Pubblichiamo una presa di posizione del Comitato contro la guerra in Ucraina e contro il riarmo sui recenti sviluppi della guerra in Ucraina. (Red)
Dopo i referendum farsa e la mobilitazione parziale in Russia, Putin sceglie ancora di intensificare questa guerra, portando altri drammi alla popolazione civile e infischiandosene di qualsiasi trattato internazionale volto a proteggere la popolazione civile in caso di guerra.
I bombardamenti su Zaporizhhia e Kiev di questi ultimi giorni dimostrano quanto sia irresponsabile la scelta di continuare questa guerra da parte del Cremlino. Nonostante l’opposizione in Russia, il fiasco enorme della mobilitazione parziale con le immagini di decine di migliaia di giovani russi che abbandonano il Paese, la situazione economica interna alla Russia sempre più precaria e la situazione sul terreno molto difficile per l’esercito russo, Putin è sempre più deciso a colpire indistintamente l’Ucraina e la sua popolazione in particolare. Apparentemente questi massacri di civili sono la risposta al sabotaggio del ponte di Kerch, strategicamente prezioso per Mosca perché unisce la Russia alla Crimea, ma rappresentano pure la dimostrazione di quanto sia disposto Putin a giocarsi in Ucraina e di come nelle guerre i civili rappresentano ormai obiettivi di grande importanza. Così come nelle zone occupate dai russi lo stupro di massa è stato usato per terrorizzare la popolazione e le donne in particolare, ora i bombardamenti sui centri abitati vogliono colpire il morale e la determinazione della popolazione in generale, cercando di indebolire la capacità di resistenza degli ucraini. Con ogni probabilità il risultato sarà esattamente il contrario.
Da parte nostra cercheremo di continuare il lavoro di solidarietà e continueremo a chiedere al governo svizzero un’applicazione molto più rigorosa delle sanzioni inflitte a Putin. In questi giorni è in corso a New York l’Assemblea generale dell’ONU e il presidente Cassis ha denunciato questi massacri di civili. La denuncia però non basta e la Svizzera, proprio sul terreno delle sanzioni, può fare molto di più. Negli scorsi giorni abbiamo sollevato il problema dello scandaloso commercio record di oro russo in Svizzera e poco si continua a sapere della famosa lista dei russi sanzionati e relativi beni congelati. Se davvero il Consiglio federale e la classe politica di questo Paese intendono portare soccorso e solidarietà alla popolazione ucraina, devono assolutamente interrompere tutte quelle attività economiche che rappresentano per Putin, di fatto, un sostegno finanziario alla sua guerra.
Oggi più che mai la soluzione a questa guerra può essere solo quella dell’interruzione dell’aggressione militare da parte della Russia e il suo ritiro incondizionato ai confini del 2014. Solo in questo modo potranno poi essere avviate trattative di pace che non siano, come vorrebbero alcuni, il semplice riconoscimento del diritto all’aggressione e all’annessione che Putin vorrebbe imporre e far ratificare dalla comunità internazionale.