Pubblichiamo la presa di posizione del Collettivo femminista “Io l’8 ogni giorno” che, dopo aver scritto una lettera aperta al Municipio di Lugano mettendo in discussione le scelte artistiche del LAC e chiesto l’annullamento del concerto di Fabri Fibra dello scorso 6 luglio, ha ricevuto una lettera intimidatoria dall’avvocata del rapper. (Red)
Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, non solo realizza canzoni sessiste, ma si accanisce anche contro un Collettivo femminista che non ha scopo di lucro e agisce volontariamente con un nobile fine, quello di lottare contro la discriminazione e la violenza sulle donne, problemi sociali che personaggi come lui banalizzano.
La legale del Fibra ci chiede di rimuovere dal nostro sito e dalle pagine social tutti i contenuti inerenti alla lettera aperta rivolta al Municipio di Lugano e alla direzione del LAC, perché con il nostro scritto avremmo “violato l’onore e la reputazione personale del signor Fabrizio Tarducci, nonché la sua reputazione artistica e professionale”, altrimenti costei “si vedrà costretta ad agire immediatamente in giudizio a tutela dei diritti del suo assistito e per il risarcimento dei danni”.
Il ruolo del Collettivo nella società civile
A difesa di Fabri e del concerto organizzato a Lugano, si è spesso evocata la libertà di espressione. Alla luce di ciò ci sembra dunque particolarmente paradossale che ora venga chiesto proprio a noi donne e femministe di stare zitte e di rimuovere i nostri scritti!
Vorremmo anzitutto ricordare che vi sono – secondo la Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) – due ambiti particolari in cui non sono praticamente ammesse restrizioni alla libertà d’espressione: quello del dibattito politico e quello dei temi di interesse generale.
La CEDU riconosce il ruolo di ‘sentinella’ delle organizzazioni – come il Collettivo Io l’8 ogni giorno – che si impegnano contro forme di discriminazione e che si esprimono in ambiti politicamente sensibili e nel contesto di dibattiti accesi.
La società dovrebbe essere molto grata al Collettivo che, con le sue azioni, ha voluto svolgere un ruolo di vigilanza su un tema fondamentale, cercando di rendere attento il pubblico e gli organizzatori della gravità dei testi delle canzoni e di come queste possano influenzare negativamente la costruzione di un immaginario sociale. Senza l’azione del Collettivo non ci sarebbe stata nessuna riflessione sull’adeguatezza di certi contenuti soprattutto per alcune fasce di età più sensibili, che comunque non sono tutelate in alcun modo da questo tipo di prodotti.
Vorremmo, inoltre, anche precisare come una forma di censura sia già stata in qualche modo attuata preventivamente da parte di diversi media che si sono occupati della nostra lettera aperta. Infatti, i versi delle canzoni di Fibra da noi incriminati non sono stati riportati da numerosi media, impedendo così di cogliere la reale gravità dei testi e di banalizzare le nostre ben precise critiche come delle generiche accuse di volgarità e sessismo.
Il ruolo delle istituzioni e degli enti pubblici
Il Collettivo Io l’8 ogni giorno, nella sua lettera aperta, ha contestato prima di tutto il fatto che fosse il LAC (un ente culturale sussidiato pubblicamente) con il sostegno della città di Lugano e dei media a organizzare il concerto.
È bene ricordare che l’articolo 261bis del Codice penale svizzero vieta esplicitamente i discorsi d’odio, offensivi e degradanti in base all’orientamento sessuale; inoltre, la Convenzione di Istanbul impegna le autorità, ma anche gli enti pubblici e privati e persino i media, a prevenire e contrastare ogni forma di sessismo e di cultura discriminante in base al genere. Per tali motivi, rapper come Fibra, non dovrebbero trovare nessun sostegno o promovimento pubblico in Svizzera. Infatti, se intendiamo per sessismo ogni tipo di discriminazione in base al genere e all’orientamento sessuale, non possiamo non considerare come sessisti i testi delle canzoni del rapper che abbiamo citato (letteralmente) nelle nostre prese di posizione.
È forse il caso di ribadire che il cantante è già stato condannato per ben due volte a causa dei testi delle sue canzoni. Non contento della condanna definitiva del 2016 per il reato di diffamazione aggravata per il brano “A me di te”, contenente versi omofobi nei confronti di un collega, Fibra ha ricantato dal vivo la canzone incriminata, proiettando sul maxischermo parti della sentenza durante un concerto. Esibizione di pura provocazione che gli è costata una seconda condanna il 7 febbraio 2022.
Quanto è femminista chiedere alle donne di tacere?
Nella lettera che abbiamo ricevuto dall’avvocata di Fibra, sono negate le critiche di sessismo, omofobia e incitazione alla violenza da noi formulate e addirittura ci si spinge a tratteggiare il ritratto di un rapper particolarmente attento e sensibile nei confronti dei diritti delle donne!
Siamo in un mondo al contrario! Se veramente il cantante è così ‘femminista’, perché – in tutti questi anni – non ha mai trovato il tempo per scusarsi per alcuni suoi versi che banalizzano la violenza sessuale, sessista ed omofoba, prendendone chiaramente le distanze?
La vicenda di questa lettera intimidatoria giuntaci da Fibra dimostra che costui non ha rimesso in discussione i testi delle sue canzoni.
Intimarci di stare zitte significa non capire nulla della gravità delle violenze sulle donne e rifiutarsi di riconoscere l’importanza di un serio dibattito di società su questo preoccupante fenomeno, sulle sue diverse concause e sugli strumenti per lottare con efficacia per prevenire e contrastare tutte le forme di violenze nei confronti delle donne e delle persone LGBTQI+.