Durante il mese di maggio si è completata l’ennesima (s)vendita di appartamenti appartenenti alla Cassa Pensione (dei dipendenti) di Lugano (CPdL). L’ultima transazione concerne la vendita dello stabile in Via Beltramina e corrisponde all’estromissione di 117 appartamenti; cosa che porta la conta del totale degli appartamenti venduti a quasi 500 in 5 anni (!).
Nonostante il Consiglio Federale abbia indicato che le Casse Pensioni non sono obbligate a vendere il loro patrimonio immobiliare, le scelte fatte dal Direttore della CPdL e del Municipio parlano chiaro. L’intenzione è quella di ridurre il patrimonio immobiliare al minimo. Di per sé non sono scelte scandalose, sicuramente sono state seguite indicazioni esperte secondo le quali bisognava diversificare il patrimonio e minimizzare i rischi.
Ma a sorprendere, da un punto di vista politico, è il fatto che il Municipio e la politica comunale in generale si siano dimenticati e non siano interessati ad attuare una politica per alloggi a pigione moderata. Anzi, la politica dell’alloggio si è arrenata del tutto, e non solo negli ultimi tempi; a Lugano, in verità, forse non ha mai preso piede del tutto.
Gli stabili della CPdL, anche in Via Beltramina, hanno sicuramente offerto degli appartamenti leggermente sotto il valore di mercato, ma la loro presenza non ha avuto l’effetto desiderato sul resto del «parco» immobiliare. Gli affitti continuano a crescere anno dopo anno. La fine non è in vista e lo sfitto attuale apparentemente non mette a rischio i proprietari. Il Municipio di Lugano non pare nemmeno particolarmente interessato a tenere gli abitanti in città. Casualmente, per la prima volta dopo 5 anni, nel 2021 il numero degli abitanti di Lugano è cresciuto di poche unità. Dal 2015 al 2020 la popolazione è diminuita di più di 2000 abitanti. Evidentemente al Municipio e ai suoi partiti non interessa tenere in città la popolazione con reddito medio-basso, né sviluppare una politica con l’obiettivo di evitare un calo di popolazione. Difficile capire se il Municipio stia seguendo una logica di mercato liberista sulla popolazione, permettendo che la popolazione a basso reddito se ne vada, o se semplicemente abbia deciso di lasciare tutto al caso, finché possibile.
La politica inizierà forse ad interessarsi della qualità di vita nei quartieri e all’abitabilità delle sue case, solo quando se ne andranno anche i grossi contribuenti nei comuni limitrofi, o agirà leggermente prima? Probabilmente non è ritenuto del tutto necessario intervenire nella politica dell’alloggio e con la costruzione della parte residenziale del PSE sta diventando chiaro un’altra volta.
Si lascia che siano i privati a costruire un altro centinaio di appartamenti su suolo pubblico, e l’autorità politica si accontenta di qualche vaga minima promessa di costruire una piccola percentuale di appartamenti a pigione moderata e tutto fila liscio. Pare proprio che il Municipio abbia scelto e sostenga la politica della speculazione edilizia a scapito di una fetta importante della popolazione.
Piove sempre sul bagnato, e a Lugano forse anche un po’ di più!
*articolo apparso su Il Corriere del Ticino, martedì 20 giugno 2022