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L’orribile uccisione di diciannove bambini e di due insegnanti di qualche giorno fa in una scuola elementare del Texas ha riportato sotto i riflettori della cronaca negli Stati uniti e un po’ in tutto il mondo la straordinaria diffusione in quel paese di armi da guerra.

Ma non si deve trascurare come quella strage metta in luce anche e per certi versi soprattutto lo sfacciato razzismo della polizia e degli apparati statali.

A Uvalde, una cittadina di meno di 16.000 persone, molto vicina al confine messicano, Salvador Rolando Ramos, pochi giorni dopo aver compiuto 18 anni ed aver così acquisito la possibilità legale di avere armi da guerra, ha comprato due fucili AR-15 e migliaia di munizioni, di cui poi ha pubblicato le foto su diversi siti web. Dopo altri 4 giorni (probabilmente utilizzati per prendere conoscenza del funzionamento delle armi), ha prima sparato alla nonna, a cui ha sottratto l’auto, e poi è entrato nella Robb Elementary School.

I bambini uccisi avevano tra i 7 i 10 anni, in gran parte latinoamericani; molti altri scolari sono stati feriti. La polizia si è rifiutata di agire, se non un’ora e mezza dopo, a strage compiuta, nonostante che la nonna del killer, colpita ma sopravvissuta, avesse tempestivamente allertato la polizia e nonostante le ripetute chiamate al 911 di insegnanti e studenti che ne imploravano l’intervento.

I politici repubblicani che egemonizzano le istituzioni del Texas hanno cercato prima di negare, poi di minimizzare le responsabilità della polizia.  

La “prudenza”, con cui la polizia texana è entrata in azione contro un killer solo che aveva già iniziato a uccidere, è evidentemente molto sospetta, essendo più che note la facilità e l’impudenza con cui gli agenti delle “forze dell’ordine” americane usano sparare su persone, il più delle volte di colore, spesso innocenti o al massimo responsabili di reati banali.

La polizia che accerchiava la scuola, ma senza intervenire, si è preoccupata di ammanettare una mamma che protestava e di far stendere a terra con la pistola taser un padre che minacciava di agire autonomamente vista l’inerzia degli agenti. Dato che la scuola assaltata è a pochi chilometri dal Messico, gli agenti erano perfino intenti ad individuare la presenza di latinos irregolari.

Ma la spiegazione di questo criminale comportamento della polizia texana è molto semplice. La scuola Robb Elementary è frequentata da figli di famiglie operaie, a basso reddito e di recente immigrazione latinoamericana.

I politici democratici puntano il dito sulla troppo facile possibilità di disporre di armi da guerra, i repubblicani accusano il fatto che ci siano pochi controlli sulla insanità mentale. Tutti ignorano la componente razzista di questo fenomeno.

I repubblicani in particolare difendono il “diritto” di ogni cittadino USA di portare armi anche da guerra, come “valore cristiano”. Il senatore repubblicano texano Ted Cruz, tre giorni dopo il massacro, ha avuto l’improntitudine di prendere la parola alla convention annuale della National Rifle Association of America (NRA) per affermare tra gli applausi che “l’unica cosa che ferma un cattivo ragazzo con una pistola è un bravo ragazzo con un’altra pistola”.

Contraddittoriamente con quel “valore cristiano”, però, la polizia, al momento dell’intervento di Donald Trump, ha impedito l’accesso alla platea della convention a tutti coloro che avevano con sé una qualsiasi arma da fuoco. E qual è stata la soluzione che Trump ha proposto? Secondo l’ex presidente, le scuole dovrebbero essere “blindate”, con un’unica entrata e con un agente di polizia armato.

E non solo. Nonostante il ripetersi di massacri di quel tipo, la Corte Suprema, con la sua ampia maggioranza di estrema destra (6 a 3), non appena risolta nel peggiore dei modi la questione del diritto di aborto, si appresta ad annullare le peraltro molto modeste limitazioni all’accesso alle armi negli Stati di New York e della California.

Il famoso “secondo emendamento” (“Essendo necessaria, per la sicurezza di uno Stato libero, una Milizia ben organizzata, non sarà violato il diritto del popolo di tenere e portare armi”), come tutte le norme ha molte possibili interpretazioni politicamente variabili. L’interpretazione corrente fino a qualche decennio fa era che il governo centrale aveva il potere primario di regolamentare le armi e non come un diritto individuale di portare qualsiasi tipo di arma. Nel passato, in particolare negli anni Sessanta, quando il movimento per il “Black Power” cresceva e minacciava il “White Power”, il possesso di armi era stato rigorosamente limitato, perfino con il sostegno dell’NRA, impaurito dall’ascesa del Black Panther Party e del radicalismo nero.

Ma, negli ultimi decenni, di fronte al progressivo prevalere della interpretazione “libertarian” e ultraliberista, i governi, compresi quelli democratici, non hanno intrapreso nessuna misura per arginare la crescita esponenziale del numero di armi. E men che meno lo ha fatto l’amministrazione Biden. Com’è stato ampiamente riportato dalla stampa, negli USA ci sono oltre 450 milioni di armi a fronte di 330 milioni di abitanti.

Nel corso dell’ultimo anno ci sono stati oltre 200 sparatorie del tipo di quella di Uvalde, di cui 24 in edifici scolastici, con la morte di decine di persone. Un interessante database del Washington Post ci illustra come, a partire dalla famosa sparatoria di Columbine (il 20 aprile 1999), almeno 310.000 scolari statunitensi di ogni ordine e grado di istruzione siano stati coinvolti in episodi sanguinosi del genere.

Peraltro, nonostante il secondo emendamento, un nero in possesso di armi viene immediatamente interpretato dagli agenti di polizia come un criminale, mentre un bianco armato viene considerato un cittadino che vuole legittimamente difendersi.

Salvador Ramos era un figlio della classe operaia messicano-americana. Aveva frequentato la scuola superiore pubblica, non aveva precedenti penali e lavorava part-time in un fast-food. Perché ha fatto quel che ha fatto? I politici reazionari hanno dato le motivazioni più strampalate: era un “immigrato illegale”, era un “transessuale” in cura ormonale…

Forse non sapremo mai perché, per quale spinta interiore ha deciso di uccidere ventuno persone.

La tragedia di Uvalde è, purtroppo, la più tragica prova della capacità degli USA di assimilare anche negli aspetti peggiori coloro che vogliono “diventare americani”. Salvador Ramos, nonostante la sua origine latina, nonostante i suprematisti bianchi che non vogliono l’assimilazione, era diventato parte degli Stati uniti, assumendone anche gli aspetti più patologici.

Salutiamo con solidarietà e sostegno le aspre denunce dei familiari degli alunni riguardo le responsabilità della polizia e delle istituzioni texane e nazionali, le ampie manifestazioni che hanno espresso tutto il loro disprezzo per la convention NRA. La mobilitazione sta coinvolgendo anche la classe lavoratrice: quattromila lavoratori della Salesforce di San Francisco hanno firmato una petizione per chiedere all’azienda di interrompere i legami con l’NRA.

*articolo apparso su www.rosarossaonline.it il 1° giugno 2022