Pubblichiamo un’interpellanza all’attenzione del Consiglio di stato: Manca sempre meno all’inizio dei campionati mondiali di calcio che si svolgeranno in Qatar. Dall’assegnazione del torneo ad oggi sono passati dieci anni durante i quali il paese qatariota ha costruito le infrastrutture necessarie ad ospitare le partite. Un business da sempre enorme quello dei mondiali di calcio, ma l’edizione 2022 sarà ricordata probabilmente più per le polemiche legate al sangue versato dallo sfruttamento fino alla morte di lavoratrici e lavoratori migranti per la costruzione degli impianti sportivi e per lo schiaffo all’ambiente e alle lotte contro il riscaldamento climatico.
La FIFA da anni porta avanti campagne e politiche per combattere razzismo e disuguaglianze di genere e la scelta di aggiudicare il torneo al paese qatariota è la prova lampante di quanto queste politiche siano di facciata e che a contare, in fin dei conti, sono sempre i soldi. Il Qatar è infatti da sempre conosciuto come uno dei paesi che più vìola i diritti delle persone LGBTQ+ e dei migranti, che discrimina ed esclude le donne dagli sport e dagli eventi sportivi, che permette e agevola, lo sfruttamento di lavoratrici e lavoratori migrati (spesso provenienti dall’Asia o dall’Africa centrale), ecc.
La contraddizione tra le iniziative e le politiche che la FIFA afferma di sostenere e applicare e l’aggiudicazione dei mondiali 2022 è lampante. Si calcola che nei cantieri per la costruzione degli stadi siano, morti dal 2010 al 2019, 15.021 lavoratrici e lavoratori di ogni età e occupazione (Amnesty International). Essi erano costretti a lavorare in condizioni climatiche estreme (con temperature che raggiungono e superano i 45° gradi) e con turni massacranti superiori alle 12 ore; spesso non pagati o sottopagati, vivevano in baraccopoli situate ai confini delle ricche città qatariote e non potevano lasciare il paese, né tantomeno cambiare lavoro, perché i padroni gli avevano sequestrato i passaporti. Tutto questo con il beneplacito della FIFA e del suo più alto dirigente: il presidente Gianni Infantino ha candidamente dichiarato che “Quando dai lavoro a qualcuno, anche in condizioni difficili, gli dai dignità e orgoglio”.
Merita di essere trattata anche la questione del riscaldamento climatico e della lotta per il clima. Il Qatar è infatti un paese noto per le alte temperature del suo clima, e difatti i campionati mondiali sono stati programmati nella stagione invernale e non in quella estiva. Secondo le informazioni pubblicate, sette stadi su otto sono dotati di un impianto di aria condizionata non solo sulle tribune ma anche in campo. Appare chiaro a chiunque l’assurdità di un tale sistema a fronte dell’ormai innegabile riscaldamento climatico, ma alla FIFA, malgrado pubblicamente si vanti di avere un programma volto a rendere il calcio resiliente al clima e mitigare il nostro impatto sul cambiamento climatico, nessuno sembra preoccuparsene.
La Costituzione ticinese protegge il diritto alla vita, stabilisce che la dignità umana è inviolabile e che la tortura e i trattamenti inumani o degradanti sono proibiti. Essa stabilisce anche che nessuno deve subire svantaggio per motivi di origine, razza, posizione sociale, convinzione religiosa, filosofica, politica o stato di salute e che, infine, donne e uomini sono uguali davanti alla legge. Il riscaldamento climatico è innegabile e si deve intervenire immediatamente. Diverse sono le iniziative e le prese di posizione di città, formazioni nazionali e realtà sportive popolari contro i mondiali in Qatar. La Danimarca, pur partecipando al torneo, ha deciso di oscurare il logo della nazionale e quello dello sponsor principale sulle magliette da gioco come segno di protesta e di rispetto per le migliaia di lavoratori morti. Parigi, Marsiglia, Bordeaux e altre 5 grandi città francesi boicotteranno a modo loro i mondiali di calcio di novembre e dicembre in Qatar, non installando schermi giganti e fan zone nelle strade e nelle pubbliche piazze, in segno di protesta contro le violazioni dei diritti umani e delle regole ambientali. Anche in Svizzera le città di Losanna e Neuchatel hanno annunciato che non si faranno promotrici dell’installazione di maxischermi o di fan-zone apposite, mentre a Ginevra è stata lanciata una petizione.
Per quanto riguarda il Ticino, solo a Chiasso per il momento è certo che sarà allestita una “fan-zone” in un capannone, mentre la città di Lugano ha annunciato che metterà a disposizione di chi si aggiudicherà il concorso un maxischermo al Centro esposizioni Conza.
Il Governo ticinese ed i comuni ticinesi (a cominciare dalle grandi città) non possono restare indifferenti alle sistematiche violazioni dei diritti delle persone sfruttate dal Qatar per l’organizzazione dei mondiali di calcio. Nello spirito della Costituzione è un nostro obbligo morale degli enti pubblici astenersi dall’organizzare qualsiasi iniziativa a favore dei campionati mondiali di calcio questo inverno, in particolare rinunciando all’istallazione di maxischermi nelle proprie piazze o in strutture pubbliche per seguire le partite del mondiale di calcio.
La vita e la dignità delle persone morte sui cantieri, delle persone sfruttate, maltrattate e sequestrate e il forte impatto climatico del torneo devono portarci a prendere posizione con decisione e spingerci verso boicottaggio di questi campionati mondiali.
Alla luce di queste considerazioni chiediamo al Consiglio di Stato cosa intende intraprendere per sensibilizzare ed anche invitare, fermo restando l’autonomia comunale, i comuni ticinesi ad astenersi dall’organizzare qualsiasi iniziativa a favore dei campionati mondali di calcio in Qatar.