi e la sua piena solidarietà alle donne e ai movimenti femministi che in questi giorni si stanno mobilitando contro questa decisione e per riaffermare il diritto di scelta delle donne sul proprio corpo.

I diritti delle donne non sono negoziabili e vanno difesi con determinazione e con forza.