Gli ultimi segnali provenienti di Lugano, oltre che essere preoccupanti, impongono alcune riflessioni su quella che sembra essere una parabola sociale discendente senza apparente capacità (e volontà) di modificarla.
Quando il futuro è già presente…
La politica luganese non è stata neppure in grado recepire l’essenza del recente studio Monitoraggio della crisi socioeconomica a livello regionale elaborato dal Servizio di Statistica Urbana della città. Questo bel mondo si è affrettato a dire che si tratta di proiezioni, di ipotesi tutte confermare. Eppure lo studio è facilmente intellegibile. Quanto descrive è già realtà, non uno scenario futuro da dibattere. L’unico aspetto che il futuro prossimo dovrà chiarire è l’effettivo livello che raggiungerà la crisi socioeconomica, sotto forma di diminuzione del reddito disponibile delle famiglie. Questo perché la maggior parte dei fattori elencati (aumenti dei prezzi e dei costi fissi) alla base delle sue conclusioni dello studio sono già oggi operativi: l’aumento dei costi di cassa malati attorno al 9,2%, il rincaro 2022 fissato al 3%, l’aumento dei prezzi dell’energia elettrica (attorno al 33%), del gas (attorno al 40%) e dell’acqua, tassi ipotecari fissi a 10 anni passati dall’1 al 3%, l’aumento del costo del denaro, ecc. Non evochiamo neppure la recessione che sembra profilarsi a livello internazionale e che toccherà anche la Svizzera, con più veemenza ancora su una struttura economica fragile come quella del cantone Ticino. Quanto richiamato più sopra è già in “essere” e la crisi socioeconomica a Lugano (ma non solo) sta già maturando a ritmi rapidi. L’attendismo dei partiti politici luganesi nasconde semplicemente un’incapacità e una mancanza di volontà di reagire immediatamente a una crisi che sta già colpendo diverse migliaia di cittadini, lasciando che l’infezione diventi purulenta.
Popolazione all’ultimo posto nelle priorità dei partiti del governo cittadino… ma al primo per sostenere gli sgravi alle imprese e finanziare progetti faraonici
La miglior dimostrazione di quanto andiamo dicendo è la caparbia volontà politica del Municipio di Lugano nell’approfondire la crisi socioeconomica in stato di avanzamento. Due esempi. La politica dei prezzi di certi beni di prima necessità come l’acqua, l’energia elettrica e il gas. Non entriamo in materia sulle cause, il dibattito sarebbe fondamentale ma troppo lungo. La questione centrale risiede nel fatto che il Municipio e il Consiglio comuna di Lugano hanno lasciato totale libertà alla società controllata, le AIL SA, di scaricare completamente la cattiva gestione sul mercato liberalizzato dell’energia elettrica sulle spalle dei cittadini e delle cittadine, imponendo degli aumenti di prezzo fra i più elevati della Svizzera. Le risorse finanziarie delle AIL SA (accantonamenti a breve e a lungo termine) avrebbero senz’altro permesso di sostenere, per almeno il 2023, un blocco degli aumenti tariffali decisi. Ma questa società è una fonte importanti di introiti per la città di Lugano (9,2 milioni di franchi all’anno negli ultimi 7 anni), perciò la sua capacità di realizzare profitti deve essere preservata, anche se questo obiettivo sarà finanziato da un’utenza sempre più in difficoltà.
L’altro esempio rinvia alla politica fiscale, presente e futura, adottata dalle autorità di Lugano. In un contesto di diminuzione del gettito fiscale, la città ha più o meno pubblicamente annunciato un aumento di 3 punti del moltiplicatore d’imposta comunale a partire dal 2024. Questo fattore non è stato integrato nello studio sulla crisi socioeconomica, ciò che peggiorerà ulteriormente il reddito disponibile delle famiglie luganesi. E non è finita. Un’altra certezza fiscale è rappresentata del costo del progetto speculativo immobiliare del Polo Sportivo e degli Eventi, un’operazione che comporterà un servizio del debito pesantissimo diametralmente opposto alla sua utilità sociale che ricadrà sulle spalle della cittadinanza luganese. Il costo finale (speriamo) di 344 milioni di franchi si tradurrà in aumento di 6 punti del moltiplicatore d’imposta comunale a fine opera. Inoltre, le autorità politiche luganesi hanno previsto la realizzazione di diversi altri progetti milionari sul corto e medio termine. Tra investimenti arretrati ma già votati e quelli già pianificati a preventivo, la città di Lugano dovrà assumere il peso di 859 milioni di franchi supplementari nei prossimi anni . E così sono garantiti altri aumenti del moltiplicatore d’imposta delle persone fisiche. Alla cassa passerà solo questo tipo di contribuenti. Infatti il Municipio di Lugano ha già deciso un nuovo piano di sgravi per le imprese: «fra due anni il moltiplicatore per le persone giuridiche (…) salirà all’85%, con le aziende che beneficeranno però di uno sconto sulla tassazione dei loro utili, con la relativa aliquota che scenderà dall’8% al 5,5%. In soldoni, ciò significa che Lugano subirà una riduzione del gettito di circa 19 milioni di franchi».
In conclusione, il monitoraggio del Servizio di Statistica Urbana ha dimenticato un altro fattore addizionale decisivo nella crisi socioeconomica in atto e nel suo aggravamento futuro: l’azione delle autorità politiche luganesi che hanno fatto una scelta chiara di favorire imprese e grandi gruppi speculativi, a detrimento della condizione presente e futura di migliaia di cittadine e cittadini costretti ad arrancare sostenendosi all’esclusiva vendita dalla propria forza lavoro.