Lugano ha presentato i risultati di un’analisi dalla quale emergerebbe una differenza salariale del 0,9% in favore delle donne. Quanto al divario effettivo, esso è del 15,2% che corrisponde a 1074 fr. in meno per le donne.
Questa cifra sarebbe per lo più riconducibile al fatto che gli uomini percepiscono indennità per il lavoro a turni. Come mai, ci chiediamo, le donne non riescono a svolgere attività a turni che permetterebe loro di recuperare questa differenza?
La città offre un buon servizio extrascolastico, ma è evidente che esso non sia sufficiente per permettere alle donne di svolgere lavori a turni. L’assenza di strutture che possano accudire le bambine e i bambini durante le ore serali, la notte, l’inizio della mattina e durante il weekend è probabilmente troppo penalizzante per le donne. Svantaggio al quale si aggiungono anche pregiudizi culturali che vogliono le donne sempre vicine al focolare e ai figli in quelle fasce orarie. Nessuno si chiede come le madri lavoratrici possano organizzarsi per svolgere, ad esempio, un turno notturno in ospedale o in una casa anziani, di soccorritrice dell’ambulanza o come poliziotta. Le donne che rendono questo tipo di servizio fondamentale per la società devono verosimilmente destreggiarsi fra parenti, babysitter, famiglie diurne e altri servizi privati.
L’analisi presentata non ci dà tuttavia indicazioni precise sulle percentuali lavorative, né sulla posizione che le donne occupano all’interno delle scale salariali. Non è dato sapere se le donne costituiscono ancora l’esercito dei salari bassi e quante siano quelle che sono più vicine alla cima.
Per poter diventare un datore di lavoro all’avanguardia per tutte le donne, Lugano dovrebbe monitorare il benessere generale delle lavoratrici sul posto di lavoro, aprire un servizio specializzato che possa accogliere le segnalazioni di molestie sul posto di lavoro, di mobbing, di altri problemi sul lavoro e delle malattie riconducibili al lavoro.
Dopo la votazione che ha deciso di innalzare l’età pensionabile delle donne di un anno, il Comune di Lugano si sta interessando a quante donne possano effettivamente beneficiare di un prepensionamento o generalmente, di una pensione dignitosa? Mantiene in servizio anche donne vicine alla pensione? Cerca delle attività alternative adeguate per le donne vicine alla pensione che fanno attività ritenute (anche se non riconosciute) logoranti?
Il Comune di Lugano sta pensando di estendere il congedo maternità? Sta cercando di abbassare il tempo di lavoro delle dipendenti e dei dipendenti o almeno delle lavoratrici e dei lavoratori con bambini e con anziani non autosufficienti a carico (secondo il modello vodese)?
Il Comune di Lugano sta pensando di ripristinare l’indennità di economia domestica per i redditi bassi con figli fino ai 15 anni?
Tante domande alle quali l’analisi presentata non dà risposte, ma che ha permesso al Municipio di Lugano una bella azione mediatica di “pinkwashing”. Le dipendenti del Comune di Lugano si sentono veramente così fortunate?
*articolo apparso sul Corriere del Ticino di mercoledì 12 ottobre 2022