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Le analogie impressionanti con l’assalto a Capitol Hill dei sostenitori di Trump. Il ruolo di polizia ed esercito. L’urgenza di una mobilitazione per fermare i seguaci di Bolsonaro.

A due anni e due giorni dall’azione a Capitol Hill da parte dei sostenitori di Donald Trump, qualche migliaio di sostenitori di Jair Bolsonaro, l’ex presidente appena decaduto una settimana fa, hanno preso d’assalto i palazzi dei tre poteri (legislativo, giudiziario ed esecuivo) del Brasile che, in base al progetto dei grandi architetti brasiliani Lúcio Costa e Oscar Niemeyer, si concentrano appunto nella Praça dos Tres Poderes: il Parlamento, la Corte Suprema e lo stesso palazzo del Planalto, sede della presidenza della Repubblica.

Si è trattato di un vero e proprio tentativo di golpe dell’ultradestra che ha gettato nel caos la capitale Brasilia e tutto il paese per alcune ore, prima che il nuovo presidente Lula decretasse l’intervento delle forze dell’ordine federali nel distretto della capitale e che queste riprendessero il controllo dei tre palazzi.

Le immagini dell’accaduto, i video girati dagli stessi golpisti testimoniano, senza ombra di dubbio, ancor più di quanto fosse accaduto due anni fa a Washington, la connivenza e in qualche caso anche la fraternizzazione della polizia del distretto della capitale con i bolsonaristi.

La polizia ha amabilmente scortato le migliaia di bolsonaristi arrivati a Brasilia in pullman da tutto il paese fino alla piazza dei tre poteri. Poi i cordoni di polizia, schierati attorno ai palazzi governativi non hanno fatto nulla per impedire ai golpisti di salire sulla rampa del palazzo del Congresso, di occuparne il tetto e di penetrare all’interno, di saccheggiarlo, così come hanno fatto con l’edificio del Planalto, sede del presidente e del governo, fin dentro l’ufficio del presidente Lula, e in quello della Corte Suprema.

Risulta dunque evidente la complicità con il tentativo golpista del Segretario per la Pubblica sicurezza del Distretto Federale, Anderson Torres, e dell’intero governo del territorio della capitale Brasilia, presieduto dal bolsonarista Ibaneis Rocha. Tanto che il giudice della Corte Suprema federale, Alexandre de Moraes, ha ordinato la sospensione del governatore di Brasilia Ibaneis Rocha e di tutto il suo governo per un periodo di 90 giorni. L’Avvocatura generale federale ha anche chiesto l’ “arresto immediato” di Anderson Torres. Peraltro già un mese fa Brasilia era stata teatro di una dimostrazione di forza dei bolsonaristi con la copertura delle “forze dell’ordine”.

Anche Bolsonaro, che dal 30 dicembre risiede in Florida, negli USA, nella casa messagli a disposizione da un noto campione di arti marziali, proprio allo scopo di non incontrarsi neanche per un attimo con il suo successore (di cui non ha mai voluto riconoscere la vittoria elettorale), ha preso le distanze dall’accaduto, definendo “illegali” e “simili a quelli praticati dalla sinistra nel 2013 e nel 2017” il saccheggi e le violenze dei suoi sostenitori e ha respinto le accuse di chi lo ha indicato come complice della sommossa. Ha dichiarato: “Durante tutto il mio mandato sono sempre stato nel perimetro della Costituzione, rispettando e difendendo le leggi, la democrazia, la trasparenza e la nostra sacra libertà”.

Nonostante questo alcuni parlamentari della sinistra democratica statunitense, tra i quali Alexandria Ocasio-Cortez e Bernie Sanders, hanno chiesto al governo di Washington di non concedere asilo a Bolsonaro e di dichiararlo persona non grata. Anche il segretario di stato Antony Blinken ha condannato i golpisti e ha espresso sostegno al governo Lula.

Lula, che era in visita nello stato di Sao Paulo in alcune aree alluvionate, è immediatamente rientrato a Brasilia e ha visitato i palazzi del potere presi di mira. “I golpisti che hanno promosso la distruzione della proprietà pubblica a Brasilia sono stati identificati e saranno puniti”, ha dichiarato.

L’intervento della polizia federale, che ha dovuto sostituire nella gestione della piazza quella del Distretto di Brasilia, è dovuto essere molto pesante per disperdere i manifestanti e riprendere il controllo della situazione, con proiettili di gomma e candelotti stordenti sparati dagli elicotteri.
Ma la sconfitta dell’assalto non annulla il pericolo golpista. L’azione della polizia federale messa in atto da Lula non sarà sufficiente a garantire la sicurezza della transizione politica iniziata con l’insediamento di Lula il 1° di gennaio. Occorre che tutte le forze politiche che si dichiarano impegnate nella difesa della democrazia rispondano con rapidità e fermezza alla grave minaccia golpista. E il governo Lula, attuale bersaglio dell’azione fascista, deve assecondare e sostenere una decisa risposta politica nazionale in difesa della democrazia.

E non basta l’attività delle istituzioni. È necessario che i movimenti sociali, i partiti di sinistra, i sindacati e i movimenti dei neri, femministi, LGBT, indigeni e studenteschi facciano appello, in modo unitario, ad un’azione nazionale nelle piazze di tutto il paese in difesa della democrazia e per l’incarcerazione dei golpisti.

Fascismo e bolsonarismo, sconfitti nelle urne, devono ora essere sconfitti dalla lotta popolare.

Qui il comunicato del PSoL (Partido do Socialismo e da Liberdade) su quanto accaduto.

*Sinistra Anticapitalista

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