L’Ufficio delle pari opportunità e la FAFT (Federazione delle associazioni femminili ticinesi) hanno invitato le parlamentari del Gran Consiglio a partecipare al progetto “Helvetia chiama! Ticino” che ha come obiettivo quello promuovere le candidature femminili di tutti i partiti e quindi un maggiore equilibrio di genere nel legislativo cantonale in vista delle elezioni del 2023. Come deputate MPS abbiamo declinato l’invito illustrando la nostra posizione con la lettera che segue, indirizzata a Rachele Santoro, delegata per le pari opportunità del Canton Ticino.
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Gentile Rachele,
in questi ultimi anni ci siamo mobilitate in seno al movimento femminista per la parità salariale, contro le varie revisioni dell’AVS che chiedono l’aumento dell’età di pensionamento delle donne e contro la violenza di genere. Abbiamo spesso condotto queste battaglie senza il sostegno della maggioranza dei partiti e delle organizzazioni sindacali e femminili.
Abbiamo portato queste nostre rivendicazioni anche all’interno del parlamento consapevoli però che queste potevano avere successo solo se sostenute dai movimenti e dalle mobilitazioni delle donne all’esterno delle istituzioni.
Abbiamo promosso decine di mozione ed emendamenti che andavano nel senso di potenziare le risorse per l’ufficio delle pari opportunità del cantone, di introdurre un maggiore controllo della situazione delle donne nel mercato del lavoro o ancora di promuovere all’interno dell’amministrazione cantonale degli strumenti adeguati alla lotta alle molestie.
Tutte queste iniziative non sono mai state approvate dal Parlamento e purtroppo molte deputate si sono apertamente schierate contro le nostre proposte.
Anche sul tema della violenza di genere le cose non sono andate molto diversamente. Nel giugno del 2021, in occasione della discussione su due mozioni sul tema: “Affrontare con decisione la violenza contro le donne” e “Realizzare, finalmente, una politica seria e coordinata per combattere e prevenire la violenza di genere” le nostre proposte di rafforzare i sistemi di protezione e di ascolto per le donne sono state sostenute solamente da 5 deputate/i. Stessa sorte per l’emendamento proposto il 12 aprile 2022, in cui chiedevamo l’introduzione di un braccialetto elettronico per le vittime di violenza domestica che avrebbe permesso di meglio tutelarle. 7 sono state le deputate/i che hanno accettato la proposta di cui (e qui insistiamo) solamente 4 erano donne.
Ora crediamo che ognuno/a di noi abbia il diritto di dissentire sulle nostre proposte e abbiamo sempre pensato che qualsiasi posizione sia legittima e da rispettare.
Detto questo la nostra esperienza come deputate ci ha permesso di capire che non basta essere donne per sostenere e promuovere i diritti di quel 99% di donne che vive del proprio lavoro e che si trova in una situazione di discriminazione e subalternità nel nostro sistema sociale. Promuovere le donne in politica è sicuramente un atto condivisibile e importante, ma non garantisce che poi queste donne, una volta elette, difendano i diritti della maggioranza delle donne.
Abbiamo quindi riflettuto sull’opportunità di partecipare al vostro progetto Helvetia chiama! Ticino, ma viste le premesse fatte sopra non possiamo aderire alla vostra iniziativa.
Saremo sempre disponibili a condurre insieme campagne puntuali su temi specifici che ci possono vedere d’accordo, ma la battaglia femminista che portiamo avanti non si può ridurre a un sostegno acritico alle donne indipendentemente dalle posizioni che queste stesse donne poi difendono nei legislativi o negli esecutivi.
Non parteciperemo quindi alla riunione del 7 giugno e non aderiremo al vostro progetto.